Scelgo la città
La Consulta ha dichiarato l’incompatibilità del doppio incarico. Raffaele Stancanelli, sindaco di Catania, dichiara a Città Nuova, che rinuncerà al Senato: «Ho risollevato un Comune al dissesto finanziario e voglio continuare»
Sta rimbalzando in tutta Italia la notizia della sentenza della Corte Costituzionale che afferma l’incompatibilità del doppio incarico elettivo: chi è sindaco in Comune che abbia più di ventimila abitanti non può contemporaneamente sostenere il mandato parlamentare. La vicenda è partita da Catania a pochi giorni di distanza dalla sentenza del Tribunale che ha pesantemente condannato l’ex Sindaco Scapagnini e due sue Giunte per falso in bilancio. L’attuale primo cittadino, il senatore Stancanelli, si trova al bivio: scegliere tra lo scranno al Senato o al Comune.
Ma Raffaele Stancanelli, non è certamente l’unico in Italia a trovarsi in questa situazione. Le sue dichiarazioni di queste ore sono tutte nella stessa direzione: «Se dovrò scegliere, rimarrò a Catania».
Sindaco, perché la sua scelta è a favore della città rispetto al seggio in Senato?
«Il motivo è semplicissimo: io sono stato scelto dai catanesi per amministrarli ed ho trovato una situazione difficilissima. Da tre anni mi impegno in maniera concreta e rigorosa per recuperare la vivibilità a Catania e sarebbe un peccato interrompere questo lavoro. Lo dico anche da un punto di vista personale, perché chi si è sacrificato per la città, poi vuole cogliere anche i frutti del suo lavoro. Tutti questi elementi combinati insieme mi portano a scegliere senza alcuna esitazione di fare il Sindaco di Catania. E’ chiaro che di fronte a questa mia volontà voglio vedere anche la reazione della città e delle forze politiche che mi sostengono, perché è chiaro che mi devono aiutare, non posso fare il don Chisciotte. Sono deciso a fare questa scelta ma lancio una sfida anche alla politica catanese perché mi sostenga in questa stessa direzione».
In questi anni di lavoro per la città, quale è l’obiettivo che ha raggiunto e che le ha dato maggiore soddisfazione?
«Forse molti non ricordano cosa ho trovato a Catania quando mi sono insediato nel 2008. Dico solo tre elementi. Il primo: all’epoca non potevo entrare nel Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio, perché la piazza su cui si trova, piazza Duomo, era invasa dalla spazzatura. Il secondo: ogni giorno il centro della città era occupato da scioperi e manifestazioni, perché i dipendenti comunali da mesi e mesi non prendevano gli stipendi. Il terzo: Catania era al buio (per il mancato pagamento della fornitura elettrica e in quel periodo l’Enel aveva ridotto notevolmente l’illuminazione pubblica a iniziare dalle strade del centro). Questi sono dati concreti: sono riuscito ad impedire il dissesto finanziario del Comune, ho dato modo alla socialità di riprendersi, ed infatti da tempo non ci sono più scioperi perché la gente è stata pagata, la città si è riaccesa, l’immondizia è stata eliminata.
Sono in atto anche altri processi di riorganizzazione: ora c’è un ordine nella pianta organica comunale che conta circa 1.300 persone, abbiamo fatto diventare attive le società partecipate e tre di loro le abbiamo messe in relazione. Stiamo lavorando molto sulla mobilità urbana: l’azienda municipale trasporti è diventata una società seria, al punto che ci possiamo permettere il lusso di assumere le persone. Tutte queste cose mi fanno pensare una cosa importante, cioè che stiamo risollevando Catania. Quindi è chiaro che il sindaco di una grande città che riesce a risollevare la città, è evidentemente soddisfatto. Per questo voglio continuare a lavorare e anche con piacere».
Questi sono i risultati raggiunti anche per le situazioni che necessariamente ha dovuto affrontare date le condizioni in cui si trovava la città. Ma quali sono gli obiettivi per i prossimi anni di mandato?
«Innanzi tutto continuare in un’opera di rigore, in particolare sul fronte della legalità, del rispetto delle regole. E poi cogliere i frutti del lavoro di riorganizzazione che abbiamo fatto. Ecco alcuni esempi. In materia urbanistica, per la programmazione del territorio – che poi è il volano per l’ economia e per la ricchezza – stiamo chiudendo una vicenda sospesa da oltre cinquant’anni che riguarda un’area del centro attualmente abbandonata e in disuso, il Corso Martiri della Libertà. A novembre porteremo in Consiglio il piano regolatore, di cui si parla da venti anni ma ancora non è stato fatto. E’ in fase di conclusione anche il piano dei parcheggi, avviato da oltre cinque anni e mai concluso.
Sul piano della legalità abbiamo fatto oltre centomila accertamenti per evasione tributaria, ma i ricorsi sono stati solo 400, quindi vuol dire che siamo sulla strada giusta. Sono convinto che la lotta all’illegalità passa anche dalla lotta all’evasione. Siamo molto determinati contro l’abusivismo: a Catania non c’è un’area che non sia toccata dall’abusivismo e sono in atto dei controlli. Poi c’è l’abusivismo commerciale: venditori ambulanti, paninari. Il territorio ora è controllato quotidianamente.
Tutto questo deve continuare, ed è per questo che penso che sia giusto che io continui la mia attività, sempre che i cittadini lo vogliano. Quando i cittadini mi diranno «ci siamo stancati di te, non ci convinci» allora me ne andrò tranquillamente a casa.