Se un centesimo vi sembra poco
Cosa succederebbe se ognuno di noi devolvesse 1 centesimo di euro ogni metro cubo – ossia mille litri – d'acqua consumato alla cooperazione internazionale? Per rispondere basta andare in provincia di Gorizia, dove dal 2006, grazie a una legge regionale dell'anno precedente, questa somma viene destinata a interventi mirati a raggiungere e mantenere l'autosufficienza nei territori con carenza d'acqua. «Abbiamo stipulato un contratto con l'ente gestore – spiega Enrico Gherghetta, presidente della provincia – in cui è stato inserito questo principio: ogni anno sono stati così trasferiti direttamente a questo scopo dai 140 ai 150 mila euro». Il denaro va a sostenere progetti condivisi tra provincia e diverse ong, che mettono materialmente in atto questi interventi: «In questo modo – prosegue Gherghetta – è possibile mantenere una buona efficienza senza avere grosse spese di gestione, che infatti non superano il 3 per cento: il resto va interamente a finanziare la cooperazione. Inoltre, tutto è meticolosamente rendicontato».
Il 70 per cento di queste risorse è investito in Burkina Faso, dove è partito un progetto di costruzione di pozzi e corsi di formazione per comitati di gestione delle risorse idriche: «La cosa deve funzionare anche quando noi ce ne andiamo – osserva il presidente –, per questo stiamo puntando in primo luogo sulla popolazione locale».
Ma non serve poi andare così lontano: da Gorizia è possibile raggiungere in poche ore d'auto la cittadina bosniaca di Bratunac, dove con 20 mila euro sono state costruite le infrastrutture idriche necessarie al funzionamento di un laboratorio di marmellate biologiche. «Vi lavorano donne cristiane e musulmane insieme – spiega Gherghetta –: in un luogo in cui il 60 per cento di loro sono vedove di guerra, anche questo è un passo importante verso la riconciliazione. E poi, essendo vicino, per noi è possibile recarci fisicamente sul posto».
Circa 5 mila euro sono poi stati destinati a Mostar per migliorare la governance del territorio e l'educazione al corretto uso dell'acqua nelle scuole, mentre in Argentina 200 mila euro – di cui 50 mila dai fondi ricavati dalle bollette dell'acqua e 150 mila dalla provincia – hanno permesso di elaborare un piano di irrigazione in una zona arida.
Se detto così sembrerebbe che il tutto debba costare una fortuna ai goriziani, ma Gherghetta smentisce: «A conti fatti, si tratta di circa un euro e mezzo a testa: non c'è mai stata alcuna polemica da parte dei cittadini».
Proprio perché il coinvolgimento della popolazione è parte essenziale di questo modello, ogni anno la provincia organizza una mostra fotografica in cui vengono mostrati i risultati ottenuti: «Conta più questo che altro per rendere la cittadinanza davvero partecipe. Se è necessario ripensare le modalità della cooperazione internazionale, questo è ciò che noi proponiamo».