Scienza e filosofia amiche-nemiche
Dopo aver, negli ultimi 200 anni, ridotto al silenzio, o almeno relegato in un angolino, Dio, religioni e teologia, alcuni scienziati hanno deciso che era il momento di liberarsi anche dell’ultima concorrente al monopolio culturale: la filosofia. Ha cominciato il famoso fisico Steven Hawking affermando che la filosofia ormai è morta perché basta la scienza. Il premio Nobel Steven Weinberg ha addirittura intitolato un capitolo del suo ultimo libro: Contro la filosofia. Niente di nuovo in realtà: già al tempo dei greci Isocrate sosteneva che per le arti e le scienze la filosofia è inutile, mentre Aristotele ribatteva che è invece importante approfondire i fondamenti e i concetti astratti.
Oggi però la discussione è più decisiva di duemila anni fa, perché la scienza permea ormai tutti gli angoli della nostra vita e del nostro modo di pensare. La scienza, e con lei la tecnica, corre e non ha tempo da perdere con troppe riflessioni, forse inutili. Lo afferma deciso Edoardo Boncinelli su Le Scienze: «Nel mio operare da scienziato non ho mai avuto bisogno di ricorrere a un qualche tipo di pensiero filosofico», soprattutto perché negli ultimi due secoli «le conclusioni della scienza sono entrate in rotta di collisione con il senso comune e con le teorizzazioni della filosofia».
Partita chiusa quindi? Forse no. Mario De Caro, professore di filosofia morale e filosofia della scienza a Roma e Boston (Usa), alla domanda su cosa pensa dell’affermazione di Hawking che i filosofi non servono più, reagisce con un secco: «È un’idiozia». Alla successiva domanda se la scienza stia diventando una nuova religione, risponde: «In Hawking certamente lo è. Con questo approccio non muore solo la filosofia o la riflessione etica, viene scardinato il ruolo riservato tradizionalmente agli umanisti. Per una duplice ragione: la prima è colpa degli umanisti stessi che non si aggiornano. La gran parte dei filosofi, infatti, continua a studiare solo i filosofi del passato, senza aggiornarsi sulle sfide del presente. Non si può andare avanti pensando la scienza come la pensavano Kant e Croce. Invece i filosofi più consapevoli hanno uno strumentario intellettuale che gli scienziati non hanno. Quindi cosa succede con la delegittimazione dei filosofi? Succede che gli scienziati senza rendersene conto fanno filosofia, a partire dai dati che hanno. Ma se i filosofi che non sanno la scienza sono un disastro, gli scienziati che non sanno la filosofia e discutono senza sapere di cosa parlano fanno un danno ancora maggiore».