Sanità per tutti?

Articolo
Durante l’insediamento alla Casa Bianca Barack Obama ha ribadito l’intenzione di riformare l’attuale sistema sanitario. Il primo obiettivo è quello di dimezzare i 67 milioni di non assicurati, in gran parte appartenenti alla classe medio-bassa della popolazione.

 

Fino ad ora lo Stato provvedeva all’assistenza degli indigenti e degli anziani con i programmi medic aid e medic care. Inoltre per godere di un’assicurazione privata non si dovevano avere precedenti morbosi né servirsene per indagini di tipo preventivo. Soltanto i membri del Congresso godevano di un’assicurazione privilegiata, comprensiva anche di queste prestazioni. Secondo il nuovo piano, tutti, eccetto le piccole imprese, saranno obbligati a offrire un’assicurazione sanitaria o a contribuire al costo della copertura che dovrebbe essere pari a 2500 dollari annui per famiglia, con speciali agevolazioni per famiglie a basso reddito e bambini, mediante l’intervento degli Stati federali. L’erogazione pubblica passerebbe così dai 50 miliardi attuali a 65.

 

Sul sito www.change.gov i cittadini sono invitati ad inviare idee e proposte per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, essendo il sistema sanitario in cima alle loro preoccupazioni, terzo solo alla crisi economica e alla guerra in Iraq. Per portare a compimento questo programma il neo-eletto presidente Usa intende fare in modo che siano coperti da assicurazione interamente deducibile tutti, anche coloro che, già ammalati, possano fruire di indagini diagnostiche e di terapie in grado di bloccare il decorso delle patologie preesistenti. Secondo i suoi esperti, mediante ingenti investimenti nelle tecnologie informatiche sanitarie sarà possibile risparmiare tra 50 e 100 miliardi di dollari l’anno, aumentando contemporaneamente l’efficienza e la qualità delle cure e riducendo gli errori. Un’anagrafe sanitaria individuale, infatti, migliorerà il coordinamento delle varie cure, con eliminazione di sprechi, ripetizione di analisi, radiografie e terapie, errori di lettura e di contabilità.

 

Ma l’aspetto più ambizioso del piano Obama è quello della prevenzione delle malattie croniche (diabete, ipertensione, aterosclerosi, insufficienza respiratoria, neoplasie, aids ecc). Poiché è dimostrato che prevenire è meglio che curare anche dal punto di vista economico, le assicurazioni, d’ora in avanti dovranno farsene carico, insieme ai medici, alle strutture ospedaliere e alle agenzie di Stato preposte alla salute. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di malattie dovute all’errato stile di vita (sedentarietà, tabagismo, alcoolismo, disordini della sfera sessuale, errata alimentazione, stress psico-fisico); motivo per cui ogni Stato federale avrà il compito di aiutare i cittadini a creare le condizioni e le opportunità necessarie perché il modo di vivere non generi malattie. In campagna elettorale fu creato uno slogan significativo: Meno fastfood, più ortolani. Sarà possibile eliminare il fast- food, in una società industriale, competitiva, con ritmi di lavoro che impongono orari dei pasti totalmente diversi da quelli che il nostro organismo ha ereditato da secoli di economia agricolo- patriarcale?

 

L’impresa di una riforma della sanità così come la pensa Obama è certamente ardua, anche se i primi provvedimenti lasciano ben sperare: è di questi giorni il provvedimento che sancisce l’assicurazione obbligatoria per i bambini. Il suo principale collaboratore per questo programma è stato sfiduciato perché evasore fiscale. La nazione è giovane, piena di risorse, ma anche di contraddizioni. Forse, come tutte le società industrializzate, anche l’America dovrà modificare prima lo stile di vita economico, se vuole ridurre le numerose malattie croniche che rappresentano la peste della nostra epoca.
Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons