Scampati al naufragio
Un pescatore racconta le operazioni di soccorso. Ai timori e alla gioia finale si aggiungono la preoccupazione per la stagione estiva. Stavolta si rischia di veder naufragare l’economia
Le lacrime solcano il volto di scampati e soccorritori. Stavolta il Mediterraneo non ha accresciuto il numero delle tombe che popolano i suoi abissi. La vita ha vinto, almeno per la maggior parte. Sugli scogli di Lampedusa antistanti il porto commerciale, a pochi metri dalla porta d’Europa, mai sbarco ha suscitato una partecipazione così corale di pescatori, uomini della Guardia costiera, della Guardia di finanza e carabinieri.
Quella barca incagliata sulle pietre taglienti, stracolma di sfuggiti al conflitto libico andava svuotata senza perdere in mare nessuno. Nessuna di quelle donne incinte, nessuna di quelle bambine e di quei ragazzi dagli occhi smarriti e spaventati, nessuno di quegli uomini smagriti e provati doveva finire in acqua, come era accaduto appena 24 ore prima a pochi metri dalla banchina di Tripoli. E alla fine ce l’hanno fatta quasi tutti: in 528 hanno toccato terra sani e salvi,mentre tre cadaveri sono stati trovati questa mattina dai sommozzatori.
«Sono stati dieci minuti di inferno», racconta Antonino Costa, uno dei pescatori accorsi sugli scogli per sottrarre dal mare i profughi. Lui si era svegliato come sempre alle tre e mezza e alle quattro era andato al porto per il solito caffè prima di salire in barca e invece attirato dalle grida si è precipitato alla fine della banchina del porto e ha visto gli uomini delle forze dell’ordine impegnati nel disperato tentativo di impedire il capovolgimento del barcone.
«Abbiamo fatto una catena umana per tirarli fuori dal mare. Tutti i migranti si sono riversati su un fianco e il rischio di naufragio era altissimo. Tanti si sono buttati in acqua, ma non sapevano nuotare. Alcuni pescatori hanno messo in moto le loro piccole barche per soccorrerli e raccoglierli boccheggianti. Non ricordo niente di simile».
Le frasi di Antonino sono intercalate continuamente da «cosa potevamo fare, non potevamo fare diversamente». Ha ancora negli occhi le immagini sconvolgenti dell’altra mattina. Dieci minuti infiniti, in cui si agiva senza pensare: c’erano decine e decine di persone da sottrarre all’acqua. «I nuovi arrivati sono in maggioranza eritrei e libici – continua Antonino. Si vede dal colore della pelle e sono proprio provati e molto diversi dai tunisini. Qui ci sono intere famiglie, donne e bambini. Sono scene incredibili. Sono vivi per miracolo». Il pescatore elogia il coraggio degli agenti che non si sono risparmiati e il Capitano della guardia costiera elogia invece loro. «C’era la paura di non riuscirci, di vedere a pochi metri dalla riva un’ennesima tragedia e di restare impotenti di fronte alle onde che li avrebbero travolti». E invece stavolta no. Qualcuno sulla banchina ricorda che ieri era la giornata della Madonna del soccorso. Forse proprio il cielo è intervenuto per garantire il salvataggio e fermare l’ennesima tragedia del mare.
E nell’isola è scattata ancora una volta la catena di solidarietà. E mentre ci si commuove di fronte alle immagini trasmesse alla tv della mamma che ha ritrovato la sua bambina, le donne e gli uomini di Lampedusa hanno recuperato nuovi vestiti, cibo, giocattoli, perché per i nuovi arrivati, nelle poche ore di permanenza sull’isola prima che la nave li porti via, si continui a mantenere una parvenza di normalità.
Intanto, passata l’emergenza la preoccupazione continua ad essere l’estate e il turismo. Al momento sull’isola si registrano pochissime prenotazioni e sono vuote le case private e gli hotel. «Saremo noi a colare a picco, stavolta – è il commento finale di Antonino – . Le famiglie, i nostri ragazzi vivono di questo e invece nessuna assunzione nei ristoranti, nei negozi. Tutto è fermo e stavolta per tutti noi sarà una tragedia». Poi tenta uno spot: «Qui gli immigrati non girano in strada, è tutto tranquillo, vengono portati via immediatamente con la nave. Le nostre spiagge sono belle». Le sue parole semplici e accorate riusciranno a penetrare la cortina di emozioni suscitate dalle immagini degli sbarchi? Intanto il Governo ha varato un provvedimento che assegna un bonus vacanza per le famiglie che sceglieranno Lampedusa, circa 104 euro a persona. Ma ci sono da ammortizzare i voli e poi l’assegnazione del contributo è vincolata al reddito basso: una soluzione che non soddisfa gli albergatori che chiedono reali misure di promozione del territorio e incentivi per i turisti e non tanto per le strutture. «Noi non vogliamo sussidi o contributi a vuoto chiediamo solo di poter lavorare e di vedere assicurata questa possibilità»: il loro è un appello, una richiesta di soccorso che meriterebbe risposte e progetti precisi: un’azione di reciprocità che sappia fare da contrappeso alla costante generosità dei lampedusani.