San Giuseppe, l’uomo del sogno

Sembra che ci sia qualcosa che lega i Giuseppi biblici ai sogni. Il Giuseppe dell’Antico Testamento ha la vita costellata di sogni, suoi o di altri, che sa interpretare magistralmente. Ma anche il Giuseppe del Nuovo Testamento, il marito di Maria, non scherza in quanto a sogni. Di lui si sa poco o nulla, solamente che era carpentiere e che viveva in un piccolo villaggio in Terra d’Israele. Era fidanzato e aspettava di sposarsi con una giovinetta del suo paese, Maria. La notizia che lei gli diede, lo stese. Come se gli fosse passato addosso un carro trainato da sei buoi. Lei era incinta. Ovviamente non di lui.
Come scrive il Vangelo, nel linguaggio semitico così colorito e profondo, loro due non si erano ancora “conosciuti”. Che fece Giuseppe? Ci pensò su, trafitto da pensieri taglienti come frecce nel petto: ma come è stato possibile? Maria, proprio lei? E che storie mi racconta, di un angelo? Decise di lasciarla in segreto, per non esporla al disonore, o a guai ancora peggiori. Ma come ogni persona saggia, prima di correre da lei e dirle la sua risoluzione, che fece? Ci dormì su! Non prendere mai decisioni quando sei tormentato, lascia che la tua anima ci lavori su, gli avrebbe detto un buon psicologo, se allora ce ne fossero stati.
Giuseppe ci dormì su. E sognò. Sognò un angelo che gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Alle volte ci sono sogni che vengono così, perché hai digerito male o sei agitato. Non valgono nulla. Ma alle volte ti svegli e sai che hai fatto un sogno che porta un messaggio inequivocabile. Lo sai, e basta.
Secoli dopo, Tommaso d’Aquino scriverà nella sua Somma Teologica, Questione 95, Articolo 6, che i sogni possono essere di varia natura, ma che ce ne sono alcuni che sono «riferibili a Dio, che rivela certe cose agli uomini in sogno per mezzo degli angeli». Giuseppe credette al sogno. E sposò Maria. Fece un grande affare lui, ma anche lei, e il piccolo Gesù che nacque, che ebbe un tale padre. E fu un affare anche per tutti quelli che vennero dopo, che videro, nella famiglia di Nazareth, un modello di amore tra sposo e sposa, tra genitori e figlio. Se non avesse saputo che quel sogno era vero, la storia del mondo avrebbe preso un altro corso.
Giuseppe fece poi un altro sogno. Sognò di nuovo un angelo che lo avvertì di fuggire per proteggere il bambino da Erode, che voleva ucciderlo. Anche questa volta, Giuseppe sa che il sogno è vero. Ne riconosce la qualità. Si alza nella notte, prende con sé Maria, Gesù e asino, e parte per un viaggio lungo e faticoso, verso l’Egitto. Se Giuseppe non avesse creduto al sogno, il piccolo Gesù sarebbe stato uno degli innocenti sconosciuti, senza nome, uccisi dalla furia omicida di Erode. La storia avrebbe preso un altro corso.
Sognò di nuovo Giuseppe. Mentre ancora è in Egitto, sogna che Erode è morto e che può tornare in Terra d’Israele. Poi sogna che il nuovo re Archelao non è molto meglio del padre, per cui decide di stabilirsi a Nazareth, al nord, mettendo in sicurezza la famiglia.
I sogni di Giuseppe non sono semplici visioni oniriche, ma veri e propri strumenti di comunicazione divina. Dicono molto su Giuseppe: lui doveva essere un tipo che aveva grande famigliarità con il suo inconscio, e questo è segno di straordinaria sensibilità e di un eccezionale rapporto con sé stesso. E anche con Dio. Perché tra le tante voci, lui sa sempre riconoscere la voce dell’Altissimo. Cosa assolutamente non facile. Questo rende Giuseppe un grande. Pare impossibile, ma è più difficile riconoscere la voce di Dio, che obbedire a quello che dice. Giuseppe riuscì a fare entrambe le cose.
Il nome Giuseppe è traduzione italiana dell’ebraico Yosef, deriva dalla radice Y-S-F e significa “aggiungere”, “aumentare”. Giuseppe, riconoscendo la voce di Dio nei suoi sogni, ha aggiunto all’umanità il bambino Gesù. Poi, la sua vita chissà cosa sarà stata? Lavoro da qualche parte come carpentiere, in qualche cantiere, il tran tran a casa con Maria, la preghiera in sinagoga, insegnare il mestiere al figlio. Probabilmente, nella sua non appariscenza, avrà fatto una vita meravigliosa. Quasi tutte le vite meravigliose non sono appariscenti.
Non sappiamo nulla di Giuseppe, che fine abbia fatto. Ma in una piccola, deliziosa chiesetta dedicata a San Giuseppe, a Torino, c’è un dipinto che lo ritrae vecchio, morente, con al fianco, seduto sulla sponda del letto, Gesù, e dall’altro lato, al suo capo, Maria. C’è forse qualcosa di più dolce che andare verso il cielo, con un tal figlio e una tal moglie al fianco?
__