Scelte universitarie: come districarsi?

Una piccola guida per gli studenti italiani alle prese con la scelta degli studi post-diploma, cercando di capirne le criticità e descrivendo buone pratiche per affrontarla.
(Foto da Pexels)
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Gli studenti italiani che scelgono di intraprendere un percorso di studi universitari sono in aumento. Secondo il Ministero dell’Università e della ricerca le nuove immatricolazioni nell’anno accademico 2022-23 sono state oltre 7.000 in più rispetto all’anno precedente. In totale 329.817 ragazzi hanno intrapreso un corso di laurea. Di questi, una maggiore presenza femminile: 183.647 nuove iscritte, il 56%, rispetto a quella maschile di 146.170 nuovi studenti, il 44%.

A fronte di molti più ragazzi che scelgono di intraprendere studi universitari, c’è anche un generale aumento dei corsi di studi, spinto dall’applicazione del digitale alle discipline, dalla sempre più presente e necessaria tutela dell’ambiente e anche, ad esempio in Italia, dalla nascita, non senza iniziali opposizioni, di corsi in studi di genere, già presenti a livello europeo. Primo fra tutti, pioniere in questo senso, la Sapienza di Roma che nell’anno accademico 2022-23 ha fatto partire il suo corso “Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione”.

Perché oggi è più complicata la scelta del corso di studi rispetto al passato? Innanzitutto, per i due fattori già nominati: aumento degli studenti e aumento dei percorsi di laurea. Inoltre, negli anni, c’è stata una diversificazione notevole del percorso universitario, che ha creato più bivi da affrontare. Il mitologico vecchio ordinamento era un percorso di studi rimasto in vigore fino al 1999. Con la riforma Zecchino (D.M. 509/99), il vecchio modello, un corso della durata di 4-5 anni, è stato diviso in un percorso 3+2. Triennale più specialistica, o magistrale.

Da un lato, è stato così possibile per gli studenti arricchire il proprio percorso di studi, in quanto si può scegliere di specializzarsi in qualcosa, anche differente da ciò che si è studiato nel triennio. C’è anche la possibilità di cambiare università e confrontarsi con ambienti diversi, prendere parte a nuove iniziative, entrare in un’altra rete di persone e scoprire cosa può offrire di nuovo e diverso. Ancora, è l’opportunità di ampliare le proprie possibilità lavorative. Certo, è anche un’opzione di fuga per chi sceglie di limitarsi alla laurea triennale. I giovani di oggi, quindi, sono stati messi di fronte a un notevole ventaglio di scelte, che comporta in genere un impegno mentale maggiore rispetto al passato.

Sebbene i pro siano numerosi, ci si sofferma qui sulle criticità che questo tipo di realtà porta con sé, per averne consapevolezza e poter così sfruttare strumenti atti ad affrontarla. Terminata la magistrale, o anche al termine della triennale, ci sono i master: percorsi universitari, tendenzialmente votati alla pratica, ricchi di stage – almeno in teoria – che introducono i ragazzi nel mondo del lavoro. Utili soprattutto se si proviene da un percorso universitario molto teorico. Possono essere di due o tre anni, di primo o secondo livello (se si esce da una laurea triennale o magistrale). Anche qui, altre decisioni importanti da valutare. Il dottorato poi, a seguito di laurea magistrale, è un passo in più per chi vuole operare nell’ambito della ricerca e dell’insegnamento. Di solito, sia all’estero che in Italia, dura dai 3 ai 4 anni.

Non fraintendetemi, non è sufficiente fare una scelta. Dal 1987 in Italia, con un Decreto Ministeriale, iniziano ad essere introdotti i fatidici test d’ingresso alle università statali, per ovviare a una crescente disoccupazione dovuta a un numero maggiore di persone laureate rispetto alla reale richiesta del mercato. Il test d’ingresso ha, quindi, un suo senso di esistere. Oggi, molte facoltà sono a numero chiuso, soprattutto quando si inizia ad accedere a studi superiori. Il problema sussiste nel fatto che, per affrontare il test, lo studente deve impegnare in questa fase di scelta e discernimento ancora più energie mentali, anche perché più test si affrontano, più bisogna prepararsi.

Tutto ciò ha un costo, sia economico che di tempo. Può essere necessaria una scelta anche un anno prima dell’inizio del corso di laurea. Questo vale soprattutto per le domande di ammissione a lauree di stampo internazionale, che adottano quindi il modello anglosassone, anticipando di molto la richiesta d’iscrizione.

Come capire, quindi, quale percorso intraprendere? Ci sono strumenti appositi che si sono sviluppati nel tempo, servizi di consulenza e test di orientamento universitario, offerti da molti atenei e da aziende private, anche un minimo dalle scuole superiori. Senza dubbio il primo passo è comprendere ciò che appassiona di più, in cui si riesce meglio o, proiettandosi più verso il futuro, che lavoro si vorrebbe fare, al di là del tipo di percorso di studi da affrontare per raggiungerlo. La motivazione – accompagnata da moltissimo studio – potrebbe far superare gli eventuali ostacoli nell’approcciare materie fuori dalla propria zona di comfort. Il confronto e il dialogo con amici, parenti e docenti può essere altrettanto utile. Leggere il programma dei vari percorsi di studio è fondamentale.

E l’università? Anche quello è un altro dilemma. Telematica o in presenza? Vicino casa o vita da fuorisede? In Italia o all’estero? Statale o non? Le risposte possono dipendere da tanti fattori, finanziari in primis. Bisogna valutare se ci sono università che offrono borse di studio o se la retta di un ateneo per gli anni di frequenza non lede troppo le proprie finanze. Altri fattori di scelta, la reputazione migliore (QS world ranking ogni anno ne stila una lista) e i servizi e le convenzioni offerte. Inoltre può essere interessante leggere i tassi occupazionali dei suoi ex studenti. Tutti dati solitamente disponibili sui portali delle università stesse.

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