Se la guerra è un gran giro di quattrini
Nel giorno della marcia, il mio viaggio verso Assisi è cominciato la mattina presto alle 6 da una borgata romana. Le uniche luci accese sono quelle di una sala slot e di un supermercato aperto 24 ore su 24 in un quartiere mangiato dal cemento, dove l’unico punto di aggregazione è la parrocchia intitolata ad un filosofo martire nativo di Nablus in Palestina.
Parte da qui il pullman con una piccola compagnia di persone semplici, vecchi e giovani, di diversa professione e condizione, difficilmente classificabili in qualche organizzazione. Hanno desiderio di andare a camminare per la pace.
Si comincia con una preghiera iniziale e poi parte una musica di sottofondo. tra le canzoni mi resta impressa quella di Claudio Baglioni che è una ninna nanna scritta da Trilussa nel 1914, alla vigilia "dell’inutile strage" con il poeta romano che invitava il “pupo” a dormire per non sentire i lamenti della «gente che scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s'ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d'una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro. Chè quer covo d'assassini che c’insanguina la terra sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le Borse».
Il testo è amaro perché termina prevedendo l’ipocrisia dei potenti che torneranno ad abbindolare con parole vane il «popolo frescone risparmiato dal cannone». L'ostacolo che ancora oggi bisogna rimuovere è un opprimente senso di ineluttabilità e di impotenza che si avverte, anche tra chi marcia per la pace, davanti al prevalere dell’economia armata sulla politica. Per questo motivo è importante che proprio il 9 ottobre sia arrivata la notizia che la procura di Brescia ha annunciato di aver aperto l’inchiesta sulle forniture di bombe italiane al regno saudita a seguito dell'esposto presentato dalla Rete italiana disarmo in diverse città italiane. Viene contestata la violazione della legge 185/90 che vieta l'esportazione di armi verso i Paesi in guerra.
Ma dove nasce questa legge che rappresenta una conquista di civiltà e dignità?
Nascosti tra la folla ad Assisi, senza salire sul palco, c’erano anche Elio Pagani e i suoi compagni di lavoro che, negli anni ’80, scelsero di obiettare alla produzione di armi concorrendo con il loro esempio a svegliare molte coscienze e a far approvare la legge 185/90 ora sotto attacco perché ostacola interessi e nuove strategie geopolitiche che vanno inceve conosciute e messe in discussione democraticamente.
Ora come allora occorre la forza nuda della coscienza capace di ribellarsi verso ogni complicità che si giustifica con un preteso richiamo al realismo politico.
Al termine del lungo cammino, Assisi si svuota rapidamente ed è un grido di bellezza.
Nella notte, torna il pullman nella periferia della Capitale. Le stesse luci nella vigilia di una settimana che ricomincia. Che ci siete andati a fare alla marcia? Centomila persone come quelle della marcia sono forse di più dei clienti di una giornata della corona dei centri commerciali della metropoli?
Chi ha fatto da guida alla comitiva della borgata, lavora nel servizio psichiatrico di un grande ospedale romano. Mi saluta con un sorriso che disarma ogni scetticismo. Le radici della coscienza sono profonde e la marcia è solo il tratto di un cammino di chi lotta ogni giorno per un modo più giusto e più umano