Santi con una sola grande idea

Da una conversazione di Chiara Lubich, tenuta il giorno di santa Chiara d’Assisi del 1999 a Estavayer-le-Lac (Svizzera). Vivere per lasciare dietro di noi una scia di luce
Meteore

Santa Chiara d’Assisi ci interessa tantissimo! Perché è una santa che ha a che fare con noi, ha qualche cosa di molto simile a noi. Io ricordo, all’inizio dell’Ideale (*) quando noi prime focolarine abbiamo scelto Dio, come ideale della nostra vita, perché tutti gli ideali crollavano; ricordo l’impressione che mi faceva questa santa di cui conoscevo la vita, che a 18 anni aveva incontrato san Francesco, la sua dottrina sulla povertà, ed è rimasta affascinata. Quindi voleva pure lei seguire questa strada nuova che lo Spirito Santo indicava.

Ricordo l’impressione che mi faceva questa risposta che lei ha dato a san Francesco, quando le ha chiesto: «Ma figliola, che cosa desideri?». E lei risponde: «Dio». Una meraviglia! Non è che ha detto: «Figliola, che cosa desideri?». «Seguirti, Francesco; la povertà; consacrarmi a Dio». No. «Figliola, che cosa desideri?». «Dio».

E la risposta che noi abbiamo dato all’inizio dell’Ideale, quando tutti gli ideali crollavano e dentro abbiamo sentito che uno non crollava: Dio, non era effetto di un ragionamento umano, era un’ispirazione, era un colpo dello Spirito Santo, un gettito dentro. Dio abbiamo scelto. Ma non è stato un mio ragionamento, né delle prime focolarine. Dio.
 
Anche in santa Chiara evidentemente. «Figliola, che cosa desideri?». «Dio». Ecco. E questo ci apparenta con lei, ci fa sentire, pur lontani di secoli, ancora sulla sua strada.
 
Santa Chiara, poi, ci dice un’altra cosa: lei era inchiodata nell’idea della povertà. Viveva una povertà talmente rigida che qualcuno ha influito sulle autorità, e hanno detto: bisogna qui modificare questa povertà, renderla più dolce, meno forte.
Quando è arrivato il Papa a visitarla lei ha detto: «Cancelli i miei peccati, ma non la povertà». E per via della povertà e di tante penitenze in seguito, si è fatta santa.
 
Santa Chiara ci dice che ci si fa santi con una sola grande idea, avendola ben fissa in testa, la sua era «povertà», la nostra è «unità». Se noi vogliamo farci santi, come è volontà di Dio – «è volontà di Dio la vostra santificazione» dice la Scrittura -, noi dobbiamo avere una sola grande idea, come lei: l’unità.
 
E un’altra cosa che ci ha sempre affascinato in santa Chiara è quella che noi, che eravamo nati 700 anni dopo, vedevamo che ancora lei emanava luce, per cui si poteva imitarla secondo la nostra linea. Perché questi grandi santi che hanno dentro di sé il Risorto, lasciano dove passano una scia di luce. Ricordo come noi prime focolarine eravamo attratte da questa risposta: Dio! «Figliola, che cosa desideri?». «Dio».

E dicevamo: «Anche noi vogliamo vivere in modo da lasciare dietro di noi una scia di luce». E sapete perché? Perché vorremmo far del bene sulla terra non solo mentre siamo in vita, ma anche dopo, per secoli, su tanti, milioni di persone; ma allora bisogna che sia il Risorto in noi, non noi. Se c’è il Risorto in noi, Lui brilla e lascia una scia di luce.
 
Ecco, è quello che io auguro a tutti voi in questo giorno di santa Chiara.



(*) Col termine “Ideale” Chiara, fin dai primi anni ‘40, indica la luce della quale
si sentiva investita dall’Alto e che comunicava a quanti le stavano attorno.

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