San Romero de las Americas
Lunedì 24 marzo 1980, verso le ore 18,25, mentre stava celebrando la Santa Messa, appena terminata l’omelia, l’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, è colpito al cuore da un colpo di arma da fuoco. Caricato su una vettura, muore poco dopo in ospedale. Viene così messa a tacere la voce che in El Salvador, la più piccola nazione centroamericana, oppressa da una feroce dittatura militare, denuncia senza paura violenze, sequestri, omicidi, indicando responsabilità e complicità.
Si tratta di una voce scomoda per le oligarchie politiche ed economiche che si definivano cattoliche e sostenevano di lottare per la difesa della civiltà cristiana contro il comunismo. Per i poveri e gli oppressi è invece una voce amica e fedele, una difesa contro i soprusi e le prepotenze. Il giorno prima, domenica 23 marzo, in un’omelia mons. Romero aveva invitato i militari a disobbedire agli ordini che chiedevano loro di continuare nelle uccisioni e nelle violenze contro quanti reclamavano libertà e giustizia. Tale invito, espresso perentoriamente con le parole… “vi scongiuro, vi prego, vi ordino: cessi la repressione”, probabilmente fu la goccia che fece traboccare il vaso e portò a mettere in atto il piano, pronto da tempo, per assassinare l’arcivescovo. Venne ucciso dunque perché denunciava le ingiustizie e le violenze messe in atto dal potere politico, militare ed economico.
Oscar Romero è stato un uomo della tradizione, un uomo che per oltre 30 anni della sua vita sacerdotale non ha mostrato particolare interesse per i problemi politici e sociali. Ad un certo punto però, con la nomina ad arcivescovo di San Salvador e posto di fronte all’assassinio di alcuni suoi sacerdoti, rifacendosi ai documenti del Concilio, di Medellin e di Paolo VI, ha compreso in modo sempre più chiaro e preciso che era proprio dovere illuminare le realtà terrene con gli insegnamenti del Vangelo, interrogandosi sulle condizioni di vita del suo popolo e sulle violenze a cui era soggetto. Si rese conto del fatto che nei poveri, nei perseguitati, negli sfruttati, nei crocifissi vi era il volto di Cristo.
Soprattutto nei tre anni da arcivescovo, Oscar Romero ha sempre più chiaramente sentito il grido del proprio popolo, oppresso nei diritti fondamentali, e a questo popolo ha prestato la propria voce, indicandogli la strada della conversione e della nonviolenza per uscire dal dramma che stava vivendo. Si schierò così, decisamente, in difesa dei perseguitati e degli oppressi, convinto del fatto che i valori evangelici andassero incarnati e non solo affermati, che non bastasse raccogliere i moribondi e i sofferenti, ma che fosse anche necessario denunciare le situazioni di violenza strutturale e istituzionalizzata, indicare in modo preciso le responsabilità dei sequestri, dei soprusi e dei massacri. E per questo motivo la sua voce venne messa a tacere per sempre.
A 35 anni di distanza dalla sua morte, il 23 maggio 2015 Oscar Romero è stato beatificato a San Salvador alla presenza di una folla immensa e il 14 ottobre 2018 a Roma è stato canonizzato. Ora anche per la Chiesa cattolica è “San Romero de las Americas”.
Nel tempo complicato e difficile che stiamo vivendo, non dimentichiamoci di chi ha dato la vita per un mondo migliore.
Per conoscere meglio Oscar Romero invitiamo a leggere il testo di alcuni suoi interventi pubblicati nel testo edito da Città Nuova «La violenza dell’Amore (le parole di un vescovo che muore per il suo popolo)»,
Tante altre fonti e approfondimenti sul sito di Anselmo Palini, uno dei suoi autorevoli biografi,