Scricciolo d’oro
Se mai dovessi vincere due medaglie le vorrei dedicare alle mie compagne che a causa di diversi infortuni non possono partecipare a questo mondiale. Se poi ne dovessi vincere un’altra ancora non avrei alcun dubbio nel dedicarla ad una persona per me davvero speciale. Vanessa Ferrari, sedici anni il prossimo 10 novembre, si pronunciava così alla vigilia del suo primo campionato del mondo. Dopo anni di successi nelle nazionali giovanili, dopo aver vinto ben 5 ori ai Giochi del Mediterraneo dello scorso anno, dopo aver trascinato nel mese di maggio la squadra azzurra alla conquista del titolo continentale, l’attesa di tutti gli appassionati di ginnastica per questa ragazza originaria di Orzinuovi, in provincia di Brescia, era altissima. Ma forse neanche il più ottimista aveva osato sperare tanto. Oro nel concorso generale, bronzo nelle prove alle parallele ed al corpo libero, i suoi attrezzi preferiti. Tre medaglie al suo primo Mondiale: incredibile. Vanessa ha incantato tutti con delle esibizioni ricche di difficoltà tecniche elevatissime. Soprattutto nell’esercizio al corpo libero, specialità in cui è attualmente l’unica ginnasta al mondo a compiere cinque diagonali acrobatiche e dove, prima in Italia, ha eseguito il difficilissimo Tsukhara avvitato, ovvero un doppio salto indietro con doppio avvitamento. Questa ragazza ha un talento naturale, inutile nasconderlo. Ama ballare e disegnare, ed è dotata di una grinta e di una determinazione fuori dal comune.Ma, soprattutto, possiede una straordinaria forza di volontà in grado di farle affrontare a viso aperto le difficoltà che, nonostante la giovanissima età, ha già incontrato sul suo cammino. Difficoltà di ogni tipo, a cominciare da quelle che deve fronteggiare insieme alle sue compagne di allenamento. Eh sì, perché Vanessa, per stare il più possibile vicino a casa, si allena per tre giorni alla settimana in una palestra apparentemente inadatta a far crescere un’atleta che voglia raggiungere il vertice mondiale di questo sport. Una palestra con il soffitto basso, per cui si rischia di sbatterci la testa, e larga appena dieci metri, quando la pedana regolamentare del corpo libero ne misura dodici. Una palestra larga 24 metri, quando in gara la pedana del volteggio ne misura invece 32! Problemi di impiantistica comuni a quelli di altre discipline sportive, affrontati grazie a tanta buona volontà e all’abilità di un bravo tecnico come Enrico Casella che ha dimostrato di saper fare di necessità virtù. Ma non sono queste le uniche difficoltà nella strada verso il successo. Sacrifici e rinunce sono il pane quotidiano. Come le trasferte a Milano, dove si allena dal giovedì al sabato nel centro tecnico federale. Come le sei o sette ore di duro allenamento giornaliero, intervallate solo da un breve pranzo consumato negli spogliatoi. O ancora come le tre ore di lezione svolte nel tardo pomeriggio (Liceo della Comunicazione con indirizzo sportivo) per poi tornare a casa, giocare un poco con i suoi due fratellini più piccoli e andare presto a letto. Poca tv, poco tempo per gli hobby… non proprio quella che si dice un’adolescenza rilassata. Difficoltà messe in preventivo o impreviste. Come l’aver dovuto affrontare gli inconvenienti derivanti da un serio infortunio che l’ha costretta a gareggiare ai mondiali con 4 viti nella mano. Oppure come quando, durante la finale che l’avrebbe poi consacrata campionessa mondiale, ha dovuto reagire immediatamente allo sconforto per essere caduta dalla trave uscendo da una combinazione di salti particolarmente difficile. Ad un passo dalla conquista di un risultato storico Vanessa ha ripreso subito il suo esercizio, laddove molti si sarebbero scoraggiati, e lo ha concluso nel migliore dei modi. Forse è proprio l’aver dovuto affrontare o l’aver imparato a convivere con questi ostacoli che ora le fa apprezzare ancora di più i successi ottenuti e non le fa dimenticare, nel momento di massima gloria sportiva, cosa conta davvero. Dedico questi risultati alla mia squadra ed alla mia famiglia, ma il mio primo pensiero in questo momento di grande felicità va in particolare a tre persone, ha dichiarato Vanessa subito dopo la conquista delle medaglie mondiali. Lia Parolari, la mia compagna di squadra che si è fatta male poche settimane fa e che ha visto sfumare in un attimo il sogno di partecipare a questo mondiale. Francesca Benolli, un’altra mia compagna attualmente alle prese con la lunga fase di recupero dopo un brutto infortunio patito lo scorso anno. E Paola Galante, una ginnasta molto brava che in questi anni, insieme alla mia famiglia, mi è stata particolarmente vicina, nei momenti belli come in quelli più difficili. Spero che un giorno ci troveremo insieme in nazionale per gioire l’una dei successi dell’altra. Missione compiuta, Vanessa: tre medaglie per tre dediche speciali. Ne siamo certi: poco a poco l’Italia sportiva imparerà ad amare un’altra Ferrari, molto diversa dai bolidi modenesi ma, si spera, ugualmente protagonista. Intanto tu, grazie agli ultimi successi, grazie alla capacità che hai dimostrato nel saper fronteggiare e superare situazioni difficili, e grazie alla sensibilità che hai manifestato nel voler condividere la tua gioia con le compagne più sfortunate o con le persone davvero importanti, hai fatto capire che anche se hai soli sedici anni sei già… grandissima.