Scatti d’autore sull’umanità
Sono mani di uomini. Rugose, grandi, forti. Hanno però paradossalmente tutta la delicatezza di quelle femminili nel tenero gesto di stendere un bianco lenzuolo sul corpicino senza vita di un bambino afghano[Uno dei tanti morti per disidratazione, vittima innocente di una guerra di adulti[L’inquadratura è pervasa, allo stesso tempo, di serenità, con il volto del piccolo quasi sorridente. Pare dormire rapito da un sogno. Immaginiamo la tenda dove la scena si svolge, il paesaggio ostile, l’accampamento dei profughi. Sembra di sentire anche il pianto delle donne[Scattata dal danese Erik Refner, la foto ha vinto l’edizione 2002 del World Press Photo, l’Oscar annuale del fotogiornalismo d’attualità[Immortalata alcuni mesi prima dell’11 settembre in Pakistan, questa semplice, icastica, foto, da sola dice il dramma di un popolo, su uno dei tanti fronti che hanno caratterizzato questo anno, segnato dall’attacco terroristico alle Twin Towers[Quest’ultimo avvenimento – documentato in mostra, tra gli altri, da James Nachtwey – porta con sé la consapevolezza che il mondo è cambiato, la realtà incrinata. E con essa, forse, anche il nostro modo di guardare la fotografia: non più una fruizione veloce, ma scandita da un nuovo tempo che coincide con la ricerca di una maggiore comprensione. È significativo che quest’anno – come spiega Roger Hutchings presidente della giuria – il contenuto e la composizione abbiano avuto la meglio sullo stile. Percorrendo la mostra si constata, infatti, il persistere di tante situazioni critiche degli ultimi anni, già documentate nelle edizioni precedenti della WPP[Ma non ci sono solo terrorismo e guerre. La prestigiosa rassegna internazionale apre squarci sulla vita quotidiana, sullo sport, la natura, la scienza e la tecnologia[E l’arte. In questa sezione, fra le molte immagini, c’è un curioso reportage di Shobha, dell’agenzia italiana Contrasto, su Dakar trasformata nella capitale africana della moda e ispirata da oggetti per noi inconsueti. O un altro reportage sui pigmei della tribù Aka (nella Repubblica Centroafricana) con i loro strumenti musicali ricavati da materiali naturali, invitati ad esibirsi alla Filarmonica di Berlino[Accanto a queste, molte altre immagini che mostrano la totale fiducia nella immensa capacità dell’uomo ad adattarsi, a sopravvivere, a trovare sempre nuovi modi per gioire delle piccole cose, per denunciare torti e soprusi, per impegnarsi migliorare lo spazio che gli sta intorno. Perché il futuro sia migliore.