Se il crimine fa audience
Sarah. Come Meredith, Samuele, Chiara, Tommaso. E Avetrana, come Perugia, Cogne, Garlasco, Casalbaroncolo.
Sarah. Come Meredith, Samuele, Chiara, Tommaso. E Avetrana, come Perugia, Cogne, Garlasco, Casalbaroncolo. Nomi comuni e talvolta sconosciuti ai più che all’improvviso si fanno terreno comune di discorsi, dibattiti e riflessioni condivise, tessuto connettore di milioni di italiani non necessariamente incollati alla tv ma raggiunti dall’informazione dei media. E costretti a confrontarsi con accadimenti violenti e sanguinari, spettatori, spesso involontari, dell’ennesimo show del crimine. Nomi evocativi. Nomi simbolo. Nomi ingombranti, che assorbono l’immaginario collettivo e richiamano scenari di morte, suscitano giudizi, ipotesi ma soprattutto emozioni. Sarà perché parlano di “gente normale”, di vite comuni, del vicino, del conoscente, di un paese come il proprio. Ed ecco allora la paura, perché «poteva succedere a noi», mista al sollievo, perché «riguarda gli altri». E il bisogno di farsi giudici, inquirenti, medici e psicologi, e di sbirciare fra le maglie perverse delle storie, secondo le dinamiche di quel voyeurismo mediatico che fa la fortuna di tutti i reality tv.
Già, perché la vicenda della 15enne Sarah Scazzi, uccisa per mano dello zio, in un reality è stata trasformata. Le telecamere l’hanno seguita fin dall’inizio, dalla scomparsa, il 26 agosto ad Avetrana, in Puglia, fino al ritrovamento del corpo senza vita annunciato in diretta tv. Entrando nel frattempo nelle case e nelle vite dei protagonisti, violando l’intimità di luoghi non più privati, gradualmente trasformando la spettacolarizzazione del crimine in un fatto condiviso e desiderabile. E c’è chi parla di una foto del cadavere all’obitorio postata su Facebook. Ci si chiede se questa informazione possa ancora considerarsi servizio pubblico, avendo chiari gli effetti della stessa in particolare sui minori. È la riflessione del Comitato Media e minori: «La reiterazione ossessiva e morbosa delle immagini, l’affastellarsi fantasioso di ipotesi delittuose (…), il linguaggio allusivo neppure velato non contribuiscono alla comprensione delle notizie» ma «alimentano incertezza e smarrimento» nei minori all’ascolto.
www.familycinematv.it
Nella giungla delle pellicole
Per genitori e non solo, una guida ragionata alla visione dei film: quelli in programmazione nelle sale e quelli inseriti nei palinsesti televisivi della settimana corrente, quelli da recuperare nei cinema d’essai e quelli da affittare in videoteca. Una lettura critica di pellicole note e meno note, valutate in funzione di una visione condivisa in famiglia, cui prendono parte bambini, adolescenti e adulti, secondo tre criteri di base: un giudizio tecnico sulla bravura degli attori, la regia, la sceneggiatura, ecc.; uno sui valori/disvalori trasmessi; uno sull’appropriatezza secondo l’età. E il suggerimento di film che offrono una visione positiva di valori come la famiglia, la difesa della vita, la solidarietà. Il tutto esplicitando anzitutto, in maniera trasparente, i criteri di analisi.
In Campidoglio
L’educazione ai media
L’immagine della famiglia proposta dalla tv è stata al centro di un convegno promosso dalla Diocesi di Roma, il 30 ottobre in Campidoglio. Dal titolo “Mass media: famiglia vittima o protagonista?”, l’incontro, aperto dal cardinale vicario Agostino Vallini, ha inteso «offrire una riflessione su uno dei grandi temi della sfida educativa». Un’iniziativa promossa dall’Ufficio Comunicazioni sociali e dal Centro pastorale familiare, con la collaborazione del Forum delle associazioni familiari del Lazio.
Giornalisti del Sud
A confronto sul Mezzogiorno
“Il Mezzogiorno nell’informazione” è il titolo del primo incontro tra le testate giornalistiche del Sud, tenutosi a Palermo, il 4 novembre, all’albergo delle Povere, per discutere del ruolo svolto dagli organi di informazione in favore di una più attenta conoscenza del Sud. L’evento è stato infatti inserito nel programma de “Le Giornate dell’Economia del Mezzogiorno”, la grande kermesse organizzata nel capoluogo siciliano dal 2 al 6 novembre dalla Fondazione Curella e da DiSte consulting.