Se petardi e fuochi d’artificio spaventano i nostri animali
Natale e Capodanno sono alle porte e con essi anche alcune tradizioni talora poco gradite, soprattutto se parliamo di animali: si tratta dei festeggiamenti con petardi e fuochi d’artificio.
Questi ultimi, infatti, se per l’uomo sono un modo per salutare l’arrivo di un nuovo anno, per la maggior parte dei nostri amici a quattro zampe sono un incubo, perché li terrorizzano causando veri e propri attacchi di panico. Gli animali, difatti, avendo una diversa percezione sia dei rumori sia degli odori, sono particolarmente sensibilizzati da quest’esperienza che spesso, associandosi a caratteristiche quali l’imprevedibilità dell’evento, la forte intensità dello stimolo e la sua irregolarità d’insorgenza e l’impossibilità di fuga, diventa un’esperienza negativa. Una volta memorizzata, poi, viene vissuta allo stesso modo, e cioè in maniera negativa, ogni volta che si ripropone.
Cosa fare, dunque, per aiutare i nostri amici? Prima di tutto se i nostri animali sono dei cuccioli è bene abituarli da subito ad ogni sorta di rumori, anche a quelli più forti e improvvisi, cercando di prepararsi all’esperienza dei botti di Natale. Ovviamente è opportuno iniziare con rumori lontani e non troppo forti ed è importante associare il rumore a qualcosa di piacevole: un bocconcino, una carezza, un bravo (il classico rinforzo positivo). In tal modo un’esperienza in assoluto spiacevole verrà collegata, anche in futuro, a uno stimolo piacevole.
La radice del problema, infatti, anche in cani ormai adulti, sembra esserci una mancata o insufficiente abituazione del cucciolo ai rumori – un processo che permette all’animale di abituarsi gradualmente a uno stimolo non proprio della specie fino ad arrivare a ignorarlo completamente – e, ancor prima di questa, un cattivo atteggiamento della madre con i cuccioli. La madre, infatti, ha un ruolo fondamentale nel trasmettere ansia e paura al suo piccolo, soprattutto se ha problemi comportamentali, perché interagisce con i suoi cuccioli in maniera errata. Secondo Patrick Pageat, un famoso comportamentalista francese, pur non essendoci alcuna predisposizione genetica ad ansia e paura, si può parlare di una trasmissione congenita che avverrebbe attraverso il passaggio dell'atteggiamento della madre ai cuccioli.
Altro discorso, invece, va fatto per i cuccioli che vengono regalati a Natale e che quindi sono portati a casa in prossimità dei festeggiamenti di Capodanno. Si tratta di animali che all’improvviso si ritrovano a vivere un’esperienza esageratamente “rumorosa”, in una fase della loro vita particolarmente delicata, perché corrispondente al “periodo della paura”. Per questi animali l’esperienza dei botti potrebbe rivelarsi particolarmente negativa, perché potrebbe non esserci il tempo di abituarli gradualmente ai rumori, e potrebbe segnare l’animale per la vita, anche con reazioni sproporzionate dettate da sentimenti di disorientamento, paura, terrore, angoscia e, nei casi più gravi, anche da disperazione.
Per l’animale adulto non abituato ai rumori i botti sono causa di ansia perché, non capendo cosa sta succedendo e da dove arrivano i rumori, non riesce a indirizzare la fuga per allontanarsi dalla fonte sonora negativa. Ne scaturiscono un grave stato di disorientamento e reazioni, le più disparate, dettate e dal carattere e dalle esperienze di ciascun animale: fuga, urinazione o defecazione incontrollate, abbai continui, ululati o guaiti.
Gli animali in fuga possono scontrarsi con porte, barriere e recinzioni e, nel tentativo di abbatterle o distruggerle, ferirsi, mentre la mancata individuazione della direzione da seguire per allontanarsi dallo stimolo negativo, avvertito come pericolo, può indurli a ruotare vorticosamente su se stessi. Per scaricare, in modo incontrollato, la tensione possono mordere oggetti, animali o persone vicine. L’ansia e la paura possono, inoltre, indurre l’animale a nascondersi in posti angusti, cercare morbosamente la protezione del padrone o viceversa non riconoscerlo.
Cosa fare, quindi, per aiutare il nostro animale a superare lo stato d’ansia da botti? Sarebbe cosa molto opportuna considerare il problema non come qualcosa di occasionale, ma piuttosto come un fatto educativo che rientra in un programma di socializzazione più ampio e quindi rivolgersi per tempo a un comportamentalista per iniziare un processo graduale di desensibilizzazione esponendo l’animale, quando si trova in uno stato di rilassamento emozionale, a stimoli sonori di intensità progressivamente aumentata.
Detto ciò, se possibile, sarebbe ottimale allontanare gli animali dai luoghi in cui sappiamo saranno esplosi i petardi, soprattutto se vivono fuori. In questo caso è consigliabile tenerli comunque in casa o in luogo protetto e rassicurante, reso più familiare dalle proprie cose (ciotole, cuccia, giochi) e da qualcosa da mordicchiare. Vanno sicuramente liberati dalle catene, con le quali potrebbero ferirsi gravemente qualora l’animale, in preda alla paura, tenti a oltranza la fuga. Bisogna verificare l’integrità delle recinzioni e l’assenza di tutto ciò che può causare ferite in un animale in fuga.
È bene, poi, non lasciarli soli, ma mostrarsi sereni, sicuri e allegri e distrarli con giochi ed esercizi, quelli maggiormente preferiti, e con bocconcini e premi, soprattutto se non vanno in ansia. Dobbiamo intrattenerci con loro giocando e divertendoci, trasmettendo, quindi, solo emozioni positive e non ansia che, invece, potrebbe amplificare le loro paure. Per attutire i rumori provenienti dall’esterno può essere d’aiuto chiudere le finestre ed abbassare le persiane o alzare un po’ il volume della televisione o della radio. Lasciamo che l’animale si rifugi dove preferisce e non costringiamolo a lasciare tale luogo a meno che non decida lui stesso di allontanarsene. Se, invece, si accanisce contro oggetti o comincia ad abbaiare, ululare o guaire distraiamolo con un battito delle mani e quindi con un gioco da lui preferito.
Se, invece, dobbiamo lasciare l’animale da solo in casa teniamo le porte interne aperte lasciando a disposizione almeno due stanze con i luoghi scelti per rifugiarsi facilmente accessibili. Anche cuccia, ciotole e giochi devono essere a disposizione. Diamogli qualcosa da mordicchiare, oscuriamo le finestre ed eventualmente accendiamo la radio. Infine liberiamo la casa dai possibili pericoli.
Cosa non fare. Ovviamente sarebbe opportuno limitare le uscite, soprattutto poco prima del “coprifuoco”, e comunque tenere l’animale rigorosamente al guinzaglio per evitare fughe improvvise.
Non chiamare il nostro veterinario di fiducia all’ultimo minuto per chiedere consiglio sul tranquillante più idoneo da somministrare al nostro amico, ma soprattutto evitiamo il “fai da te” con i suddetti farmaci.
Non bisogna coccolare o tenere stretto a sé l’animale, perché con tale atteggiamento andremo solo a rafforzare il suo comportamento ansioso. Così come non dobbiamo controllarlo di continuo altrimenti si sentirà al centro dell’attenzione. Bisogna evitare di eccitare gli animali rincorrendoli, così come è il caso di evitare gli agguati o di toccarli all’improvviso.
Per i gatti valgono le stesse regole, poiché si spaventano anche più dei cani.
A cura della dott.ssa Letizia D'Avino, Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli