Scuola sfida per il Paese

Scuola
Ma chi glielo ha fatto fare a un così vasto gruppo di insegnanti e di educatori, per di più a qualche giorno di distanza dalla ripresa delle lezioni scolastiche? Certo, l’elenco dei relatori era invitante: tra tutti spiccava il nome di Roberto Roche, docente di psicologia dell’educazione all’università di Barcellona e padre della prosocialità (promozione del comportamento positivo). Tuttavia la prospettiva di due giorni di convegno, intensi per il lavoro, caldi per il clima, avrebbe potuto scoraggiare le volontà meglio disposte verso l’appuntamento Io, l’altro, la relazione. Percorsi di educazione prosociale. Invece, il richiamo per la grande attualità del tema ha prevalso. Ammirevoli questi docenti, con stipendi tra 1.200 e 1.600 euro, in debito d’autorevolezza, per l’opinione pubblica ritenuti poco preparati e produttivi, lasciati spesso in balìa di loro stessi. Eccoli qui, a Marsciano, tra Todi e Perugia, venuti in 230 da varie parti d’Italia, mossi da un’ancora indomita passione per la loro (negletta) professione. Di più, questi hanno la pretesa di riportare in alto il senso dell’educazione, ponendo a fondamento della trasmissione dei saperi la relazione: tra professori e alunni, tra studenti, tra docenti. E i risultati presentati, anche in ordine alla diffusa peste del bullismo, indicano che la logica della prosocialità (da non confondere con l’altruismo) incrementa partecipazione, responsabilità, apprendimento. Le polemiche sui giornali intorno ai primi provvedimenti del ministro dell’Istruzione non trovano spazio nelle relazioni in sala, né coagulano capannelli durante gli intervalli. Sì, ci risiamo. Nuovo ministro, nuovi cambiamenti, commentano i più navigati tra i presenti da noi sollecitati, abituati alle periodiche novità varate dal governo di turno. Per questi insegnanti, non è questione di centro-destra o di centro-sinistra, ma dell’angusta logica che informa i continui, estenuanti mutamenti nell’ordinamento scolastico. Ogni responsabile dell’Istruzione boccia l’operato del predecessore. Chi ne fa le spese è la qualità delle scuole medie inferiori e superiori, in discesa nelle graduatorie internazionali. Ascoltiamo con attenzione la parola del ministro – esordisce Stefania Finauro, dirigente scolastico del primo circolo a Marciano -, ma è compito nostro individuare anche i punti cruciali dell’educazione in modo che i docenti restino motivati. Non basta pensare ai contenuti. Serve qualità nelle relazioni in modo che a scuola si punti ad una comunità educante. La divisa, il ritorno ai voti, il 5 in condotta, l’introduzione dell’educazione alla cittadinanza, il maestro unico, l’annunciata razio- nalizzazione in fatto di posti e di orari, il maestro unico, sono le proposte del neoministro Gelmini. Tra i colleghi gli stati d’animo sono variegati – fa presente Maurizio Maio, docente di discipline giuridiche in un istituto professionale di Città di Castello -. C’è chi è preoccupato per i tagli al personale e chi confida invece nelle mosse del ministro per sperare nel recupero di serietà e prestigio. Una signora insegna lettere in una scuola superiore. Chiede l’anonimato: Le nuove misure sono ritorni più che novità. Servono come rassicurazioni. Condivido l’idea del voto in condotta, ma nessuno pensi che il bullismo sarà debellato. Soprattutto non ci dicono cosa sarà la scuola italiana nel contesto europeo. Anche il ministro è all’inizio. Stiamo a vedere le mosse successive , afferma Alessandro Moretti, insegnante di scienze alla scuola media di Trestina, Perugia. Ma ritiene discutibile il metodo adot- tato, perché, con il ricorso al decreto legge, è stato evitato ogni confronto su temi che riguardano un milione di insegnanti e otto milioni di studenti. E poi non apprezza la proposta sui tagli: C’è una finalità solo economica, mentre sono da valutare anche le ricadute sulla qualità del servizio. I tagliatori di teste non piacciono a nessuno. Figurarsi nel mondo della scuola, quanto mai complesso, in cerca di riqualificazione e molto sindacalizzato. Il ministro ha messo in luce che ben il 97 per cento del bilancio dell’Istruzione è destinato al personale. Da qui, l’annuncio di tagli, in tre anni, per 110 mila posti. Si libereranno risorse da reinvestire per il 30 per cento, potendo così premiare le retribuzioni degli insegnanti. La scuola è in mano a noi vecchi – dichiara con amara ironia Luigi Annolfi, 55 anni, docente di matematica e scienze a San Severo, Foggia -. Noi restiamo ancora 3-4 anni, preoccupati più di uscire con una buona pensione che avere a cuore i precari quarantenni che l’anno prossimo riceveranno il benservito. Commenta: Operazione legittima, quella dei tagli al personale e ai tempi, ma troppo pragmatica. Conviene piuttosto interrogarsi sulle questioni di fondo: quale idea di società abbiamo? quali tempi per insegnare e apprendere? come recuperare le famiglie alla dinamica educativa?. Grandi quesiti, che la controversa proposta del maestro unico solleva e rilancia. Secondo alcuni esperti d’educazione, il ritorno ad un solo docente scardina l’attuale scuola primaria – tempo pieno, tre maestri per due classi, ripartizione delle competenze -, proprio quella che ha raggiunto uno dei primissimi posti nella graduatoria europea stilata dall’osservatorio Ocse-Pisa. Certo, in seno alle elementari ci sono questioni da rivedere (miglior utilizzo dei docenti, logica spesso assistenzialistica e poco produttiva, razionalizzazione delle spese), ma nel complesso si tratta di un’esperienza da ben considerare. Tuttavia, per il bene della scuola nel suo complesso, ci auguriamo che le polemiche di questi giorni non impediscano di avviare una riflessione più complessiva (vedi box) sulla scuola e sull’educazione. Il carattere di urgenza e la logica di bilancio che caratterizzano i provvedimenti del ministro non sono stati apprezzati da tanti insegnanti, come riportato. Ma è pur vero che il mondo della scuola aveva bisogno di una scossa. E scossa c’è stata. Con il 5 in condotta si intende invertire nelle classi un andazzo lassista nei confronti dei ragazzi. Con il ripristino dell’educazione civica, l’intento è di indicare agli studenti-cittadini un quadro chiaro di diritti e di doveri. Con i voti accanto ai giudizi, una valutazione sintetica e davvero comprensibile del grado di impegno e di apprendimento dello studente. Con l’adozione di testi validi per cinque anni, un contenimento delle spese per lo studio. Tutte misure, queste, gradite da tante famiglie. Ma è altrettanto vero che le famiglie si chiedono pure se la scuola farà dei loro figli degli impreparati o dei tecnocrati o degli uomini e donne capaci di costruire una società più umana, più giusta, più coesa. Apra un dialogo con tutte le componenti, signor ministro Gelmini. Il mondo della scuola è assai complesso, ma è altrettanto vero che la sfida è appassionante. E da parte di studenti e famiglie, insegnanti ed esperti non manca la volontà di collaborare. I NUOVI PROVVEDIMENTI GREMBIULI E DIVISE Pantaloni o gonna blu e blusa rossa. Da quest’anno, il ministro ha invitato le elementari a introdurne l’uso. IL RITORNO DEI VOTI Non più solo giudizi, ma anche voti espressi in decimi nelle valutazioni degli studenti. IL VOTO DI CONDOTTA Ritorna dopo nove anni la valutazione del comportamento individuale e contribuirà a fare la media nello scrutinio finale. CITTADINANZA E COSTITUZIONE Si chiama così l’antica educazione civica per insegnare diritti e doveri del cittadino anche sulla strada e in rapporto all’ambiente. Storia e geografia dovranno cedere ore. LIBRI DI TESTO Per venire incontro al contenimento delle spese delle famiglie, i libri di testo saranno adottati ogni cinque anni. MAESTRO UNICO Nelle 137 mila scuole elementari, da settembre 2009 un solo insegnante sostituirà l’attuale formula di tre docenti su due classi. MENO DOCENTI In tre anni 67 mila posti in meno per gli insegnanti, più altri 20 mila programmati dal precedente ministro. Tagli per 42.500 unità al personale non docente. A NOSTRA PROPOSTA UN PATTO PER L’EDUCAZIONE Autorevoli analisti hanno paragonato le misure urgenti per la scuola ad una ripartenza, quella mossa fulminea con cui un calciatore rovescia l’andamento del gioco. È l’impressione che si ricava da questa corsa a bruciare le tappe su materie educative importanti, di cui alcune di vasta portata. Non che di riforme non ci sia urgenza e che non serva ora intervenire con determinazione. È che di ripartenze simili, la scuola italiana ne ha sofferte troppe, specchio di quella frammentazione da cui ha origine anche il diffuso senso di disorientamento degli insegnanti. Non sarebbe stata preferibile prima un’approfondita riflessione? Oggi le condizioni della nostra scuola chiedono una coraggiosa inversione di rotta: prima ancora dei singoli provvedimenti occorrerebbe promuovere la ricerca di un pur minimo sfondo culturale comune, ma soprattutto di una rimotivazione dei docenti, vero motore di ogni cambiamento. Per questo è importante puntare alla loro formazione, dando un’anima all’educazione, come sostengono il sociologo Giuseppe De Rita e il politologo Ernesto Galli Della Loggia. Perché la crisi della scuola italiana altro non è che la crisi stessa dell’idea di educazione, di cultura, di nazione, di futuro dei nostri figli. Una questione da porci responsabilmente in un dibattito, dialettico fin che si vuole, ma rispettoso tra le parti, protese a far goal insieme. Non un’operazione di mero consociativismo, ma di serio coinvolgimento delle rappresentanze politiche e sindacali, familiari e associative, culturali e scientifiche, pur nella chiara distinzione di compiti e funzioni. Perché chi governa ha il dovere di decidere, ma anche di osare l’impossibile per un dialogo costruttivo. Se è vero, come sostiene Edward De Bono, uno dei guru mondiali della formazione, che lo sviluppo di una mente etica e creativa è oggi particolarmente importante per il futuro della società, perché non raccogliere insieme questa sfida? Facciamolo con coraggio e creatività, senza scorciatoie, riannodando con pazienza i fili di un patto sociale per l’educazione. Sarebbe un bell’esempio di cittadinanza attiva, più eloquente di tante lezioni. Michele De Beni LA PAROLA AI LETTORI Quali priorità della scuola italiana e quali suggerimenti proponete? Scrivete a: segr.rivista@cittanuova.it con oggetto Scuola.
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