Scavalcando le difficoltà
La preparazione è appena cominciata. Qualche settimana a ritmo blando (ma la pacchia durerà poco, purtroppo ), poi si farà davvero sul serio. Allenamenti sempre più intensi, raduni periodici con i compagni di nazionale, alcune gare per verificare lo stato di forma raggiunto, tutto in funzione del grande obiettivo del 2008: le Olimpiadi di Pechino. Antonietta Di Martino è già al lavoro in vista della nuova stagione, ma ha ancora nel cuore un 2007 ricco di emozioni. Un anno iniziato presto, a febbraio, quando ha superato per la prima volta l’asticella dei 2 metri un muro psicologico ancor prima che tecnico Proseguito poi in marzo, con la conquista della medaglia d’argento agli Europei Indoor, dove non ho fatto una grande misura (1.96), ma ho preso coscienza che anche io potevo vincere qualcosa di importante a livello internazionale . Fino alla definitiva esplosione, in giugno, quando, nel giro di appena quindici giorni, la nostra atleta ha prima battuto lo storico primato italiano di Sara Simeoni (2 metri e 1 centimetro del 1978!) saltando 2 metri e 2 centimetri a Torino, e poi si è ulteriormente migliorata innalzandosi sino ai 2.03 in occasione della Coppa Europa disputata a Milano. Un anno agonistico straordinario, coronato in settembre con la conquista della medaglia d’argento ai Campionati del mondo di Osaka. Cordiale, spontanea, la Di Martino sorride ricordando quei giorni. E sorride anche mentre ci racconta tutto ciò che li ha preceduti. Anni difficili, che oggi fanno apprezzare ancora di più i risultati raggiunti. Arrivata all’atletica quasi per caso, Antonietta, dopo aver esordito in nazionale nelle prove multiple (eptathlon), decide insieme al suo allenatore di provare a vincere qualcosa di importante nel salto in alto. Un traguardo apparentemente impossibile per chi come lei, alta 1 metro e 69 centimetri, non rappresenta certo il prototipo di una saltatrice di livello mondiale. Vedere una ragazzina piccola che voleva provare ad emergere nel salto in alto faceva sorridere… Chi mi vedeva da fuori diceva ma questa dove crede di andare?. Io però sapevo che se avevo raggiunto misure importanti senza una preparazione specifica, allenandomi nel modo giusto avrei potuto fare molto meglio . E così è stato. Tante mie avversarie sono molto più alte di me, ma non ci sono limiti predeterminati. L’atleta deve provarci e credere nelle cose che fa. Così la Di Martino va avanti per la sua strada e già nel 2001, fra lo stupore di molti, raggiunge la finale dei campionati del mondo di questa disciplina. Quello che poteva essere l’inizio di una carriera di alto livello ha però rischiato di essere la fine. L’anno successivo, infatti, Antonietta subisce un grave infortunio a cui segue quasi un anno di stop. Poi la ripresa e, alla prima gara, un nuovo serio incidente alla caviglia. Già da piccola mi ero fatta male molte volte. Strappi, distorsioni, stiramenti, ero sempre alle prese con risonanze, raggi, antinfiammatori , r i a b i l i t a z i o n i . Sentire sempre dolore non è bello. Così, dopo quell’infortunio, volevo smettere. Un momento difficile, capitato proprio quando su di lei si erano create grandi aspettative. Psicologicamente non è stato facile. Non è bello trovarsi dalle stelle alle stalle. E la delusione maggiore è stata che molte persone che per me era scontato che mi stessero vicino, non lo hanno fatto. È stato brutto. Però, così come ho perso determinati amici, ne ho acquistati altri. Amici che sono stati vicini a me come persona, non come atleta. Così, Antonietta ha deciso di operarsi. Grazie al supporto della famiglia, del suo gruppo sportivo (le Fiamme Gialle), e di un sostegno particolare: Ho sempre creduto in Dio e la fede mi ha aiutato. Soprattutto mi ha sostenuto la speranza che le cose possano migliorare. E se le cose non vanno come dici tu non è perché Dio vuole farti qualcosa, o ce l’ha con te, ma semplicemente perché bisogna accettare quello che viene. E andare avanti. L’operazione è stata un forte momento di crescita personale. In quei giorni all’ospedale ne ho viste tante, e mi sono resa conto che nonostante ognuno di noi abbia delle aspettative per la propria vita non mi dovevo strappare i capelli se non fossi più riuscita a gareggiare. Indubbiamente all’inizio ci sarei rimasta male, sarebbe stato un sogno che non avrei potuto più realizzare, ma l’avrei messo da parte. Non potevo prendermela più di tanto, anche per rispetto di quelle persone alle prese con problemi molto più seri del mio. Dopo l’intervento è seguita una lenta ripresa. Altri due anni, caratterizzati da dubbi e timori. A frenarmi era subentrato anche un fattore psicologico, perché se sbagliavo i movimenti sentivo dolore . Ma con il tempo le cose sono finalmente migliorate e Antonietta ha ripreso a volare fin lassù, dove in pochi pensavano potesse arrivare. L’operazione mi ha costretto a cambiare tante cose. Quando un gesto tecnico è tuo da tanti anni è difficile cambiare il tuo modo di pensare, di muoverti. Io sono stata costretta a farlo a 27 anni quando a volte non riesci a farlo con ragazzi di 18 anni. Per evitare di sentire dolore ho dovuto imparare a modificare il gesto atletico; e ancora adesso ci lavoro perché posso ulteriormente migliorare. In questo momento, nel mondo, l’atleta di Cava dei Tirreni ha davanti a sé solo la fortissima Blanka Vlasic, una ragazza croata che quando scende in pedana parte con il non trascurabile vantaggio di essere alta 25 centimetri più dell’azzurra! Ma sulla strada che porta alle Olimpiadi si può provare a scavalcare anche questo ostacolo.