Sanremo è sempre Sanremo

Debutto sfavillante per il Festival più chiacchierato ed atteso d’Italia. Con Mattarella in prima fila a omaggiare, con un grande Benigni, la Costituzione, ma anche a certificarne l’istituzionalità transgenerazionale. Quasi 11 milioni di spettatori per il 62.4 di share.
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Sanremo, 73mo Festival della canzone italiana, prima serata: da sinistra Chiara Ferragni, Amadeus e Gianni Morandi scattano un selfie sul palco (Foto Gian Mattia D'Alberto/LaPresse 07 Febbraio 2023 Sanremo)

Sicché eccoci di nuovo a commentare l’evento televisivo più importante dell’anno, almeno per quest’Italia neo-destrorsa che ancora sta cercando di galleggiare tra inflazione alle stelle e drammi ucraini e sismici a far capolino nelle cronache quotidiane. In tutto questo il Sanremone nostro irrompe ogni anno come il più evanescente degli tsunami, procrastinando i nostri sonni (per chi può permetterselo) con la solita gragnuola di canzoni marinata in interminabili serate di varietà post-moderno, tracimanti di pubblicità, marchette e omelie buoniste.

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Sanremo, 73mo Festival della canzone italiana, prima serata: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta e sorride al pubblico (Foto Gian Mattia D’Alberto/LaPresse 07 Febbraio 2023)

 

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Sanremo, 73mo Festival della canzone italiana, prima serata: Chiara Ferragni indossa il primo dei suoi abiti manifesto (Foto Gian Mattia D’Alberto/LaPresse 07 Febbraio 2023 )

Il menù di questa 73esima edizione è il solito: un calibrato mix di vecchie glorie e di millenials iper-trendysti. Un’ insalatona stilistica speziata dalle paillette sbriluccicanti del gender-fluid che s’infila tra le mise, le posture, e i bouquet dell’Ariston.

Di questa serata d’apertura resterà l’aplomb del presidente e l’intenso monologo costituzionalista di Benigni; ma resterà – purtroppo – anche l’insensato vandalismo fanciullesco di Blanco, e l’approccio ego-socialista della Ferragni, che si conferma maestra nel saper oscillare tra spontaneità e recita.

E resteranno alcune canzoni: nel complesso non mi sono parse granché, ma alcune, come al solito, finiranno col piacerci poco a poco. Di certo Mengoni ed Elodie confermano le previsioni della vigilia che li segnalavano tra i super favoriti.

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Sanremo, 73mo Festival della canzone italiana, prima serata: Blanco distrugge la scenografia in seguito a problemi tecnici che hanno compromesso la sua esibizione (Foto Gian Mattia D’Alberto/LaPresse 07 Febbraio 2023)

Quanto ai testi – mi sono preso la briga di leggermeli tutti e 28 con attenzione – devo dire che a parte le immancabili siringate d’amore ed esilissimi richiami a questo presente, quel che domina è un alto tasso depressivo (questo sì figlio dei tempi e di una generazione giovanile cui è difficile dar torto visto il mondo che le stanno consegnando le precedenti), e qualche strofa che lascia trasparire le sofferenze e le ambiguità di una condizione femminile tutt’altro che esaltante.

Il trascendente è al solito roba rara (il brano della Oxa è l’unico che ne accenna, con taglio sincretista ed esiti tutt’altro che entusiasmanti), in compenso il linguaggio di alcune sdogana termini fino a ieri considerati vernacolari; ma si sa, l’italiano è una lingua viva, almeno fino a ché non finirà definitivamente fagocitato dall’inglese.

Un debutto al solito tremendamente lungo (del resto è la legge degli share quella che ne ha imposto l’ipertrofia, e chi se ne importa se l’evento più popolare della nostra tivù costringe la gente comune ad orari da nullafacenti). Una prima serata che ha già svelato l’andazzo delle prossime, coi richiami alla realtà contemporanea e gli appunti sociologici affidati per lo più agli ospiti e ai corollari.

Un format che evidentemente funziona ancora, e supplisce alla prevedibilità dei suoi cliché col mestiere di chi ne ha guidato i ritmi e le alchimie. Insomma sì, Sanremo è sempre Sanremo, ma continua a cambiar pelle. Che ci piaccia o no.

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