Scampia, demolita la Vela Gialla. La rinascita del territorio sostenuta dalla scuola

Prima la Vela Gialla, poi toccherà alla Vela Rossa di Scampia. I casermoni di questo quartiere della periferia Nord di Napoli continuano a essere smantellati pezzo dopo pezzo, sotto i colpi delle gru e gli sguardi attoniti degli ex residenti, per i quali dovranno essere realizzati 433 alloggi, oltre a servizi, spazi attrezzati e strutture sociali.
La demolizione è iniziata questa mattina e rappresenta un nuovo capitolo del programma di rigenerazione urbana Re-start Scampia voluto dal sindaco Gaetano Manfredi. Dei 7 edifici realizzati tra il 1962 e il 1975 dall’architetto Francesco Di Salvo, alla fine ne resterà solo uno, che sarà riqualificato: la Vela Celeste, proprio quella in cui, per il crollo di un ballatoio, la scorsa estate ci furono 3 morti e 11 feriti, tra cui 7 bambini. Il progetto delle Vele, che si ispirava alle unità abitative di Le Corbusier e alle “strutture a cavalletto” di Kenzo Tange, avrebbe dovuto essere dotato di centri aggregativi e spazi comuni, di aree gioco e di svago, oltre che di servizi per i residenti. La loro assenza ha contribuito al loro fallimento, facendo delle Vele un simbolo del degrado e della presenza camorristica sul territorio.
«Si comincia a demolire la prima delle due Vele − ha detto il sindaco Manfredi − e in parallelo ci sono i cantieri avviati per la costruzione di nuovi edifici. Ce la stiamo mettendo tutta per rispondere ai bisogni delle persone e risolvere un problema che si trascinava da decenni. La democrazia si difende dando dignità a tutti. Noi lo stiamo facendo e continueremo a farlo». Scampia, come Napoli, ha aggiunto il sindaco, «non si è fermata e ha avuto il coraggio di cambiare. Combattiamo ogni giorno contro lo stereotipo di una città perduta. Napoli è una grande città, ricca di grandissime energie, sia nel centro che nelle periferie, e lo sta dimostrando».
Tra i segni di resilienza e rinascita del territorio c’è l’Istituto comprensivo Virgilio IV di Scampia, guidato dalla preside Lucia Vollaro, che ha organizzato per giovedì 13 marzo alle 10.30 un incontro tra gli studenti della scuola secondaria di I grado e Fabio Mancini. Top model di fama internazionale, Mancini è anche ambasciatore italiano di Friends of Europe e dell’European school project, per il benessere psicologico degli adolescenti.
Preside Vollaro, come nasce questo progetto?
L’iniziativa nasce perché l’intervento di Fabio Mancini mi è sembrato una proposta importante per la platea scolastica e per il territorio. Il signor Mancini ha fatto un percorso di vita in cui ha avuto una trasformazione interiore attraverso il buddismo, che lo ha portato ad acquisire una condizione di benessere mentale e psicofisico. Quello che è importante non è tanto il come ci è arrivato, perché noi non ne facciamo un discorso di religione o di appartenenza a un credo, ma è il voler portare ai ragazzi il messaggio che, anche in condizioni di sfiducia, di malessere, di mancato benessere psicofisico e interiore, si può reagire e arrivare a star bene con se stessi e con gli altri. Il suo intervento è mirato a dare un esempio di percorsi di trasformazione.

Il suo è un istituto comprensivo, a chi si rivolge l’incontro?
L’intervento è mirato ai ragazzi un po’ più grandi che, nel periodo adolescenziale, hanno dei moti interiori, dei moti dell’anima che pervadono la loro esistenza. In questo periodo, vista la tragica situazione in cui versano le famiglie a causa dello sgombero delle Vele, è ancora più importante dare un messaggio di speranza alla platea scolastica.
Del resto, i ragazzi sono sempre molto affascinati dai rappresentanti del mondo dello spettacolo…
Mancini è stato un modello di Armani, ha avuto successo e un benessere economico. Da un certo punto di vista, si può dire che ha avuto tutto e ha potuto godere di quelli che sono probabilmente considerate delle apparenti condizioni di benessere. Dietro l’apparenza, però, si possono celare anche delle condizioni di malessere interiore, di insoddisfazione rispetto a quello che si prova. Il percorso di trasformazione che lui ha fatto può essere di esempio ai ragazzi, per dire loro che in qualunque condizione ce la si può fare. Dipende dalla volontà, ma si può riuscire a reagire a tutto quello che la vita ci propone.
Dal suo osservatorio scolastico, com’è la situazione nel quartiere dopo gli sgomberi delle Vele?
Le famiglie hanno subito un grave disagio, perché per loro è stato un tragico evento che ha comportato, da un giorno all’altro, la perdita della loro dimora e questo vale anche per i ragazzi e i bambini. Tra l’altro c’è un alto tasso di disabilitàbisogni educativi speciali all’interno di questa platea. È stata una situazione drammatica, che noi abbiamo fronteggiato in tutti i modi. La scorsa estate abbiamo supportato famiglie attraverso attività che abbiamo fatto sia a scuola che sul territorio, in collaborazione con le associazioni. I docenti, in maniera del tutto volontaria, sono rientrati a turno dalle ferie per poter lavorare con i ragazzi, per intrattenerli in attività ludico-didattiche, in maniera che potessero distrarre la loro attenzione dalla tragicità dell’evento. Poi c’è stato il rientro a scuola e le famiglie sono state dislocate in vari alloggi, perché hanno avuto il supporto economico del Comune, che ha dato loro la possibilità di fittare degli appartamenti, anche lontani dal nostro territorio. Queste famiglie però sono rimaste legatissime alla scuola, non hanno chiesto il nulla osta per il trasferimento dei figli, se non in casi eccezionali, perché hanno ritenuto che la scuola fosse l’unica cosa a cui aggrapparsi.

Cosa rappresenta la vostra scuola per i ragazzi che la frequentano?
A detta delle mamme, delle famiglie, costituiva l’unica certezza per i loro figli e quindi, per non dare un’ulteriore trauma ai bambini, non hanno ritenuto opportuno allontanarsi dalla nostra scuola, il che ci ha dato davvero tanta gratificazione e tanto onore. Ci sentiamo molto gratificati e riconoscenti verso famiglie, perché hanno riconosciuto il nostro lavoro, che è innanzitutto empatico. Noi mettiamo tutte le nostre energie al servizio del territorio e questo evento del 13 marzo con Fabio Mancini vuole rafforzare le motivazioni dei ragazzi, facendoli parlare con una persona che può dire loro: ce la potete fare, sempre.
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