Se la toxoplasmosi fa paura in gravidanza

Il rischio di essere contagiate dai propri gatti è reale, ma tenendo presenti alcune accortezze si può evitare di allontanare l'animale da casa, senza incorrere in fobie eccessive
Cani e gatti soffrono il caldo

L'altro giorno mi chiama un'amica incinta e mi chiede se è possibile effettuare delle analisi per la ricerca del toxoplasma nel suo gatto. Una richiesta giustissima se pensiamo che il toxoplasma è un parassita che può anche essere presente nel gatto senza produrre sintomi, cioè infettarlo senza che questo sviluppi la malattia. Tuttavia spesso si assiste ad una esagerata fobia sulla questione gatto-toxoplasma-gravidanza. In alcuni casi il ginecologo chiede addirittura alla donna gravida di allontanare da casa il gatto e di limitare i contatti con tutti gli altri animali, compresi i cani.

Quanto c'è di vero in tutto ciò? È davvero così rischiosa la convivenza col prorio gattino? E da cosa deriva la credenza così radicata che una gestante deve tenersi il più lontano possibile da un gatto? Probabilmente un fattore importante è la conoscenza delle conseguenze di un'infezione da toxoplasma contratta durante la gravidanza. Infatti, pur essendo solitamente una malattia asintomatica o tutt'al più caratterizzata da sintomi simil-influenzali (febbre, inappetenza e dimagramento), un'infezione contratta a gravidanza iniziata può essere molto pericolosa per il nascituro, potendo il parassita attraversare la placenta e determinare nel feto idrocefalo, corioretinite o ritardo mentale e condurre anche all'aborto spontaneo o alla morte intrauterina.

Benché tutto ciò sia decisamente spaventoso e faccia propendere per l'allontanamento del gatto dalla casa, bisogna fare chiarezza e valutare tutti gli aspetti della questione.

Cominciamo subito col dire che benché il gatto sia l'unico animale domestico che elimina con le feci le oocisti (cisti che maturando producono gli elementi infestanti) del toxoplasma gondii – e ciò significa che realmente esso può essere fonte di contagio per l'uomo –, è davvero molto raro che ciò si verifichi in maniera diretta. Io stessa che lavoro con gli animali da almeno una quindicina d'anni e ho sempre vissuto a stretto contatto con gatti di giardino, quindi randagi per niente controllati, alla mia prima gravidanza sono risultata negativa alle analisi che vengono fatte di routine per accertarsi dell'assenza di anticorpi anti-toxoplasma. È, infatti, più probabile che il contagio possa verificarsi attraverso l'alimentazione con  carni crude o verdure e frutta non ben lavate, che non attraverso il contatto col proprio animale, soprattutto se vengono rispettate le basilari norme igieniche e la giusta attenzione alla pulizia giornaliera del proprio amico a quattro zampe. Le feci infette di gatto, infatti, contaminano le verdure, la frutta o l'erba dei pascoli e sono responsabili della infestazione di bovini, ovicaprini e suini. Questi ultimi possono infestarsi anche mangiando carni crude, roditori o uccelli contaminati. In tutti gli animali, infatti, il parassita si incista nei muscoli rendendo, quindi, la loro carne infetta per noi e per gli altri animali.

Altra cosa da tenere nella giusta considerazione è che non tutti i gatti sono portatori del parassita, anzi la maggior parte di essi non è mai venuta a contatto con la malattia e quindi si tratta di animali sani. Se prestiamo particolare attenzione all'alimentazione di tali animali, evitando di somministrare carne cruda o cibi non ben cotti e allo stesso tempo evitando che l'animale esca di casa per cacciare le sue solite prede (i roditori e gli uccelli), che spesso sono ospiti intermedi (animali, cioè, in cui avviene un'ulteriore fase del ciclo biologico vitale del toxoplasma, ma che non eliminano le forme infestanti che come si è detto precedentemente possono essere evacuate solo dal gatto), essi continueranno a mantenersi animali sani, non portatori di malattia, e le donne incinte non avranno di che preoccuparsi.

Siccome, poi, le responsabili del contagio sono le oocisti eliminate con le feci è chiaro che affinché una persona si infesti deve avere un contatto diretto con le feci del gatto malato. È evenienza molto remota che la contaminazione possa avvenire semplicemente accarezzando il pelo del nostro gatto, sia perché i gatti sono molto solerti per quanto riguarda le pulizie personali, sia perché difficilmente un'oocisti permane sul pelo del gatto per il tempo necessario alla sua sporulazione (maturazione fino alla forma infestante). È quindi sufficiente che una donna incinta, che non possiede anticorpi anti-toxoplasma, eviti di pulire la lettiera del gatto, soprattutto se questo è libero di uscire, o lo faccia indossando guanti usa e getta, lavandosi poi accuratamente le mani. Inoltre, siccome le oocisti eliminate non sono immediatamente infestanti, ma lo diventano dopo 24/48 ore a temperatura ambiente, è consigliabile una pulizia della lettiera quotidiana. La stessa attenzione nella cura dell'igiene dovrà essere osservata per i lavori di giardinaggio.

Inoltre, un gatto che ha appena contratto la malattia elimina le oocisti solo per circa 3 settimane. Le recidive sono rare e l'esposizione ripetuta al parassita spesso non provoca ulteriori eliminazioni di oocisti, fatta eccezione per i soggetti immunodepressi ( e cioè per quei gatti che sono FIV o FeLV positivi).

Tutte le misure accennate riducono considerevolmente il rischio di contagio. E da quanto detto si comprende che piuttosto che limitarsi nelle coccole per il proprio gatto è fondamentale stare attenti alla propria alimentazione e all'igiene personale del proprio animale. Inoltre sapere come stanno le cose riduce ansie e paure che, in un periodo meraviglioso ma delicato quale è la gravidanza, è sempre bene evitare.

A cura della dott.ssa Letizia D'Avino, Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli

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