Se Amletò parla francese

Un “Amletò (gravi incomprensioni all’Hotel du Nord)”, visivo, quasi senza parole, ambientato a Parigi negli anni Trenta, proposto da Giancarlo Sepe a Roma, al Teatro La Comunità, e a Prato, al Teatro Metastasio, dal 16 al 19 gennaio 2014
Amletò

I personaggi della saga di Elsinore si presentano posizionandosi uno alla volta accanto ad un cartellino posto a terra che riporta i nomi dei rispettivi ruoli. Presi in mano e rovesciati la scritta rivelerà di ciascuno il carattere o il destino che l’attende. Non siamo più in Danimarca, dove “…c’è del marcio”. Ma in Francia, dentro una saga familiare che si rifà a I parenti terribili di Cocteau, piena di tradimenti e gelosie, rimpianti e vendette, morti violente, amori inconfessabili e strane apparizioni. Tutto questo con la leggerezza e lo stupore di una messinscena quasi tutta senza parole, una sorta di musical da camera.

La storia del principe Amleto è trasportata a Parigi, alla fine degli anni Trenta, dove tutti i personaggi scespiriani, scappando dall’invasione nazista, si spostano attraversando, carponi, un piccolo ponte, e portando con sé i propri effetti personali. Si ritrovano tutti in una periferia parigina degradata, nei pressi dell’Hotel du Nord. Quello del film omonimo di Marcel Carnè, luogo dove alloggiavano ebrei in fuga dalla Germania nazista, esiliati politici, prostitute e poeti.  Ed è al cinema del regista francese, e a quello di Jean-Luis Barrault di Les enfants du paradis, che il regista Giancarlo Sepe rende omaggio col bellissimo Amletò (gravi incomprensioni all’Hotel du Nord), dove quella “ò” accentata lo fa essere, a pieno titolo, francese.

Sepe riscrive un classico del teatro con quel suo riconoscibile stile che include, da sempre, la passione per il cinema e per la musica presenti in ogni suo spettacolo. E assomiglia ad un set cinematografico, anche nel montaggio, l’allestimento di questo Amletò, ricco com’è di allusioni visive e di suggestioni sceniche sapientemente ricreati nelle atmosfere suggerite dalle luci, nel gioco di movimenti e pantomime, di attrezzerie e oggetti manovrati a vista nel piccolo spazio – ma sembra enorme nel ricreare mondi dell’anima – della cantina romana del Teatro La Comunità, luogo storico del regista. Qui le sue invenzioni sceniche sembrano trovare il campo migliore. E fertile ispirazione. Come anche l’aver inventato una sorta di gramelot che parlano gli attori, una parodia del francese pienamente comprensibile per assonanze, cadenze, onomatopee. Poco recitato, lo spettacolo vive di pantomima e di coreografie accennate, dentro folate avvolgenti di musica.

Cambia anche la storia della tragedia di Shakespeare, qui vista dalla parte di Claudio, l’usurpatore del trono e assassino del re suo fratello perché invidioso della sua gloria, del matrimonio con la regina Gertrude, e consapevole, appena salito al trono, di avere il potere in un mondo fatto di nulla. Per questo è sempre sull’orlo di un suicidio.  Ma l’antefatto più curioso è l’infanzia di Amleto che vedremo in fasce cullato dentro una carrozzella, e alla vista del quale, tenendolo in braccio, Claudio presagirà il suo luttuoso futuro. Il ragazzino, nato per vendicare la morte del padre – il quale, partito per la guerra, al ritorno sarà ucciso dal fratello –  andrà alla ricerca del suo corpo sparito, girando con l’ingrandimento fotografico del suo ritratto, sogna il trapasso del padre e parla col suo fantasma, che gli apparirà da delle porte e da un’anta d'armadio da dove escono tutti i personaggi che vorrebbero divorarlo. Su una tessitura di canzoni di passione e disperazione di Arletty, Josephine Baker e di Fréhel, Amletò soffre sullo sfondo di una società impazzita che corre e balla, e che sta per svanire sotto i colpi di una guerra sanguinaria.

Il protagonista è Guido Targetti, straordinario per mimica da marionetta ed espressività da film muto, vibrante, nel fisico esile, come un congegno a scatto; e bravi, nel poetico disegno corale, tutti gli altri: Federica Stefanelli, Yaser Mohamed, Teresa Federico, Mauro Racanati, Elena Fazio, Daniele Biagini, Manuel D'Amario.

“Amletò (gravi incomprensioni all’Hotel du Nord)”, scene e costumiCarlo De Marino e Matteo Zenardi, musiche a cura di Davide Mastrogiovanni in collaborazione con Harmonia Team, luci Guido Pizzuti. A Roma, Teatro La Comunità. A Prato, Teatro Metastasio dal16 al 19 gennaio 2014.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons