Se la vita sul pianeta è messa a rischio
LA SCELTA PERSONALE CHE INCIDE
di Lucia Martinez, Sue Kopp e John Mundell
Negli Stati Uniti, l'ammirazione per le bellezze della natura risale ai primi esploratori del continente e alla nascita della Nazione che celebra, da anni, la “Giornata della Terra”. Eppure la coscienza del riscaldamento climatico dovuta ai gas serra, come l'anidride carbonica, si è imposta lentamente all'opinione pubblica nonostante l'approvazione del Clean Air Act nel 1972. L'impatto globale di questi cambiamenti è sempre stato considerato secondario rispetto al diritto della libertà d’impresa ma ora gli effetti dello sconvolgimento del clima sono sotto gli occhi di tutti (siccità diffuse, temperature record, perdita di habitat naturali, ghiacciai e calotte artiche che si sciolgono) e i cittadini non aspettano più le leggi per darsi da fare. Esistono gruppi molto attivi e capaci di incidere sull’opinione pubblica, come l’“Interfaith Power & Light”, espressione interconfessionale di Chiese e Congregazioni religiose che vede il forte impegno dei laici.
Negli Stati Uniti si registra una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del sette per cento nel 2011 rispetto al 2007. Una riduzione del cinque per cento del fabbisogno energetico domestico pro capite dovrebbe avvenire nei prossimi dieci anni. Altri segnali arrivano dalla crescita della produzione di energia solare, eolica e geotermica. Persino il Texas dei pozzi di petrolio produce il 22 per cento dell'energia eolica degli Usa. Paese che ha raggiunto, in questo settore, il secondo posto nel mondo, a ridosso della Cina.
La crisi economica sta incoraggiando la mobilità alternativa e “creativa”: i giovani usano sempre di più i programmi di bike sharing. E sui grandi numeri incide la riduzione della flotta navale nazionale e la maggiore efficienza delle imbarcazioni.
Secondo Lester Brown, dell'Earth Policy Institute, ci sono le condizioni negli Usa per una riduzione del 20 o addirittura 30 per cento di emissioni nel 2020. Un chiaro esempio della capacità di incidere delle scelte personali sui fattori globali.
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SCENARI INQUIETANTI CHE INVITANO A FARE PRESTO
di Guilian Geronimo
Le Filippine sono un arcipelago di 7107 isole, situato nel Pacifico, su cui si riversano ogni anno in media venti tifoni: spesso il Paese è il primo ad essere colpito con particolare violenza da questi fenomeni, che poi si spostano su Taiwan, Giappone, Hong Kong e Vietnam. Dall'inizio degli anni Novanta i tifoni sono divenuti sempre più forti a causa dei cambiamenti climatici, creando seri problemi alla filiera alimentare e forti danni a strade, ponti e abitazioni. Le alluvioni e le frane sono all’origine delle epidemie provocate dall'impossibilità di accedere alle strutture sanitarie.
Mutamenti climatici così radicali mettono a rischio il patrimonio di straordinaria biodiversità e ricchezza di risorse naturali che contraddistingue le Filippine dove, secondo Jemimah Peñaranda dell'Istituto nazionale di biologia molecolare e biotecnologia dell'Università delle Filippine di Los Baños, «ci sono piante ed animali che devono ancora essere scoperti, e che vivono soltanto in questa parte del pianeta» e rischiano di estinguersi.
Le calotte polari sono lontane dai tropici delle Filippine ma l'innalzamento del livello del mare comporterà l’inabissamento delle città costiere e addirittura di intere isole. Sempre secondo Peñaranda, se le stagioni cambiano continuamente, non potranno rispettarsi i cicli biologici delle coltivazioni con conseguenze inquietanti: «Non sarà possibile piantare il riso se l'estate si allunga».
In seguito alla Conferenza Onu di Rio sui cambiamenti climatici nel 1992, il governo filippino ha adottato la “Legge sul cambiamento climatico del 2009”, che pone le basi dell'impegno del Paese nell'affrontare la crisi ambientale globale. Nel 2010 si è formata la Commissione per il cambiamento climatico, e il 22 novembre 2011 il presidente Benigno Aquino ha firmato il Piano di azione nazionale per il cambiamento climatico. Nel frattempo singole amministrazioni si stanno muovendo con misure concrete. Come avviene nella città di Makati, dove le auto della polizia sono alimentate con oli alimentari esausti al posto dei combustibili fossili, e le macchine per il trasporto locale si muovono grazie a batterie ricaricabili.
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