Sappiamo chiedere scusa?
«Io vorrei, prima di iniziare la catechesi, in nome della Chiesa, chiedervi perdono per gli scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano. Vi chiedo perdono». È iniziata così ieri la consueta udienza del mercoledì di papa Francesco. Il vescovo di Roma non ha fatto riferimenti espliciti a persone o fatti, ma in tanti vi hanno letto, come ha poi spiegato il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi, il riferimento «a questioni che si leggono sui mass media e che riguardano uomini di chiesa e la vita cittadina». Non era quindi un attacco a Marino…
Chiedere scusa. Papa Francesco (Giovanni Paolo II l’aveva fatto già vent’anni fa) lo fa pubblicamente col desiderio di riparare a colpe altrui che hanno infangato la Chiesa; ma già nell’incontro coi fidanzati del febbraio dell’anno scorso aveva suggerito questa parolina come una delle tre, insieme a “permesso” e “grazie”, che rendono armoniosa la vita di coppia. E lo aveva riaffermato durante una catechesi del maggio di quest’anno.
Saper chiedere scusa. Forse troppo spesso sottovalutiamo gli effetti di questo atteggiamento. Forse, semplicemente, non ne siamo capaci. Forse nessuno l’ha mai fatto con noi. Forse ci aspettiamo che lo facciano gli altri. Forse ci portiamo dentro ferite che si rimarginano solo dopo aver ricevuto delle scuse o forse solo dopo averle chieste. «Scusarsi non significa sempre che tu hai sbagliato e l’altro ha ragione. Significa semplicemente che tieni più a quella relazione del tuo orgoglio», scrive persino l’attore e conduttore televisivo Fabio Volo. Forse… ci possiamo provare!