Sassoli e Turoldo, non solo un “David Maria” in comune
David Maria Turoldo e David Maria Sassoli appartengono a due generazioni diverse ma hanno diversi elementi in comune e non solo per il nome. Non è un caso che il segretario del Pd Entico Letta, in ricordo del Presidente del Parlamento Europeo, abbia citato alla Camera alcuni passaggi di una poesia di Padre Turoldo: “ tempo è di unire le voci, di fonderle insieme”.
Il Presidente David Maria Sassoli lo abbiamo imparato a conoscere un po’ tutti in questi giorni; la persona, la vita e le opere di David Maria Turoldo, forse anche da parte dei meno giovani, non sono così conosciute. Ecco alcuni tratti che ricostruiscono il volto e l’anima profonda di questo grande uomo del 900 che, quando ero poco più che ventenne, ho avuto l’onore ed il piacere di incontrare e di conoscere presso il Convento dell’Annunciata di Rovato (Bs), dove c’è un chiostro a lui dedicato.
Padre David è nato in Friuli il 22 novembre 1916 a Coderno di Sedegliano in provincia di Udine, nono figlio di una famiglia di contadini. Dopo aver preso i voti nel 1938 a Vicenza, studiò filosofia e teologia a Venezia e a Milano dove per la sua eloquenza e il suo fervore fu chiamato dall’arcivescovo Schuster a predicare in Duomo. Sempre a Milano partecipò attivamente alla Resistenza, vivendo presso il Convento di San Carlo al Corso nel centro di Milano, dando vita alla “Messa della Carità” insieme al confratello Camillo de Piaz, nel centro culturale denominato “Corsia dei Servi”.
La “Messa della Carità”, a favore degli ultimi, ancor oggi è presente nel centro di Milano ed è espressione non solo della quotidiana e concreta presenza della comunità dei frati Servi di Maria, ma anche di un gruppo di volontari laici che, sull’esempio di Padre David Maria Turoldo, dedicano capacità, risorse e tempo ai fratelli più bisognosi.
Turoldo non fece una Resistenza armata ma una resistenza d’amore, religiosa ed economica, con aiuti morali e materiali alle famiglie dei perseguitati politici, alle famiglie dei deportati. Una resistenza non armata ma sociale, anche attraverso la scrittura e la stampa di un foglio clandestino denominato “ L’Uomo”, mirato ad aprire le coscienze, mettendo appunto l’Uomo sopra tutto e tutti.
Negli anni del dopoguerra e della ricostruzione civile, padre Turoldo sostenne il progetto Nomadelfia, il villaggio fondato da don Zeno Saltini per accogliere gli orfani di guerra, e tra il 1948 e il 1952 si fece conoscere al grande pubblico con le sue prime raccolte di liriche, presentate da Giuseppe Ungaretti, con cui vinse anche il Premio Saint Vincent. Ma proprio in occasione dei suoi interventi pubblici, venne a crearsi una sorta di contrasto tra Turoldo e gli ambienti politici ed ecclesiastici, a tal punto da imporre al frate di avventurarsi in numerosi spostamenti in tutta Italia, così come “suggerito” dal cardinal Ottaviani con l’espressione “ fatelo girare, perché non coaguli “.
Nel suo esilio Turoldo finì persino nel Sudafrica dell’apartheid, dove trovò modo di chiedere agli italiani, radunati nella chiesa di Johannesburg: «Avete mai fatto entrare un nero per dargli da mangiare o bere o vestire? Avete dimenticato che anche voi siete qui immigrati per disperazione? L’esser bianchi vuol dire fare più fatica a entrare in Paradiso».
Per circa dieci anni Turoldo dovette confrontarsi con una profonda crisi interiore dalla quale scaturirono una fede personale ancor più forte e genuina ed un coraggio religioso non comune. In questi anni di esilio, nel 1955 a Firenze conobbe il sindaco Giorgio La Pira con il quale si creò una profonda amicizia e una condivisione di idee e di dialogo sui temi della pace. Nel 1961, ad Udine incontrò Pier Paolo Pasolini con il quale collaborò nella realizzazione del film “ Gli ultimi” nel quale Turoldo spiegava la povertà di una regione come il Friuli, martoriata da secoli di occupazioni e di emigrazioni.
Nel 1964 Padre Maria Turoldo si trasferì nell’Abbazia Sant’Egidio di Fontanella di Sotto il Monte ( i luoghi di Papa Giovanni XXIII) e qui diede vita alla comunità “Casa di Emmaus”, centro di studi ecumenici aperto non solo ai religiosi ma anche ai laici in cerca di pace e di luoghi per riflettere e meditare. Ed è proprio dalla “ Casa di Emmaus” che ebbe inizio l’avventura di scrittore, con le prime collaborazioni ai giornali e alle riviste nonché con la trasmissione radiofonica “Ascolta, si fa sera” attraverso la sua coinvolgente meditazione su diverse letture spirituali, caratterizzate da una irruenza profetica oltre che da una sua visione esigente e alta non solo dell’uomo ma anche della società e della chiesa che, nonostante il forzato esilio, Turoldo ha continuato ad amare.
Le sofferenze causate da una grave malattia non impediranno a Padre David Maria Turoldo di continuare nel suo quotidiano cammino alla ricerca della verità, attraverso lo studio, la ricerca nei testi sacri e la stesura di poesie e di saggi meditativi. Il 6 febbraio 1992 il “poeta ribelle” innamorato di Dio, incontrerà il Padre presso il Convento San Carlo di Milano.
Chiudo con brevi considerazioni attorno ad alcuni tratti comuni della personalità e della vita di questi due uomini. Entrambi erano dei resistenti nella vita e per la vita; resistenti nella fede e nella politica, resistenti nell’amicizia e negli affetti, resistenti nell’impegno per la ricerca della verità. Nemmeno la malattia e le sofferenze del corpo hanno fermato l’animo resistente e reattivo di questi due “David Maria”, l’uno poeta e scrittore teologo, l’altro giornalista e scrittore, politico e Presidente di tutti ma, soprattutto dei fratelli più bisognosi. Gli Ultimi appunto, quelli che Padre David Maria Turoldo accolse nel centro di Milano nella Messa della Carità, quelli che David Sassoli fece accogliere nelle stanze del Parlamento Europeo in piena pandemia. Turoldo fu in prima linea contro l’apartheid, così come Sassoli è stato solidale e antirazzista, antifascista e contro ogni tipo di violenza. Due David Maria che non sono stati mai fermi né con il corpo tanto meno con la mente e lo spirito, spostandosi da una parte all’altra del Mondo e, soprattutto, incontrando persone, storie e culture diverse, per accogliere in ogni relazione il volto di Cristo; ogni attimo della vita di questi due uomini fu occasione per “ unire le voci, di fonderle insieme”.