Scorz’, una casa per i senzatetto
L’idea nasce nel 2017 nelle metropolitane di Parigi, dove Giuseppe D’Alessandro, designer e ideatore del rifugio, stava frequentando un workshop di arredo urbano: «Ogni giorno incontravo senzatetto che dormivano nelle metropolitane o ai pedi di vetrine di negozi di lusso, sono immagini che mi sono sempre rimaste dentro». Così Giuseppe decide di fondare il progetto no profit “Napoli 2035” a sostegno dei senza fissa dimora e di trasformare la sua tesi magistrale in Design for the Built Environment in un qualcosa di concreto.
Scorz’, questo è il nome dato al rifugio di cartone, pensato e realizzato per regalare un po’ di privacy e di protezione ai senzatetto, difenderli, per quanto possibile, dalla pioggia o dal freddo. La casetta temporanea prende ispirazione dagli origami giapponesi e si sviluppa studiando la geometria delle superfici piegabili, è realizzata con un cartone ondulato a doppio strato e al suo interno è presente un telo cerato per ricoprire il rifugio durante i temporali, è facile da aprire e da montare, ancora più facile da trasportare e da smaltire. Ma, come più volte sottolinea Giuseppe durante l’intervista, «questa non è la soluzione al problema, questo è un rifugio temporaneo», ed è la stessa scritta che si può leggere sul rifugio, insieme al numero di emergenza della città: «Chi camminando si imbatterà nei rifugi – continua Giuseppe –, ma anche chi deciderà di utilizzarli, deve sapere che si tratta di un riparo volutamente temporaneo, che non sostituisce una vera casa e non può essere la soluzione definitiva».
Il percorso di Giuseppe è lungo, da Napoli a Parigi, per arrivare all’università di Potsdam, dove prende forma la prima Scorz’, poi c’è il ritorno a casa e il lavoro presso l’azienda Formaperta, che ha messo a disposizione il cartone e il macchinario per la produzione. Per ora, Giuseppe e i suoi amici hanno consegnato una trentina di rifugi ma l’obiettivo è di aumentare la produzione: «Alcune volte li consegniamo direttamente, altre volte grazie al passaparola ci vengono richieste, l’idea è anche di lasciare le casette piegate in luoghi specifici così chi ne ha bisogno può prenderle». E fin dal primo momento le reazioni dei clochard e degli ex senzatetto sono state più che positive: «Quando ho avuto l’idea, ho parlato direttamente con loro chiedendogli se gli avrebbe fatto piacere ricevere un rifugio temporaneo, ho ricevuto solo dei sì. Un giorno un ex senzatetto mi ha detto: “Se fossi tuo padre, sarei orgoglioso di te”, e questo mi ha dato la forza di andare avanti».