Scegliere il Cuore

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Dal momento che gli uomini sono gli esseri più evoluti, io oggi ho capito che il nostro compito è quello di prenderci cura di tutti gli altri esseri viventi e di mettere l’intelligenza al servizio dell’armonia della natura… Non voglio dire con questo che l’umanità debba lasciare intatto tutto ciò che si trova dinnanzi: anche lo scoiattolo si nutre dei frutti, o l’acqua si porta via gli alberi o modella i sassi, o il sole brucia la pelle, o il leone mangia la gazzella… ogni relazione è un dono di una parte di sé all’altra . Così scrive Simone Mazzata nella sua opera prima, appena pubblicata dalle edizioni Marna, col titolo Scegliere il cuore – La mia storia con la natura. Mazzata, giornalista bresciano, da anni impegnato nella comunicazione ambientale e in un gruppo di ricerca universitario sull’educazione all’ambiente, esplicita nell’introduzione che il volume, inizialmente, voleva essere un contributo scientifico sull’ambiente, ma che poi si è trasformato nel racconto della propria vita, o meglio, nella storia di un uomo che riscopre sé stesso a contatto con la natura. Egli comincia a scrivere il libro in un momento di dolore estremo, dovuto alla perdita del figlio Brunetto di due anni e, nel silenzio e nella bellezza della natura, cerca il senso di quella morte. La sua esperienza di uomo provato si intreccia, in una percezione nuova, con quei frammenti di conoscenze raccolti in tanti anni di studi e di ricerca, per giungere, come scrive Grazia Francescano nella prefazione, a quel salto di qualità della coscienza collettiva di cui c’è disperato bisogno e senza il quale il degrado dell’ambiente e degli esseri umani continuerà con spaventosa rapidità. La perdita di un figlio è tra i dolori più acuti per un padre, che può ipotecare seriamente il futuro, ma per Simone Mazzata quel momento rappresenta l’inizio di qualcosa di speciale: Dopo un inevitabile periodo di confusione e di ricerca del perché e del per come… la scoperta che niente finisce, ma che tutto è appunto vita. Basta saper ascoltare il cuore ed imparare ad amare, cominciando da noi stessi e allargandoci via via verso il mondo… L’essenza della vita non è nelle forme materiali che assume, ma nell’energia vitale che ciascun essere vivente porta dentro di sé. Una prospettiva… in cui vita e morte di ciò che percepiamo sono diverse facce della stessa Vita. Tante frasi ritornano e si intrecciano come in una composizione musicale dove le note sono, di volta in volta, il pensiero e l’esperienza diretta, la conoscenza e l’intuizione, il dolore e la gioia, ma soprattutto la continua ed inattesa scoperta dell’innocenza. La vita si coltiva, non come pensavo, avanzando semplicemente con l’età e con l’evoluzione del corpo, ma ritornando all’inizio, a quando eravamo bambini… I bambini sono esseri meravigliosi che ispirano amore e tenerezza, perché se li guardi da vicino, sono più avanti di noi grandi nella comprensione della realtà, perché non ragionano con le categorie dell’opportuno o dell’utile, ma vivono pienamente ogni esperienza, ogni evento, in modo libero, senza pregiudizi, a cuore aperto. E sono proprio i bambini che possono aiutarci a vivere la vita come un gioco, perché nel gioco, prima ancora che le regole, conta la relazione che si stabilisce, il desiderio di comunicare. Il confine tra realtà e fantasia non esiste, così come la separazione tra tangibile e intangibile. Tutto è armonico, circolare, mai banale. Solo così, anche l’esperienza più tragica e oscura possiede in sé un potenziale di vitalità: Comincio a pensare che il dolore sia, in fondo una opportunità per ritrovare l’equilibrio, come quelle altalene fatte con un tronco su cui bisogna giocarci in due: gioia e dolore alle due estremità, Vita in mezzo, ferma, fermissima, per mantenere la stabilità. Ho divorato queste pagine come si divora un pane buono e profumato il cui buon odore si spande nell’aria, ti avvolge e ti risana. Insieme all’autore, infatti, fai la scoperta che nell’universo tutto è in un rapporto profondo e che questo rapporto va rispettato e ricostruito lì dove viene alterato, in pace, senza fretta, pienamente immersi nell’attimo che ci è dato: La corsa disperata contro il tempo ci ha fatto credere che più cose riusciamo a fare in meno tempo, più è lontana la fine del tempo. Cioè la morte… Anche l’ambiente è diventato una vittima di questa guerra al tempo: abbiamo pensato che potevamo ricavare ulteriore tempo alterando i ritmi della natura e forzandone le leggi… Sanare la frattura fra uomo e natura, anche nella ricerca di un’armonia nel tempo, ha un grande significato anche per il nostro benessere: è la ricerca dei bioritmi perduti, dei ritmi un po’ più rallentati, che ci aiutano tutti a star meglio, con noi stessi e con gli altri. Un libro che si legge e si rilegge e che sarebbe piaciuto molto ad Anna Maria Ortese perché in esso si respira quella dimensione cosmica, così cara alla scrittrice, che si traduce nella consapevolezza del profondo ed intimo legame che c’è tra tutti gli esseri viventi di questo corpo celeste che è la Terra.

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