«Scusami». La forza di una parola
«Scusa, ho sbagliato». Quante volte avremmo desiderato sentire rivolta a noi questa frase da parte di chi ci ha fatto un torto. Non sempre è arrivata e non sempre siamo riusciti a sorvolare sull’omissione. E altri potrebbero dire lo stesso di noi. Nel maggio 2015, durante un’udienza generale, papa Francesco aveva parlato di tre «parole della buona educazione», che «aprono la strada per vivere bene nella famiglia». La prima è «permesso?», la seconda «grazie», la terza, appunto, «scusa». «Sono parole semplici – aveva spiegato il papa –, ma non così semplici da mettere in pratica!
Racchiudono la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece la loro mancanza, a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare». Tante volte ne abbiamo fatto l’esperienza: riuscire a chiedere scusa è stato liberante, sia per chi ha subìto il torto, ma soprattutto per chi lo ha recato! Anzi, se siamo in grado di prenderci colpe che non abbiamo, l’effetto è addirittura spiazzante. Non dice in fondo il Vangelo: «Se tuo fratello ha qualcosa contro di te, va’ e riconciliati con lui»?