Sanremo 2020: arsenico e vecchi merletti
È un festival più velenoso del solito quello che accompagnerà fino al fine settimana le serate dell’Italia nazional-popolare. Che le polemiche siano da sempre il sale di questa kermesse è cosa risaputa, ma quest’anno – complice un clima sociale e politico più che mai tumultuoso – il livello sembrerebbe essersi alzato, e da ben prima che iniziassero le danze: dalle provocazioni di Junior Cally alle accuse di maschilismo al conduttore, è stato tutto un florilegio di chiacchiere all’arsenico, confezionate con l’unico scopo di incrementare l’attenzione mediatica su un evento che quest’anno rischia di annegare nella noia e di perdere per strada una fetta significativa del proprio appeal mediatico. Del resto questo Sanremo è sempre stato, un “eventone” senza logica che non sia quella del “purché se ne parli”, il cui preteso ecumenismo si riduce a mettere insieme la commozione per lo straziante monologo autobiografico di Rula Jebreal e l’ostentato spogliarello di Achille Lauro, ispirato (così dice lui) a Giotto e a San Francesco, l’iper-nostalgia di Albano e Romina, e il modernismo di qualche giovane rappatore.
Il Festival che Amadeus, il suo salva-audience Fiorello, e le belle donne di contorno hanno cominciato a celebrare è il settantesimo: come dire dotato di una forza e di una storia che ormai fanno parte integrante della memoria e del costume di un popolo, tipo la Notte degli Oscar o il Superbowl per gli statunitensi per capirsi. In questo X Factor – che già ha mostrato un po’ di fiato corto quest’anno – di strada dovrà ancora farne parecchia. Il guaio è che il Festivalone nostro dura un’eternità che ogni anno appare costruita più sulla pretestuosità affaristica che sull’oggettiva rilevanza di un evento. Certo, centoventimila euro per aver ospite Georgina (la fidanzata di Ronaldo) paiono scandalosi, ma questo è il mercato, bellezza. E poi si sa che da queste parti interessano e attirano più i contorni che le pietanze.
Quanto alle canzoni, boh: ognuno avrà le sue predilette com’è giusto che sia; dopo questa prima serata, mi pare che sia il solito mix di banalità di buonismo pop condite da qualche spruzzata di rap e di rock, con una bella parola come resilienza messa lì per fare i trendy. Salvo l’energia della Grandi e quella posticcia ma intenerente della Pavone; mi hanno divertito gli Eugenio In Via di Gioia (fuori al primo turno come da copione), non male neanche il brano de Le Vibrazioni, in testa alle prime votazioni.
Ascolti da record, migliori della prima puntata dello scorso anno diretta da Claudio Baglioni. La prima parte colleziona 12 milioni e 480 mila spettatori con uno share del 51,25%. L’anno 2019 aveva raggiunto il 49,5%. La media del festival di Amadeus è di 10 milioni 58 mila telespettatori con il 52.2% di share.