Scenari mondiali: i cambiamenti climatici
I risultati di uno studio comparativo sulle emissioni di CO2
Secondo il numero di dicembre della rivista trimestrale Oil, pubblicata dall’Eni, Stati Uniti e Cina sono in testa alla classifica delle emissioni di CO2. Mentre al Paese asiatico – con 1,3 miliardi di abitanti – è dovuto il 21 per cento delle emissioni mondiali di questo gas, tra i principali responsabili del cambiamento climatico in corso, gli Usa ne emettono il 20 per cento, a fronte di una popolazione di circa 300 milioni. Nel loro insieme i Paesi dell’Ocse sono responsabili del 46 per cento delle emissioni di CO2 nella nostra atmosfera, mentre il record procapite di emissioni è detenuto dall’Australia (20 milioni di abitanti) e Stati Uniti (300 milioni di abitanti): ben 18,7 tonnellate di carbone equivalenti (tce) all’anno. Per questo il governo australiano si è impegnato, dopo aver firmato due anni fa il protocollo di Kyoto, a ridurre del 25 per cento le proprie emissioni per il 2020.
Dati più confortanti vengono forniti su Brasile e Svezia. Nel colosso sudamericano il 50 per cento della produzione di energia si basa su fonti rinnovabili. L’energia idroelettrica fornisce infatti 80 mila megawatt, mentre la produzione di etanolo è di 27 miliardi di litri all’anno (dei quali se ne esportano 5 miliardi). La Svezia, grazie anche alla carbon tax introdotta nel 1991, ha ridotto del 9 per cento le emissioni di gas serra, pur nel contesto di una crescita economica del 48 per cento nello stesso periodo. Il che sembra indicare che non è impossibile utilizzare strategie efficaci per diminuire l’impatto dell’attività umana sull’ambiente.
(AB_Ciudad Nueva_Argentina_2010/2/19)