Se sei così ti dico sì

Il mondo dello spettacolo all'italiana nel nuovo film di Eugenio Cappuccio in questi giorni al cinema
se sei così ti dico sì

Può un ex cantante degli anni Ottanta, che ha venduto migliaia di copie con un solo disco estivo e poi è finito nel nulla, ritornare sulla cresta dell’onda? Insomma, nella vita, si può ricominciare, come persone e, indirettamente, come società?

 

Lo racconta Eugenio Cappuccio nel suo ultimo film dove un brillante Emilio Solfrizzi è Pietro Cicala, appunto ex cantante pugliese che vive modestamente nel paesello, lavora nel ristorante dell’ex moglie, incattivita con lui (Iaia Forte) che ha un suo slogan: « Non ti perdonano i successi, figurati gli insuccessi ». Una delle battute al vetriolo con cui il regista condisce un film giocoso, amarognolo a volte, dal ritmo vivo di una miriade di piccoli uomini che si credono grandi – i manager dello spettacolo, la corte della star del momento – e di uomini che gli altri credono piccoli e invece sono grandi, come lui, Pietro Cicala e il ragazzo del ristorante con i suoi sogni.

Pietro viene ricercato da un agente televisivo per una rentrée presentata da Paolo Conti. Non vorrebbe, ma alla fine cede. Destino vuole che lui, sbigottito e incerto, si incontri con Talita Cortès (Belèn Rodriguez) la star super pagata e  ottima agente di se stessa. Pietro, dopo aver cantato in tivù il suo successo di un tempo, finisce nella stanza con Talita, e da lì si lascia coinvolgere in un viaggio texano con la diva che lo confonde e allo stesso tempo lo risveglia. Lentamente prende coscienza di sé, di chi è e torna a casa potendo, almeno per un giorno, ricominciare a vivere…

 

Cappuccio procede con sveltezza e non sbaglia un colpo nel delineare i personaggi, grandi e piccoli, di un mondo dove tutti recitano o vivono di sogni più o meno infranti. La coscienza della precarietà di tutto brucia le vite delle star e del popolo mediatico – che viene tratteggiato con giocondità irridente e mordace  – ma anche popola i sogni della provincia, dove possono allignare tristezza e voglia di rivalsa.

Questa è una certa Italia, pare dire il regista, agitata o depressa, dove però vive gente che dalla sconfitta può ricavare una nuova carica, perché la vita offre sempre una seconda possibilità, se uno lo sa vedere.

Attori diretti molto bene (anche Belèn), musica giusta di Francesco Cerasi e poi il tormentone “Amami di più” cantato da un Solfrizzi in forma che,alla fin fine, dice la cosa giusta: forse la vita va amata di più…

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