Sardegna: tagli e accorpamenti, ma anche voglia di fare
La dispersione scolastica rimane uno dei maggiori problemi dell'isola. Ma se il calo delle risorse non aiuta, l'impegno a combatterla non viene meno.
Anno nuovo, problemi vecchi per la scuola in Sardegna. I dati del ministero sono implacabili: oltre il 30 per cento degli studenti non arriva al diploma e in alcune aree l’abbandono avviene prima delle superiori, con punte del 40 per cento nelle zone interne.
Il fenomeno della dispersione scolastica è uno dei problemi più grossi per la scuola nell’isola, anche perché il taglio dei plessi – i famosi accorpamenti – non agevola la presenza a scuola dei ragazzi, per via di un sistema di trasporto pubblico spesso precario e una viabilità al limite della sicurezza. Risultato: è facile avere buoni motivi per non andare a lezione.
Fino a qualche anno fa la Sardegna si era dotata di “tempi recupero” per adempiere l’obbligo formativo, con i quali si offriva un’opportunità a coloro che lasciano la scuola media inferiore o i primi due anni delle superiori. Corsi regionali gestiti da enti privati o da realtà importanti come Acli e salesiani davano una prospettiva diversa che non fosse il lavoro, spesso in nero e sotto pagato, con i quali oggi i ragazzi di 16-18 anni hanno a che fare.
L’ex – governatore Renato Soru decise che non era più possibile pagare con fondi regionali una competenza esclusiva dello Stato, ovvero il diritto all’istruzione. Così decine di enti hanno chiuso bottega, anche quelli che facevano buona formazione. Chi oggi guida la Regione ha invece previsto un maggior investimento nell’apprendistato, con uno specifico provvedimento che però non sembra al momento sortire buoni effetti, perché la crisi non agevola le piccole e medie imprese nell’avere apprendisti. «L’idea è buona – dice Oriana Putzolu della Cisl – ma in una fase di recessione come questa non è facile da gestire. È perciò necessario ripensare e rimodulare interventi di recupero, attraverso un piano straordinario di lotta alla dispersione scolastica e formativa da parte della Regione».
La Giunta, un anno fa, aveva approvato una delibera (n°41 dell’agosto 2009) con la quale metteva a disposizione 20 milioni di euro, frutto di un accordo tra l’assessore regionale della Cultura Maria Lucia Baire ed il ministro per l’Istruzione, Maria Stella Gelmini, per evitare l’emorragia di studenti dalla scuola. In sostanza venivano forniti strumenti finanziari alle stesse scuole per realizzare progetti di prevenzione e recupero dell’abbandono scolastico. «La rimodulazione della finanziaria regionale, dovuta ai tagli del governo – riprende l’esponente della Cisl – ha in sostanza fatto sparire questa disponibilità».
La Regione però ribadisce l’impegno verso il mondo della scuola. «La Regione Sardegna – dice l’assessore alla Pubblica Istruzione Baire – è stata la prima a livello nazionale a siglare un’intesa con il Miur per elevare la qualità della didattica, intervenendo anche sul problema del precariato. L’impegno dell’assessorato continua promuovendo lo studio del fenomeno della dispersione tramite un’anagrafe scolastica regionale, lavorando ad una legge sull’istruzione in Sardegna, contribuendo al miglioramento dell’edilizia scolastica e introducendo innovazioni tecnologiche nel sistema scolastico regionale. L’Assessorato è sempre impegnato nel far fronte al problema dialogando con il Miur attraverso un tavolo sempre aperto, da cui è scaturito l’importante risultato di ridurre da 25 a 18 il numero minimo degli alunni per classe, come stabiliva la disposizione ministeriale».
Secondo i dati della Cgil, nella provincia storica di Cagliari, che comprende anche il Medio Campidano e Carbonia-Iglesias, a fronte di 440 pensionamenti ci sono state 180 immissioni in ruolo, mentre i contratti a tempo determinato, circa 600 docenti e 350 collaboratori, si sono ridotti ad un terzo rispetto a quelli firmati nel 2008. Secondo i sindacati, nell’isola i posti di lavoro a rischio sono circa 1700, di cui 1037 insegnanti.
Eppure l’impegno di chi lavora nelle scuole è massimo: molti istituti hanno elaborato piani per incentivare la presenza e l’interesse dei ragazzi, altri hanno offerto spazi e momenti di aggregazione. Insomma, la voglia di fare non manca a chi ha scelto di stare accanto ai ragazzi, non per una semplice trasmissione di saperi ma per formare uomini e donne preparati alle sfide del lavoro. I tanti sardi messi in condizione di dare il meglio di sé hanno dimostrato il loro valore, spesso però lontani dall’isola.