Scout italiani: “Il cuore della felicità è far felici gli altri”
«La felicità è un percorso faticoso; ciascuno lo ha sperimentato nella sua vita. Ma è una fatica che noi scout conosciamo bene: quella che ti fa raggiungere una vetta e poi, una volta arrivati in alto, ti fa guardare indietro, per contemplare la strada macinata, ma anche in avanti, per ammirare l’orizzonte». Con queste incisive parole Francesco Scoppola e Roberta Vincini, presidenti del Comitato nazionale Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci), hanno salutato le capo e i capi scout a conclusione della Route nazionale con cui si è celebrato il 50^ anniversario di nascita dell’Associazione.
Più di 18 mila giovani e capi provenienti dalle grandi città, dalle estreme periferie, da ogni angolo d’Italia, a Verona, dal 24 al 26 agosto, in viaggio, in treno, anche con lunghe marce a piedi. Giornate festanti ma impegnative sul tema “Generazioni di felicità”, un orizzonte da esplorare e da vivere in profondità, più che mai attuale in una società disorientata. Giovani e adulti, nuove e vecchie generazioni in un grande dialogo collettivo: 4 giorni scanditi da incontri, approfondimenti, momenti di dibattiti sulla realtà dei giovani di oggi e per definire sfide e percorsi dell’Associazione per i prossimi anni.
Al di là del seducente quanto ambiguo slogan di cui sembra essersi impossessata la società tutta, cioè che l’importante è “star bene con sé stessi”, in questi incontri l’orizzonte si è colorato di un ben più luminosa certezza: che lo stare bene con sé stessi è “far felici gli altri”, una prospettiva controcorrente alla tanto ossessiva quanto illusoria cultura della felicità come puro ripiegamento sui propri bisogni. Per questo, a distanza di più di cent’anni sembra riecheggiare ancor oggi più che mai l’accorato appello di Robert-Baden Powell, illuminato fondatore dello scoutismo: “Guarda più lontano, guarda più in alto, guarda più avanti e vedrai una via”.
Spettatori fiduciosi, raccogliamo questa sfida e su questa scia di luce, presi da entusiasmo e voglia di capire le “novità” di questa straordinaria Route scout, vi entri nel vivo, anche a distanza, e ti lasci trasportare dalle voci, dalle canzoni, dai silenzi, dalle testimonianze che qui si alternano scandendo i tempi di ogni giornata. Volti gioiosi, mani laboriose, gesti di altruismo, riflessioni e preghiera. Un grande laboratorio collettivo dove si intrecciano importanti tematiche che tutti i giovani dovrebbero conoscere ed affrontare: responsabilità, felicità, cura del “noi”, per crescere insieme e che nessuno resti indietro. Una cultura della felicità possibile a condizione che maturi in noi quella sapienza di vita che nasce dall’impegno e dalla condivisione verso sé stessi e verso tutti, dalla fiducia in Dio, dal prendersi cura e dal generare speranza, dall’impegno per la pace.
Nel via vai di questo immenso campo-scout viene spontaneo paragonare i volti festanti che incontri a quelli soddisfatti di giovani atleti, vincenti perché consapevoli che la vera conquista non è arrivare primi a tutti i costi, ma è correre insieme ad altri e vincere con sé stessi, allenati alla fatica, a rialzarsi dopo una caduta, e a ricominciare. Come bravi giocatori, si scende in campo, qualsiasi tempo faccia, anche quando il vento soffia contro e pigrizia o stanchezza sembrano prender il sopravvento. Si cammina lungo sentieri accidentati, si condividono sforzi, emozioni e conquiste. La mèta da raggiungere non cerca sconti né facili scorciatoie: ci vuole il coraggio di mettersi in cammino. Una mèta che si conquista a tappe, intessendo giorno dopo giorno quelle buone relazioni che ti fanno crescere. È gioia di vivere e di donarsi.
«Il tempo che stiamo vivendo ci impone di non voltarci dall’altra parte − sottolineano nel loro saluto finale i Responsabili nazionali delle e degli scout − ed è tempo di sporcarci le mani per costruire il futuro e di continuare con tenacia a educare al sogno», ai valori fondamentali, alla responsabilità, per rendere il mondo migliore.
«I formatori educano in primis con la loro vita, più che con le parole», ha sottolineato papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti delle comunità capi dell’Agesci. Ed è questo anche il messaggio più universale che eventi come questi lanciano alla società adulta: «Non lasciateci soli − invocano i giovani −. Lasciate da parte i vostri ingiusti mercati e false promesse, ma fateci da padri e da madri autentici», chiedono con insistenza al mondo adulto, che sembra sordo a questo grido di autenticità e di pace. Il futuro si costruisce insieme ai giovani. Da qui anche la prassi consolidata e promettente propria dell’esperienza scout di adulti impegnati insieme a giovani maturi e formati che fungono a loro volta da educatori per i più piccoli. Non si tratta di una formale scala gerarchica, ma di adulti e giovani uniti da un patto reciproco, da un orizzonte di valori e di vita.
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