Se mamma e papà non pagano la retta
A Cesate, nel milanese, il Comune ha deciso di servire un pasto ridotto nella mensa scolastica ai figli delle famiglie insolventi
Un pasto alternativo a spese del Comune, anziché offerto dall’azienda che gestisce l’appalto della mensa scolastica. Sul vassoio c’era un panino con formaggio e un succo di frutta. Questo a una trentina di bambini, mentre agli altri è stato servito il pasto completo.
Tutto questo succede a Cesate, comune di 14mila abitanti nella immediata periferia di Milano. L’istituto comprensivo ha quattro plessi – due per la scuola primaria, uno per la materna e uno per la media -, per un totale di 800 alunni. Qui da un anno esiste il “problema rette” per la mensa: trecento famiglie non la pagano, con un buco di 70mila euro nel bilancio comunale. Il sindaco di Cesate racconta che nei mesi passati sono stati inviati numerosi solleciti e recuperato gran parte dei crediti, salvo quelli di una trentina famiglie, la maggior parte italiane. Con le quali si è deciso di adottare la linea dura, servendo ai bambini il pasto “ridotto”.
Per Sonia Coloru, insegnante e consigliera comunale, è «un atto discriminatorio», tanto che ha subito presentato un’interrogazione al Consiglio comunale che sarà discussa questa settimana. «Il primo giorno di tempo pieno – riferisce – ci siamo accorte che ad alcuni bimbi veniva servito un vassoio con un panino invece del pasto completo. Abbiamo chiesto il perché e ci hanno spiegato che si trattava del menù previsto per i figli di chi non aveva pagato la retta». L’azienda aveva deciso di rinunciare all’appalto, spiega sindaco Della Rovere, e così è intervenuto il Comune. Sul fatto che siano famiglie che non possono permettersi la retta il sindaco precisa: «Quelle famiglie insolventi hanno scelto deliberatamente di non pagare nonostante i solleciti e la nostra disponibilità a dilazionare gli arretrati. Non si tratta di genitori poveri: la maggior parte è inserita nella fascia di reddito più alta. Bisogna prendere provvedimenti anche a fronte di chi, sebbene in condizioni più difficili, è sempre stato puntuale». Un atto duro ma necessario, secondo l’amministrazione.
Intanto la polemica continua: «In questo modo — attacca Coloru — si usano i bambini per fare pressioni sui genitori. E li si discrimina: giovedì e venerdì noi maestre abbiamo ceduto ai bambini i nostri vassoi. Erano umiliati, non potevamo far finta di nulla».