Scrisse un romanzo per adempiere ad un voto

Perseguitato dai nazisti, il poeta e scrittore ebreo Franz Werfel trovò rifugio a Lourdes, ignaro che sarebbe diventato il “cantore” di Bernadette
L'attrice Jennifer Jones nel film del 1943 "Il canto di Bernadette". (fonte Wikipedia)

In Italia lo scrittore austro-boemo Franz Werfel, ebreo non praticante attratto dal cristianesimo, è conosciuto soprattutto per I quaranta giorni del Mussa Dagh, il romanzo del 1933 che più ha contribuito a far conoscere al mondo il genocidio del popolo armeno e nel quale, fra l’altro, è prefigurata la tragedia che stava per abbattersi sugli ebrei in Europa. A questo, ritenuto il suo capolavoro, va accostato un secondo romanzo, edito nel 1941: Il canto di Bernadette, che ha ispirato un celebre film del 1943, Bernadette, con Jennifer Jones nei panni della giovane confidente della Vergine Maria: interpretazione che ha meritato alla Jones l’Oscar alla migliore attrice protagonista.

Franz Werfel (1940).

Recente è la riproposta per i tipi di Gallucci di questo romanzo dalla genesi particolare, come lo stesso Werfel confida nella prefazione alla prima edizione. Per sottrarsi alle persecuzioni dei nazisti, nel 1938 egli s’era rifugiato con la moglie in Francia, ma dopo l’invasione delle truppe tedesche, impossibilitato a lasciare il Paese, aveva ripiegato verso l’interno, trovando provvidenziale asilo a Lourdes, «della cui storia prodigiosa – racconta – non avevo fino allora la più superficiale nozione. Rimanemmo nascosti parecchie settimane nella città dei Pirenei. Fu un periodo di angosce, ma fu anche un periodo altamente significativo per me, poiché mi fu dato conoscere la meravigliosa storia della giovanetta Bernadette Soubirous ed i fatti meravigliosi delle guarigioni di Lourdes. Un giorno, tribolato com’ero, feci un voto. Se fossi uscito da quella situazione disperata ed avessi raggiunto la costa americana – questo fu il voto che feci – avrei prima di ogni altro lavoro cantato la canzone di Bernadette come meglio avessi potuto. […]

Il lettore diffidente, di fronte ai fatti qui narrati, può chiedere con maggior diritto che per le epopee storiche: “Che cosa è vero? Che cosa è inventato?”. Io gli rispondo: Tutti gli avvenimenti notevoli che formano il contenuto del libro sono in realtà accaduti. Essi sono iniziati non più di ottant’anni fa e si svolgono quindi nella piena luce della storia; la loro verità è attestata, in fedele testimonianza, da amici, da nemici e da osservatori spassionati. Il mio racconto non altera minimamente questa verità. Ho usato il diritto della libertà concessa al poeta, solo dove ragioni d’arte richiedevano di condensare cronologicamente alcuni fatti e dove bisognava far scoccare scintille di vita dalla materia trattata. Ho osato cantare la canzone di Bernadette, io che non sono cattolico ma ebreo. Il coraggio per questa impresa mi è venuto da un voto molto più antico ed inconscio. Sin dal giorno nel quale scrissi i miei primi versi, giurai a me stesso che avrei reso onore sempre e dovunque, attraverso i miei scritti, al segreto divino e alla santità umana: nonostante che l’epoca nostra, con scherno, ferocia e indifferenza, rinneghi questi valori supremi della nostra vita».

Da allora non sono mai venuti meno i consensi a questo romanzo. Anima di poeta e di artista attratto dovunque scorgesse un barlume di verità, spontaneamente inclinato verso la sorte degli oppressi e dei perseguitati, Werfel sa parlare al cuore del lettore descrivendo con finezza psicologica e virtuosismo stilistico le vicende della figlia analfabeta di un mugnaio e delle apparizioni di Lourdes. Un esempio in questo brano in cui viene descritta l’ultima, quella del 16 luglio 1858. Da notare il “voi” col quale la Madonna, ancora una volta in segno di riguardo, si rivolge alla sua umile confidente:

«La Signora è innanzi alla grotta, presso la riva del fiume. […] Bernadette apre lentamente le braccia e lentamente le lascia cadere. Poi fruga, senza volgere gli occhi, fruga nella borsa, in cerca del rosario. La Signora scuote la testa appena percettibilmente. Il rosario – può significare questo gesto – lo dirà mille altre volte. Oggi però la stessa preghiera sarebbe uno spreco. È venuto il momento di contemplare e soltanto contemplare. Bernadette vuol balbettare qualcosa “col cuore”. Ma la Signora porta lentamente il dito alla bocca. Questo può significare: “Tacete. Che cosa potreste rivelarmi che io già non sappia? Ed io pure non ho più nulla da annunziarvi”. Ma Bernadette non può frenare la terribile domanda che nonostante tutto le esce silenziosa dal cuore: “È questa l’ultima volta, o Signora, è questa veramente l’ultima volta?”.

La Signora, che intende perfettamente questa domanda, non dà alcuna risposta, neppure muta. Solo che il suo sorriso diviene ancora più lieve, più lieto, più incoraggiante, più cordiale. E in verità questo significa: ”L’ultima volta è un’espressione che noi due non comprendiamo. Noi dobbiamo prendere oggi un lungo commiato, certo, ma io rimango nel mondo e voi rimanete nel mondo…”.[…] Allora Bernadette rinunzia alla sua ansiosa domanda e s’immerge a fondo, come non mai, nella contemplazione. Contempla inconscia, con una inconcepibile tensione dei nervi, come dovesse colmare della visione tutte le dispense dell’anima, come dovesse occultare in ogni cantuccio di sé stessa l’immagine adesso ancora presente della Signora, per i tempi di carestia, da quest’ora all’ora della morte. Perché Bernadette sa: è l’addio. Ma anche la Signora dà tutto. Ella si offre, si dona avvicinandosi in continue onde d’amore fino al limite delle possibilità.

Il crepuscolo è già cominciato da un pezzo. Cala la notte a poco a poco. Il ricco cielo stellato di luglio si disvela lentamente. La luce via via più intensa delle candele alle spalle della fanciulla in ginocchio fa buio il mondo ai suoi occhi. La Signora non si è ancora ritirata. Con bene accorta delicatezza di cuore, ella ha scelto appunto quest’ora, in cui il dipartirsi della luce accoglie in sé la sua propria dipartita. Non vuol lasciare Bernadette come le altre volte. Non vuol nemmeno rendere più profondo il rapimento della ragazza per andarsene non veduta. Vuole involarsi aerea e leggera lasciando quanto meno dolore sia possibile».

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