Sarà un Mondiale indimenticabile

Il direttore generale dei lavori, Ricardo Trade, assicura che tutto funzionerà alla perfezione, nonostante i ritardi dell’organizzazione e grazie alla fruttuosa collaborazione coi dirigenti della Federazione calcistica. Il nostro corrispondente dal Brasile lo ha intervistato
Il pallone dei Mondiali

In mezzo a una serie di pronostici per niente ottimisti, il direttore generale dei Mondiali in Brasile, Ricardo Trade, sembra vivere in un altro Paese. Nemmeno i ritardi, le opere incompiute e una certa aria di fretta sembrano abbattere la fiducia del mandatario del Col, il Comitato organizzativo locale dei Mondiali. Secondo lui, le rete di telefonia funzionerà alla perfezione, gli stadi saranno in condizioni ottimali, gli aeroporti faranno il loro dovere e addirittura il super costoso stadio Mané Garrincha (costo stimato di un miliardo e mezzo di real) si tramuterà in un pozzo d’oro. Che improvvisamente il Brasile sia diventato la Germania?

Siamo a pochi giorni dai Mondiali. In varie sedi le strutture non sono ancora terminate. Le spese faraoniche hanno generato rivolte nella popolazione. Il clima non è dunque dei più favorevoli. Anche in questa situazione lei è ancora convinto che si realizzerà ungrande evento?

«Assolutamente sì. Vorrei soltanto fare una correzione alla sua domanda: non si tratta di spese “dei Mondiali”, perché i Mondiali sono catalizzatori di una serie d’investimenti. Non tutto sarà pronto, ma non importa. Per noi, come cittadini è molto importante che ci siano opere di mobilità urbana, con investimenti in ognuno degli Stati brasiliani. È impressionante il numero di opere pubbliche che si stanno realizzando. Sono investimenti di cui il Paese ha bisogno. Il Brasile, e non il Mondiale, sta viaggiando di più, ha bisogno di aeroporti rinnovati. Sto cioè parlando d’investimenti, e non di stadi. Ci sono state proteste legittime; è importante che la popolazione rivendichi spese per la salute e l’educazione, ma abbiamo persone che stanno sfruttando il Mondiale per avere visibilità».

Gli stadi saranno pronti al 100 per cento alla data prevista o già possiamo ammettere che non saranno mantenute le promesse?

«Se fa una ricerca su Internet, potrà costatare che ai Giochi olimpici di Londra e in altri campionati c’è sempre stato il timore che le opere non sarebbero state concluse al momento stabilito. Tutti i grandi eventi hanno questa tendenza. Noi qui avremo tutti gli stadi in funzione».

E le reti di telefonia e il wifi funzioneranno?

«Il tifoso che andrà allo stadio riuscirà a usare tranquillamente il cellulare; questa è una promessa del ministero delle Comunicazioni. Ci sono stati degli accordi e si sta provvedendo con strutture necessarie. Per quanto riguarda il wifi, verrà installata solo in sei stadi, a causa dei tempi richiesti per l’implementazione. Ma non è un problema. A qualsiasi evento si partecipi, se tutti cominciassero a inviare messaggi e foto con il cellulare, non sempre l’invio riuscirebbe. È una prassi dei grandi eventi. Le assicuro che la telefonia funzionerà».

Secondo lei, il Brasile nell’accogliere un Mondiale con sedi in 12 città, ha commesso qualche errore?

«È stata una decisione del governo, ma credo che tutti noi brasiliani dobbiamo smettere di pensare che il Brasile è soltanto Rio e San Paolo. Il Brasile ha molto di più. Secondo me, noi stiamo presentando una Coppa del mondo straordinaria dal punto di vista logistico. Avremo sì voli lunghi tra uno stadio e l’altro, ma saranno compensati con un maggior riposo per le squadre. È logico che per i tifosi e le squadre che verranno da fuori sarà più difficile, perché stiamo distribuendo la Coppa in un Paese grande come un continentale. Ma è un piacere mostrare che il Brasile ha l’Amazzonia, Manaus e il Pantanal a Cuiabá, per esempio. Dovevamo organizzare la nostra Coppa raggiungendo tutti gli angoli del Paese».

Com’è il rapporto con la Fifa? La presidente Dilma ha ammesso recentemente che i suoi dirigenti «sono un peso». È d’accordo con lei?

«Io lavoro con la Fifa qui a Rio, sono persone splendide provenienti da Svizzera, Germania e Italia, oltre ai brasiliani. Sono molto preoccupati, è vero, per il nostro Paese, per l’esito dell’evento e per ciò che lascerà. Scambiamo e-mail e telefonate ogni giorno e posso affermare che sono persone impegnate per la buona riuscita dell’evento per il Brasile e non soltanto per la Fifa. Abbiamo rapporti eccellenti».

Ascoltandola, sembra che tutto andrà benissimo…

«Non ho alcun dubbio al riguardo. Faremo un bellissimo Mondiale, con le nostre difficoltà, evidentemente, in un Paese che, come dicevo, è in pratica un continente. Non è facile, ma realizzeremo un bel Mondiale. I brasiliani ne saranno fieri. Che i brasiliani lo credano, vengano e accolgano bene i tifosi che arrivano da lontano! Non sono soltanto parole, queste, perché parlo col cuore».

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