Sandro e Sawkat
Mi chiamo Sandro. Vivo in una piccola città e faccio la terza. Quest’anno c’è una novità nella mia classe: è arrivato un bambino nuovo. Secondo me è “nuovo” per tante ragioni: non era con noi l’anno scorso, non abitava nella nostra città e nemmeno in Italia. Viene da un paese lontano, ma così lontano che ci vogliono molte ore anche in aereo, se vuoi andare a visitarlo. Tutti prima avevamo un po’ di timore a parlargli; poi però volevano sapere quali erano i suoi giochi preferiti, i nomi dei suoi amici e della squadra di calcio preferita Sawkat rispondeva a tutti con i suoi grandi occhi neri neri un po’ impauriti e con un’unica espressione “Heò ”. “Ma dai! – ho osservato io -, non vedete che non capisce l’italiano? Parla e capisce solo il bengali per adesso”. Io gli ho buttato il braccio al collo e gli ho fatto capire che potevamo giocare a prenderci. Tutto senza una parola Dopo qualche giorno Sawkat ha disegnato un uomo, una donna e un bambino: era la sua fadi miglia. La mia compagna Elena allora ha disegnato su un foglio la sua famiglia, cagnolino compreso, perché, ha scritto, fa parte della tribù L’idea è girata in classe e tutti, prima o poi, hanno collaborato alla redazione del “libro per Sawkat”. Dopo la famiglia gli abbiamo disegnato e raccontato, con parole facili e in stampato maiuscolo, i nostri giochi, le nostre case, gli amici e anche le parole utili per muoversi in città e a scuola. Ho pensato che era proprio una buona idea: se doveva imparare a leggere, meglio che imparasse a farlo sui nostri disegni e i nostri messaggi. Anche noi abbiamo cercato di imparare il bengali, ma che pasticcio! È una lingua così difficile! Sawkat, quando sente i nostri tentativi, ride a crepapelle. Ride anche quando la maestra Ada prova a ripetere quei suoni stravaganti. Solo io, che sono il suo compagno di banco, ho qualche successo con il bengali, tanto che, proprio la maestra Ada, ieri mi ha detto sottovoce: “Sandro, se tu fossi così bravo nel calcolo!”. Io però, proprio l’altro giorno, ho fatto una scoperta straordinaria. Sawkat conosce già i numeri, ed è bravissimo in aritmetica perché esegue addizioni e sottrazioni in un lampo.Tutti sono stupiti; quando l’ho raccontato alla maestra, stentava a crederci e pensava che, sotto sotto, ci fosse un trucco. Solo io avevo capito il segreto del mio amico che viene da lontano: lui conta velocemente servendosi delle falangi, quando noi invece ci accontentiamo delle dita, così ha a disposizione 28 unità e noi solo 10. Ho deciso: io insegnerò a Sawkat l’italiano, in cambio di gare e allenamenti di calcolo veloce “in bengalese”. Forse diventerò un campione nel calcolo, la maestra Ada non crederà alle sue orecchie e dirà che è accaduto il miracolo!