Scienza e magistratura
Sono passati 4 anni dal terremoto dell’Aquila, che il 6 aprile 2009 causò oltre 300 vittime e 1.500 feriti. Una delle conseguenze di quel disastroso evento fu il processo per «negligenza, imprudenza, imperizia» che vide, come imputati principali, i componenti della Commissione grandi rischi, il cui compito principale è «fornire pareri di carattere tecnico-scientifico» alla Protezione civile.
Nove mesi fa la sentenza di primo grado ha condannato Enzo Boschi, allora presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e gli altri imputati, a 6 anni di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e pagamento dei danni alle parti offese, per "omicidio colposo plurimo". Grande eco ha avuto la sentenza in tutto il mondo, specialmente tra gli scienziati, che si sono visti messi sotto accusa dalla magistratura per un evento “imprevedibile” con le conoscenze attuali. Qualcuno ha affermato che l’unico precedente in questo campo è la condanna di Galileo Galilei.
Di fronte ad una generale “perplessità” sulla sentenza, non sono comunque mancate le discussioni, le divergenze e le prese di posizione discordanti anche nel mondo scientifico. La prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature ha definito la sentenza «ridicola». Mentre un’altra rivista, Scientific American, ha invece sottolineato che la sentenza non è da considerarsi contro la scienza, ma «contro un fallimento della comunicazione scientifica».
A seguito del processo, l’ufficio di Presidenza e parte dei membri della Commissione grandi rischi «hanno rassegnato le proprie dimissioni, ritenendo che fossero venute meno le condizioni per un sereno ed efficace andamento dei lavori della Commissione stessa. Successivamente, anche a seguito di diverse interlocuzioni con esponenti di governo finalizzate ad individuare le più opportune modalità per un sereno operato della Commissione, la quasi totalità dei componenti dimissionari ha sospeso le proprie dimissioni. In ogni caso la Commissione, consapevole del delicato ruolo che ricopre, non ha mai cessato di garantire la propria operatività».
Alcuni parenti delle vittime hanno definito la sentenza una importante vittoria di principio, sottolineando che lo Stato, e in particolare la Commissione grandi rischi, ha tradito la fiducia dei cittadini.
Qualche giorno fa, a seguito della pubblicazione delle motivazioni della sentenza secondo la quale il terremoto non era affatto imprevedibile (leggi qui le 781 pagine), Enzo Boschi ha per la prima volta espresso le proprie valutazioni sul processo scrivendo al blog di Marco Cattaneo, direttore della rivista italiana Le Scienze. L’intervento si può leggere qui.