Scuole superiori: al primo anno troppi bocciati

Pubblichiamo una delle lettere arrivate dai nostri lettori riguardante la problematica dell'alta percentuale di studenti che non passano gli esami durante il primo anno delle scuole superiori. La scuola riceve i ragazzi nella fase più delicata della loro vita: dovrebbe accoglierli, orientarli e valorizzarli. L'alta percentuale di bocciati invece è un segnale allarmante
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Foto Pexels

È vergognoso che il più alto numero di bocciati nelle scuole superiori avvenga nella prima classe.

Non solo è vergognoso ma è anche incostituzionale perché ci troviamo nella fascia dell’obbligo e, come tale, la scuola deve essere “scuola per tutti e a misura di ciascuno”, deve farsi carico di ogni alunno e deve primariamente aiutare i ragazzi in difficoltà; aiutarli in una fase delicatissima della loro vita —dai 12 ai 16 anni si parla di una seconda nascita—, aiutarli a non perdere fiducia in loro stessi e a sviluppare l’interesse per la scuola e il proprio intelletto.

A meno che un ragazzo non dica “Io non voglio andare più a scuola ma voglio lavorare” —ed anche in questo caso la Scuola dovrebbe far di tutto per capire se ci sono ancora possibilità di integrazione—, la scuola superiore nel primo anno, così come si lavora con onestà e responsabilità alle medie, farà di tutto per accogliere lo studente, per metterlo a proprio agio e seguirlo nel suo orientamento.

Più si presentano difficoltà nello studio, in questo primo anno, più deve crescere l’attenzione del docente verso l’alunno, per capire quali sono gli ostacoli che impediscono un normale e sereno inserimento scolastico sia a livello comportamentale sia a livello cognitivo.

Va ricordato che la scuola dell’obbligo non è finalizzata al diploma o all’acquisizione di tutti i contenuti programmati. Tali contenuti sono strumenti utili e necessari del percorso didattico ma non il fine dell’insegnamento, che resta sempre lo sviluppo intellettivo dell’alunno nel rispetto dei talenti ricevuti, delle capacità acquisite nelle medie, e della propria specifica intelligenza. E sappiamo tutti quanto ampio è lo spettro intellettivo che ci troviamo davanti in un’aula scolastica: si parla oggi di almeno 10 intelligenze diverse.

Una scuola superiore che nel primo anno impunemente non accoglie l’alunno, non lo mette a suo agio, non individua le sue difficoltà nello studio, e non tiene in alcun conto le sue reali capacità, che non sono le stesse per tutti gli alunni, è una scuola che tradisce sé stessa, tradisce la nostra Costituzione, crea le premesse per innestare nell’intimo delle nuove generazioni germi di violenza.

Perché – e lo dico con grande amarezza – una scuola siffatta non si fa carico della realtà profonda di un essere umano che faticosamente sta traghettando la propria vita dalla preadolescenza all’adolescenza, nel periodo più fragile della sua esistenza, e si pone di fronte agli studenti come ente che giudica, classifica e discrimina, ed è pertanto primariamente scuola di violenza.

Lo scorso anno abbiamo avuto circa il 9% di bocciati al primo anno, poi la percentuale è andata decrescendo negli altri anni. Quest’anno, da una piccola indagine eseguita, si profila ugualmente alta la percentuale di bocciati. In alcuni istituti da me interpellati, nelle prime classi si è registrato il 20% di bocciati.

Un segno di speranza: in alcuni istituti superiori si comincia a parlare nel primo anno di scuola che accoglie e si stanno facendo sperimentazioni in tal senso e i risultati ottenuti risultano ottimi.

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