In scena da fine aprile

Le domande e le attese dell'uomo contemporaneo nella produzione artistica dei palcoscenici italiani
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La Passione di Bach secondo Delbono

Pippo Delbono rilegge “La Passione secondo Giovanni” di Bach in forma scenica, trasformando l’oratorio in uno spettacolo vibrante e poetico dove Cristo è il Cristo degli ultimi, dei deboli, dei poveri, dei profughi. La scena scarna, delimitata da impalcature e da tralicci, “evoca – spiega il regista –la memoria dei condannati a morte, degli emigranti disperati che muoiono in mare, degli operai che cadono dalle impalcature del lavoro, di coloro che si tolgono la vita e che guardano nel vuoto”. Delbono recita un testo in lingua italiana che fa da contrappunto ai recitativi e ai corali in tedesco dell’oratorio. In scena alcune sue presenze-icona: primo tra tutti Bobò, il sordomuto e analfabeta che è stato rinchiuso nel manicomio di Aversa per 47 anni, volto stabile nei lavori del regista, e due profughi: l’afgano Safi Zakria, e Martino, ebreo ungherese che vive a Palermo nella comunità di Biagio Conte. E quindici attori sordomuti.

“Passione secondo Giovanni”, Johann Sebastian Bach, in forma scenica, maestro concertatore e direttore Ignazio Maria Schifani, regia Pippo Delbono, scene Renzo Milan, costumi Alberto Cavallotti, luci Salvatore Spataro. Con Nathan Vale, Ugo Guagliardo, Marleen Mauch, Nils Wanderer, Alessandro Luciano, Giorgio Caoduro. Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Massimo. Nuovo allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con il Teatro dell’Opera di Roma e il Teatro  San Carlo di Napoli. A Palermo, teatro Massimo, dal 27 al 29/4.

 Un Macbeth psichedelico

Prosegue l’affondo drammaturgico nei testi classici del Teatro del Simposio che, dopo la La Bi(G)sbetica domata da William Shakespeare e Beyond Vanja da Anton Cechov, è ora impegnato in una psichedelica rilettura della cruenta tragedia shakespeariana: tutto accade all’interno di una festa, di un party, in una scena fatta di proiezioni dove Macbeth, Lady Macbeth e Banquo si trovano soli con le loro coscienze e il loro destino e le cui esistenze sono manovrate da un Dj. Una favola piena di “rumore e di furore”, un party psichedelico in cui sogno e realtà si fondono e dove quel che rimane è l’essenza dell’uomo, dei meccanismi del potere, dell’amore portato alle più cupe conseguenze.

“Psychedelic Macbeth” del Teatro del Simposio, elaborazione drammaturgica di Antonello Antinolfi, Giulia Pes, Francesco Leschiera, regia Francesco Leschiera, con Sonia Burgarello, Alessandro Macchi, Andrea Magnelli, Jacopo Monaldi Pagliari. A Milano, Spazio Avirex Tertulliano, dal 26/4 al 7/5.

L’Orestea secondo Testori

Lo spettacolo ripercorre la strada della riscrittura delle grandi tragedie, già sperimentata da Testori con “Ambleto”, “Macbetto” e “Edipus”. L’”Orestea” di Eschilo diventa materia plasmabile da reinventare radicalmente, per affidare ad un narratore monologante il tormento di Oreste, le voci e i corpi di Clitennestra, Egisto e Elettra. Centro del testo è la parola incarnata che genera ogni volta una lingua nuova, dove il dialetto lombardo è solo il polo d’attrazione al quale si legano lingue vive e inventate (francese, spagnolo, inglese, latino).

“SdisOrè”, di Giovanni Testori, regia Gigi Dall’Aglio, con Michele Maccagno, musiche Emanuele Nidi. Compagnia Teatro De Gli Incamminati. A Napoli, Galleria Toledo, dal 26 al 30/4.

“Aktion T4” di Lenz Fondazione

A  distanza, nel tempo della distanza alcune persone – la cui vita sarebbe stata indegna di essere vissuta – dialogano tramite versi di grandi opere. Da Segismundo di “La vita è sogno” di Calderón de la Barca rinchiuso nella sua torre-prigione a Helena del “Faust” di Goethe, la donna più bella del mondo. Opera barocca e opera grandiosa si prestano al riscatto di nuove forme di bellezza. Nelle grandi opere si trova la risposta più semplice ed efficace alla ragione feroce di umani contro umani per un controllo dell’evoluzione così disumano, fortificato dall’indifferenza e dalla complicità di ampi settori sociali della società tedesca e non solo. Una riflessione contemporanea sull’essere umano e le sue potenzialità espressive nella condizione di massima debolezza. Lo spettacolo è interpretato da Barbara Voghera e Carlotta Spaggiari, attrici sensibili di Lenz insieme ad Alessia Dell’ImperioTommaso Sementa (danzatore), Giacomo Rastelli (baritono), performer sensibili del laboratorio Pratiche di Teatro Sociale.

“Aktion T4”, Progetto permanente resistenza e olocausto, testo originale e imagoturgia di Francesco Pititto, installazione e regia Maria Federica Maestri, musica Andrea Azzali. Produzione Lenz Fondazione, in collaborazione con ISREC – Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea. A Parma, Lenz teatro, dal 25 al 30/4.

Spaccanapoli Times

Quattro fratelli in lotta con il modernismo globalizzante, che innesca nel mondo dinamiche sociali dalle quali i componenti della famiglia si sentono esclusi, sullo scenario di una Napoli contemporanea vista come detonatore della crisi etica. Questo è lo scenario in cui sono coinvolti i protagonisti dello spettacolo. La scrittura di Ruggero Cappuccio si materializza in un italiano che slitta sul terreno delle lingue del Sud, irrorandosi di anglicismi erosivi per una partitura sonora in cui fiammeggiano allegri dirompenti e adagi malinconici. Su tutto regna il ridere e sorridere, dove la comicità volontaria, sferzante e innocente, diventa una lente d’ingrandimento per leggere la realtà del male di vivere con impeto tagliente e irriguardoso.

“Spaccanapoli Times”, scritto e diretto da Ruggero Cappuccio, con Giovanni Esposito, Gea Martire, Marina Sorrenti, Giulio Cancelli, Ciro Damiano; costumi Carlo Poggioli, letture sonore di Marco Betta, scene Nicola Rubertelli. Produzione Teatro Stabile di Napoli. A Roma, Teatro Eliseo fino al 7/5.

 Falcone e Borsellino, 20 anni dopo

Scritto in occasione del ventennale dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, il testo ripercorre gli ultimi momenti di vita dei due magistrati che sanno di non avere più come alleato il tempo. È  una corsa che parte dalla loro ultima notte all’Asinara, dove furono inviati per completare gli atti finali del maxi processo, entrato nella storia per essere stato il più grande processo mai celebrato al mondo contro la criminalità organizzata. “Il testo – spiega Fava – nasce dal desiderio di raccontare la loro dimensione più autentica e quotidiana, che nulla toglie o sottrae al senso della  loro battaglia, ma li completa come esseri umani. Un’umanità fatta di vitalità, di solitudine, di senso profondo del dovere: un rapporto di amicizia che non può essere cristallizzato in un fermo immagine, ma che nasce da un’ idea di militanza civile e umana, di cui non sempre ci arriva tutto il senso e la forza”.

“Novantadue: Falcone e Borsellino, 20 anni dopo” di Claudio Fava, regia Marcello Cotugno, con Filippo Dini, Giovanni Moschella e Pierluigi Corallo. A Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo, dal 28 al 30/4.

 Omaggio in danza a Dalla e Caruso

Per il  VII Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico, la compagnia di Mvula Sungani e l’etoile Emanuela Bianchini tornano con la nuova creazione “Caruso” (il 26 e 27/4), omaggio all’Italia e a due artisti che negli ultimi secoli l’hanno resa grande nel mondo: Enrico Caruso e Lucio Dalla. A ispirare il coreografo italo-africano Sungani il trentennale dell’incisione della canzone Caruso, brano di grande ispirazione e di successo internazionale (con oltre cento versioni in diverse lingue), dedicato al grande tenore. Arie d’opera cantate da Caruso e canzoni interpretate da Dalla, intervallate da musiche popolari e da composizioni originali eseguite dal vivo dall’ensemble siciliano Unavantaluna, in un mix fra tradizione e innovazione, saranno rese “tridimensionali” grazie alla physical dance con la quale si darà corpo e poesia ad un lavoro coreografico che alterna quadri evocativi con quadri moderni, e alcune coreografie in tema tratte dal repertorio della compagnia.

 

 

 

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