Scuola, ahi ahi!
Una lettrice commenta l'articolo apparso sulla rivista a proposito del complesso rapporto tra cultura e istruzione. Si può denunciare senza perdere la speranza?
«Sono un’assidua lettrice della rivista, ma devo purtroppo rammaricarmi di un articolo apparso sul n. 5, p. 71, “Scuola e cultura, binomio difficile” nel quale si spara a zero sulla scuola, con toni molto negativi, totalmente inusuali per il giornale, che normalmente riesce a leggere situazioni ed eventi in un’ottica di speranza. Pur concordando in parte con l’analisi, è il tono disperatamente negativo a stupire il lettore: se persino Città Nuova assume tinte così fosche, cosa ci resta per sperare?».
Manuela Balò Giuggioli – Siena
Cara signora Manuela, grazie della sua lettera di critica, che giriamo comunque all’autore. Ma la sua lettera mi permette di puntualizzare una convinzione: “Città Nuova” è una rivista, o vorrebbe esserlo, che cerca il positivo che esiste nella società e che cerca di metterlo in luce. È quello che vogliamo fare in tutte le nostre pagine. Ma ciò non vuol dire non vedere quello che non va: nel qual caso saremmo solo dei buonisti. Anche se cerchiamo di presentare quello che non va con rispetto, senza acrimonia, con speranza. E allora, grazie per l’invito che ci rivolge. La scuola italiana è certamente in una condizione estremamente difficile. Ma anche in tale degrado non bisogna disperare. Denunciare senza perdere la speranza? Sì, è possibile.
Michele Zanzucchi