Se i grandi fanno la guerra
“Un effetto indiretto ma immediato dell’assalto alle Torri Gemelle di Manhattan? La morte di altri 50-60 mila bambini nei paesi più poveri, oltre, si intende, ai “soliti” che muoiono di fame ogni giorno. È un effetto negativo della globalizzazione. Il rallentamento degli investimenti, per i paesi meno sviluppati e per le famiglie sull’orlo della malnutrizione, vuol dire la differenza fra la sopravvivenza o la morte”. Parole di Deepa Narayan, indiana, consigliera della Banca mondiale e massima esperta di sviluppo sociale. Piove sempre sul bagnato, e mai come in questo Natale l’esigenza di solidarietà è andata oltre i buoni sentimenti natalizi per acquistare i connotati di una drammatica urgenza. Famiglie Nuove-Amu, con la sua ormai collaudata attività di sostegno a distanza (sono ventisei anni chesemina solidarietà anche in questo modo) diffusa in tutto il mondo, si trova ad essere sempre più presente nei punti caldi del pianeta. Lo testimoniano anche i 426 bambini inseriti nei programmi di sviluppo di quattro centri del Pakistan, a Rawalpindi, Lahore, Karachi e nella scuola di Dalwal di recente inaugurazione. Nel mondo i bambini sostenuti dalle adozioni a distanza di Famiglie Nuove-Amu sono a tutt’oggi oltre 12 mila, inseriti in ottanta progetti di 41 paesi in quattro continenti. È bello pensare che nel buio presepe dell’umanità di questo inizio millennio si accendono piccole luci ovunque. Sono i fuocherelli di una solidarietà che in questo caso ha una destinazione certa: un bambino di cui si conosce il nome, il suo sorriso dalla foto, si seguono nel tempo le difficoltà, i progressi. È una generosità che, sommata a quella di chi, sul posto, un giorno decise di condividere con quella gente ogni cosa, si pone a fianco di questi bambini e delle loro famiglie come un compagno di percorso, nell’attenzione costante di generare sviluppo mediante opportunità concrete. È un cammino che dura nel tempo – proprio come nel tempo si snoda il sostegno a distanza da parte dei donatori, a volte unici per quel bambino, a volte avvicendandosi – e che via via non solo sfama, cura, istruisce, ma immette nelle coscienze di questi fratelli svantaggiati che l’amore nel mondo esiste, che esso è un valore iscritto nel Dna di ogni uomo. E che a farlo emergere basta un pizzico di generosità. Flash dai progetti In ognuno degli ottanta progetti attivati da Famiglie Nuove-Amu, pur essendo tutti scaturiti da questo tipo di amore, emerge una particolarità che varia da posto a posto e che li caratterizza. Nella citata scuola pakistana di Dalwal, per esempio, le insegnanti delle quattro classi già funzionanti provengono quasi tutte da altre nazioni e quindi sono di religione cristiana. Oltre ad offrire pacchi-viveri per le famiglie e una quotidianasostanziosa merenda ai bambini, tutti musulmani, per l’ora di religione hanno assunto una maestra che insegni loro il Corano. A La Union, nel nord delle Filippine, e a Mussoorie (in India nel pre- Himalaya) alcune quote del sostegno a distanza sono servite per comperare dei risciò con i quali i genitori si guadagnano da vivere, mentre in Nigeria con esse è stato possibile curare alcune bambine che avevano contratto delle gravi infezioni a causa della infibulazione, un rito purtroppo ancora praticato in alcuni villaggi. Sempre nelle Filippine, a Davao, l’estrema povertà e i lunghi periodi di disoccupazione hanno portato alcuni genitori a coinvolgersi nel gioco d’azzardo. In questa emergenza, oltre a sostenere la scolarità dei bambini e integrare l’alimentazione delle famiglie, l’opera dei volontari è stata determinante. Accanto al supporto psicologico, hanno “inventato” dei lavori per loro, convincendoli così che esistono soluzioni alternative. Spesso la solidarietà è come un volano che innesca solidarietà a catena. Con il concorso di tanti sostenitori italiani ed europei, in un bairro di Manaus (in Amazzonia) era stato finalmente possibile avviare una scuola con sette classi. Un giorno è venuto a visitarla il sindaco della città e vedendone l’ottimo funzionamento, si è reso disponibile a finanziare lo stipendio di quattro maestre. Oppure a Vila Nova, nella periferia di Brasilia, dove è aperto un centro servizi frequentato da oltre 200 bambini e i loro genitori. Un bel giorno anche lì si è presentato un esponente dell’associazione pompieri della città, offrendo collaborazione. Così, ogni sabato, trasportati dai mezzi dell’associazione, i bambini a turno possono andare in piscina, o in visita alla città, ai parchi, tutti luoghi fino ad allora per loro assolutamente sconosciuti. Ancora a La Union (Filippine) abbiamo notizia che i nostri volontari sono entrati in contatto con una medical mission; così i bambini inseriti nel programma insieme alle loro famiglie ricevono servizi medici gratuiti, mentre prima d’allora nessuno di loro aveva mai visto un medico. Un risultato che si registra in tutti i progetti è l’alta percentuale di buona riuscita scolastica. Un traguardo quasi impossibile, se si pensa che spesso nelle loro case non c’è alcun sussidio scolastico e i genitori non possono aiutarli in questo senso perché non ancora alfabetizzati. Per sottolineare l’importanza di aver ben completato il programma educativo, la fine dell’anno scolastico viene quasi sempre solennizzata con una cerimonia completata da tocco e toga di carta. I centri-servizi che di giorno sono popolati da bambini, di sera diventano luogo di incontro dei genitori per corsi di alfabetizzazione, igiene, nutrizione, educazione famigliare, cucito. Recentemente è venuto in Italia Joao Ari, il volontario che a Curitiba (Brasile), segue il progetto Xapinhal, una favela in cui lui – di professione dentista – si reca quasi quotidianamente. Gli occhi gli si sono riempiti di lacrime nel descrivere la gioia che ha visto esplodere nel volto di un adulto favelados che finalmente era riuscito a fare la sua firma. Quando diventano grandi L’ormai pluridecennale attività ci rende spettatori anche di risultati tipicamente auspicabili da questa azione: il riscatto completo dei bambini, nella piena automia. Nove ragazzi del progetto Tagaytay (Filippine), che hanno concluso l’high school quest’anno, si sono ora iscritti all’università. Altri hanno iniziato un corso professionale. Nell’isola di Santa Terezinha, una favela nel cuore di Recife (Brasile), delle venti persone che cooperano nel centro educativo come insegnanti e inservienti, nove sono ex alunni. Alexandre ha ora 19 anni ed era inserito nel progetto Maria Menina, alle porte di San Paolo del Brasile da quando ne aveva 10. Ora ha finito le scuole secondarie e ha trovato un lavoro. In una toccante lettera ai suoi “padrini” ha chiesto di trasferire la quota ad un altro bambino. Così pure Ruzica della Bosnia, Aline del Burundi, Irene di Kampala, per non parlare del nostro “primo amore” i bambini del Libano, tanti dei quali ora felicemente sposati. Ma che non per questo hanno interrotto i legami con i loro “genitori” a distanza. La solidarietà che li ha reciprocamente legati per anni ha creato un ponte che nessun aereo kamikaze potrà mai demolire. Oggi Ma la ribalta dell’odierna cronaca è l’Afghanistan da cui quotidianamente giungono immagini che stringono il cuore e muovono le nostre coscienze. Uno degli obiettivi che ci siamo dati è soccorrere almeno alcuni degli innumerevoli bambini ospiti dei campi profughi afghani in Pakistan, dove operano già alcuni nostri volontari. Come Famiglie Nuove, sulla fede è stato stanziato un primo invio di 50 milioni di lire; ma è come una goccia in un oceano. Chi volesse contribuire ad ampliare questo cantiere di solidarietà a servizio di un’infanzia così negata, può indirizzare il suo dono – una tantum o come sostegno a distanza – in uno dei conti indicati nell’apposito riquadro. Arriva Internet E infine per tutti coloro che sono interessati al sostegno a distanza è in arrivo un bellissimo regalo di Famiglie Nuove-Amu: un sito Internet dove trovare le novità, condividere la vita e i problemi dell’iniziativa, dove dialogare e vedere coi nostri occhi i miracoli della solidarietà. Provate a cliccare su: www.sodist.famiglienuove.org GLI ITALIANI SONO GENEROSI Lo sapevamo, ma sentircelo confermare dall’Istat fa piacere. Quasi quattro milioni di cittadini, dice infatti l’ultimo Annuario statistico italiano, partecipano ad attività gratuite di volontariato, mentre secondo l’Osservatorio nazionale per l’infanzia, circa due milioni di persone sono coinvolte a sostenere annualmente oltre 500 mila “adozioni a distanza”, creando un flusso economico valutato in 100 milioni di euro (circa 200 miliardi di lire), una vera e propria azione di cooperazione internazionale di tutto rispetto. L’intervista che pubblichiamo nelle pagine seguenti alla presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia lo conferma. E IL GOVERNO, COSA NE PENSA? Nostra intervista all’on. Maria Burani Procaccini, presidente della Commissione parlamentare dell’Infanzia Cosa significa per le Istituzioni il “sostegno a distanza” all’infanzia svantaggiata? “Come presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, vi assicuro che questo fermento di solidarietà che nasce dalla gente ha un peso grandissimo sulle istituzioni. Si tratta di un’iniziativa veramente nobile, attuazione dell’essere tutti fratelli in un mondo che i mezzi di comunicazione rendono sempre più raggiungibile e del quale dobbiamo imparare a condividere problemi e risorse. Ma la funzione estremamente rilevante del sostegno a distanza è proprio quella di rispondere ad uno dei diritti fondamentali del bambino sanciti nella Convenzione Onu del 1989 che è quello di crescere, fin dove è possibile, nella propria famiglia. Sappiamo che molti bambini, specie nei Paesi dell’Est e dell’America Latina, sono negli istituti per essere salvati dalla fame mentre le loro famiglie, se dovutamente aiutate potrebbero tenerli con sé. Ecco l’importanza del sostegno a distanza, che aiuta le famiglie ad accudire i loro figli mediante l’apporto delle organizzazioni umanitarie sul posto”. Da parte vostra, c’è qualcosa in cantiere che possa interessare le organizzazioni del sostegno a distanza? “Come Commissione stiamo cercando non solo di valorizzare il sostegno a distanza dando fiducia alle associazioni di volontariato e alle Ong che se ne occupano – naturalmente quelle serie! -, ma anche collaborando con loro. Per esempio, come sapete, ci sono 30 mila bambini contagiati da Cernobyl che vengono ogni anno ospiti di famiglie o istituzioni italiane. Ho in cuore un grosso progetto che vorrei lanciare alla prossima giornata nazionale dell’infanzia che si celebra ogni anno il 19 novembre e che riguarda la Bielorussia. Lo stiamo studiando e sarà una sorpresa perchè vedrà istituzioni e volontariato prendersi per mano.