Scoprire la bellezza dell’altro
“Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi camminare lontano, cammina insieme” (Kenya). Quaranta religiosi provenienti da quattordici paesi africani e dall’Italia, Germania e Haiti, appartenenti a diciannove Famiglie religiose. Tre sacerdoti diocesani. Trentaquattro religiosi attualmente in Africa. Diciannove religiosi africani, di cui nove giovani.
Questi i numeri dell’incontro panafricano “Comunione ed evangelizzazione in Africa” che dal 4 al 11 luglio 2007 si è tenuto nella Mariapoli Piero (Nairobi, Kenya) e che si è concluso con un open day al quale hanno partecipato circa 130 persone.
Il messaggio di Chiara Lubich
Chiara Lubich ha inviato un graditissimo messaggio:
Il cinque luglio i partecipanti hanno inviato la loro risposta a Chiara:
Frutti e prospettive
Nel suo messaggio Chiara prevedeva “frutti abbondanti” e augurava che si aprisse “una nuova tappa nella vita dei Religiosi …nell’amata Africa e nel mondo intero”. Alcuni frutti vengono immediatamente in evidenza, altri potranno maturare in futuro.
La scoperta della bellezza dei religiosi. Gli abitanti della Mariapoli Piero, dove non c’è una presenza stabile dei religiosi, come pure i numerosi partecipanti all’open day, hanno espresso il loro stupore e la loro gioia nel vedere insieme tanti religiosi.
L’impegno a mantenere viva la presenza di Gesù con altri religiosi nel proprio paese. In tutti è nato il desiderio e la decisione di portare questa esperienza di vita non solo in comunità o nell’ambiente di apostolato, ma in tutto il proprio paese. A questo scopo si è costituita una segreteria panafricana per far circolare e incrementare la vita tra i religiosi in Africa e tenere contatti con tutti i religiosi del mondo.
Il frutto più bello e inaspettato di questo incontro è stato la seconda generazione dei religiosi, i gen-re, che hanno raccolto il testimone dai religiosi che hanno portato il carisma dell’unità in Africa.
Tre di loro avevano già partecipato nel 2004 ad un incontro nella Mariapoli Piero. Ora erano presenti con altri sette giovani del Kenya, della Tanzania e dell’Uganda, appartenenti a varie congregazioni africane: Contemplative Evangelizers, Apostles of Jesus, Society of the Immaculate Heart of Mary, Brothers of Charles Lwanga.
Uno di loro ha detto: “Ho scoperto la mia vocazione all’unità”. Un missionario, sfiduciato per varie esperienze deludenti, dichiarava: “Vedendo la bellezza di questi giovani mi sono riconciliato con l’Africa”.
La comunione di beni tra i partecipanti ha coperto quasi tutte le spese e la comunione di beni tra i religiosi in tutto il mondo ha coperto il lieve disavanzo ed ha permesso di costituire un fondo per sostenere in futuro altre iniziative in Africa.
In tutti infatti emergeva il chiaro desiderio di ripetere questa esperienza con una scadenza biennale e con il carattere di un periodo di formazione alla spiritualità di comunione.
Concluso l’incontro, un altro messaggio ha raggiunto Chiara:
“Carissima Chiara, la tua amata Africa canta un Magnificat per le grandi cose che Dio ha compiuto nel primo incontro panafricano dei religiosi… Ci sembra che tutto questo costituisca un nuovo germoglio dell’albero dell’Opera in Africa”.
Storie dei primi tempi
Nelle prossime pagine potremmo ascoltare, attraverso alcune esperienze, la voce dei religiosi dell’Africa che ripetono con la loro vita il canto di Maria.
Sono racconti che hanno il sapore delle origini, perché ci rendono partecipi della storia dei primi tempi del Movimento dei focolari in Africa.
Molti religiosi, infatti, quando furono inviati dai loro superiori nei vari paesi africani, furono i primi a portare il carisma dell’unità che avevano conosciuto in Europa. Con la loro vita hanno fatto nascere e sviluppare intere comunità del Movimento che in seguito, magari dopo tanti anni, hanno potuto accogliere un focolare.
Se oggi il Movimento dei focolari è presente in Africa, molto lo si deve alla vita dei religiosi e religiose, come pure dei sacerdoti e laici, che come pionieri hanno aperto nuove strade al carisma dell’unità, e attraverso di esso, alla Chiesa.
Come una famiglia che si raduna attorno al fuoco per ascoltare le avventure gioiose e tristi, affascinanti e incredibili, dei propri membri, così ci siamo radunati anche noi per raccontarci le nostre storie.
Sono storie che alimentano la nostra memoria, le nostre radici, la nostra identità. Sono storie che fanno parte di noi, perché ci insegnano a vivere i nostri tempi. Sono storie più grandi di noi, perché ci fanno guardare avanti, verso quei primi tempi che in verità sono anche gli ultimi, sono i tempi eternamente presenti di Dio.