Sarebbe meglio “vivere” lo smarrimento e la crisi

Il politologo italiano Aldo Civico, che insegna negli Stati Uniti, ci invia una riflessione che invita a non cedere alla fuga nelle decisioni immediate e poco utili per la pace e la convivenza civile
Parigi

Di fronte a tragedie così grandi, la mente (specie la nostra occidentale) cerca di trovare una spiegazione causale che possa identificare una soluzione. Vogliamo un perché chiaro che ci permetta di reagire e di risolvere. Chissà invece che una via alternativa non sia vivere fino in fondo questo senso di smarrimento, accogliere e accettare la crisi. Trovare la calma per comprendere, invece che promuovere la agitazione per risolvere. Perché più che reagire si tratta di agire. E perché sia un agire rivolto al bene, è necessaria una certa calma, un certo distacco, una capacità di visione d'insieme delle cose. Chissà allora che in questa crisi non riusciamo a porci domande che ci aiutino a trascendere e trasformare questa realtà. Chissà che questa non sia una opportunità per l'Europa, gli Stati Uniti e la Russia di Putin di ripensare alla relazione tra loro, ma anche di ridefinire le loro priorità geo-strategiche.

 

Chissà che strage dopo strage, non si arrivi a comprendere politicamente che l'interesse comune è più forte e necessario dell'interesse nazionale. Chissà che si arrivi a riconsiderare la relazione con l'Arabia Saudita, lo stato che finanzia e promuove il movimento salafista che è la corrente fondamentalista dalla quale sorgono gli adepti di ISIS e altri gruppi armati. Chissà che non si arrivi a riconsiderare l'appoggio economico e militare che in nome dell'equilibrio nella regione, per decenni, è stato assicurato a regimi corrotti che hanno oppresso le loro popolazioni. Chissà che non si trovi il coraggio di far esplodere le contraddizioni all'interno delle proprie dottrine religiose (e non parlo solo dell'Islam) e riconoscere che ogni volta che in nome di Dio si emargina e si opprime il prossimo commettiamo una eresia e un atto di violenza. Chissà che non si trovi il coraggio di dare sempre più ascolto e spazio alla donna (perché fa impressione quanto maschile sia tutta questa violenza fisica e strutturale).

 

Chissà che non troviamo la via per costruire una società davvero libera, uguale e fraterna e che sia tale non solo per alcuni, a spese dei più, ma per tutti. Chissà…. Ma il primo passo è che ciascuno di noi, come individui, società, comunità politiche e religiose, con coraggio gettiamo uno sguardo sincero non nell'abisso dell'altro, ma in quello proprio.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons