Sara non voleva morire
Il messaggio l’ho visto quando ho aperto Facebook. Sulla bacheca di padre Maurizio Patriciello, sacerdote in prima linea per la lotta all’inquinamento nella cosiddetta Terra dei fuochi, zona ad altissimo grado di inquinamento che si estenda dalla provincia di Napoli a quella di Caserta, ho letto il triste annuncio. «Sara è morta. Il cancro non ha avuto pietà della sua giovanissima età. Aveva 12 anni, Sara. Abitava con i genitori nei pressi di Chiaiano. “Non voglio morire” disse alla mamma. Alle 5,30 di venerdì 23 dicembre – scrive padre Maurizio − ha finito di soffrire. I nostri bambini, in cielo, sono diventati un coro. Un coro che loda Dio e condanna gli uomini». Piange una famiglia, piange un’intera popolazione, ormai semi ignorata dai mass media, che continua ad ammalarsi di tumore, che continua a soffrire e, spesso, a morire.
«Malattia e morte. Momenti terribili e dolorosissimi. Quando sei impaurito, fragile, indifeso. Quando hai bisogno di chi si prende cura di te. Proprio allora – scriveva ancora ieri mattina don Maurizio − lo Stato ti abbandona. E scopri un mondo sconosciuto. Medici che sembrano affaristi. Farmaci più cari del tartufo. Pompe funebri senza controlli. Prezzi che variano da paese a paese. E tu taci. Non puoi fare altro. Chi ti vuole bene sta per morire o forse è morto. Piangi. E sul mare delle tue lacrime navigano i pirati. Stato, dove sei? Perché ci lasci soli? Perché non hai a cuore i poveri?».
Stamattina è morta Sara, l’altro ieri una giovane mamma di 33 anni. Ma quanti malati di cancro ci sono tra Napoli e Caserta? Possibile che il cancro al seno colpisca giovanissime donne, che altre forme di tumore provochino ricoveri urgenti tra i bambini e nessuno prenda provvedimenti e cerchi di avviare una bonifica?
Fortunatamente, accanto ai medici “affaristi” denunciati da padre Patriciello, che pur ci sono!, operano decine di medici che lottano e si impegnano ogni giorno per salvare vite umane in una regione – la Campania − che, dal punto di vista sanitario è sempre più precaria e sempre meno attenta ai suoi malati. Ci sono oncologi che, alle 22 di sera, chiamano i malati per sapere se si sentono meglio. Ci sono psicologi che cercano di alleviare le sofferenze di chi si ritrova senza capelli, senza un viso, senza una speranza. Ci sono infermieri che fanno i salti mortali pur di dare un sorriso a chi soffre. A tutti loro va il grazie di chi crede ancora nella professione medica come vocazione. A tutti gli ammalati, a Sara e a chi come lei non ce l’ha fatta e alle loro famiglie straziate va il mio pensiero e la mia preghiera in questi giorni di festa.