Se l’Alzheimer entra in famiglia
In occasione della XX Giornata mondiale dell’Alzheimer, la malattia neurovegetativa che affligge sempre più persone anche in Italia, pubblichiamo un'esperienza apparsa sulla rivista Città Nuova dal titolo "La crisi spinge a cambiare"
Antonella di San Severo (Fg) ha una zia malata di Alzheimer di cui si occupa quotidianamente. Standole vicino sperimenta la fatica, la solitudine, la paura, l’assenza delle istituzioni. È così che le viene un’idea: affrontare insieme, in maniera originale, la situazione che vivono gli ammalati e le loro famiglie. Ne parla con il medico geriatra che cura la zia e dal confronto trilaterale paziente-medico-famiglia nasce la volontà di dar vita a un’associazione che sia in grado di dare una risposta a una vicenda che interessa molte persone.
«L’abbiamo chiamata “Umanità Nuova ‑ La casa dei sogni”. In effetti – racconta – c’è bisogno di sognare, ma se si sogna da soli è facile che il sogno rimanga tale; se a sognare si è in tanti, allora può diventare realtà». E tanti sono quelli che aderiscono all’associazione: medici, psicologi, volontari ospedalieri, vecchi amici di scuola che si dedicano agli “ultimi” della città.
Nasce anche l’Alzheimer Cafè. Antonella un giorno pensa di accompagnare la zia di 89 anni, che da tempo non esce di casa, al bar di un’amica per consumare insieme a una coetanea novantenne una cioccolata calda e un succo di frutta. Gioia e incredulità al primo appuntamento, ma la storia si ripete e ora sono quindici le persone che tornano a uscir di casa. La voce dell’iniziativa si sparge in città ed è un fiorire di idee e realizzazioni, compresa una macchina per il trasporto messa a disposizione dall’assessorato ai servizi sociali del comune (www.glocalcity.org).
Non sempre, dobbiamo ammetterlo, si può effettivamente realizzare il proprio bisogno di cambiamento. E allora torna in mente quella sorta di invocazione espressa da Tommaso Moro: «Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere».
(Tratto dal primo piano "La crisi spinge a cambiare" della rivista Città Nuova del10 gennaio 2012)