Scuola:Non sempre immigrati

Stranieri ma non necessariamente immigrati – e sono la maggioranza – perché nati in Italia. Anzi si spera che tra breve non si chiamino nemmeno extracomunitari poiché le varie proposte di legge sulla riforma della cittadinanza sembrano concordare almeno in questo: che ai figli nati in Italia sia riconosciuto fin dall’inizio lo status di cittadini italiani o perlomeno sia facilitato e accelerato il percorso per diventarlo. La scuola, già ormai da una decina d’anni, è aperta per tutti gli stranieri, anche per gli irregolari. Pure per loro vige l’obbligo scolastico e possono iscriversi anche ad anno scolastico inoltrato. Sono stati meglio definiti i criteri secondo cui i dirigenti devono formare le classi. La questione non è di scarso rilievo in città come Roma, Milano, Firenze, Vicenza, Treviso, Prato, dove la percentuale di stranieri può superare il 10 per cento. In Lombardia gli alunni stranieri sono 88 mila e per loro saranno utilizzati 130 docenti a sostegno dell’apprendimento dell’italiano; altri 150 cureranno la prima alfabetizzazione della lingua per i nuovi arrivati. A Roma gli alunni stranieri raggiungono 1’8 per cento degli iscritti. Quanto ai criteri per l’individuazione della classe di inserimento, in via prioritaria si guarda all’età anagrafica dell’alunno, così da evitare che un fanciullo di dieci anni, appena giunto in Italia, a causa della non conoscenza della lingua italiana, venga inserito nella prima o seconda elementare. Il corpo dei docenti dovrà pure provvedere perché nelle singole classi sia equamente distribuito il numero degli stranieri a beneficio loro e dell’intera classe. Tuttavia è preferibile che quelli dello stesso paese stiano assieme per facilitare il lavoro dei mediatori culturali.

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