San Cataldo dice no all’azzardo
Le mani si alzano. Tutte. La delibera viene approvata all’unanimità. Il consiglio comunale di San Cataldo ha detto si. Si ad un regolamento “per l’apertura di sale gioco, giochi leciti e l’installazione di apparecchi da intrattenimento”. Lo ha proposto il consigliere comunale Lino Pantano. Nella cittadina nissena l’apertura delle sale gioco sarà sottoposta a regole precise. Non sarà possibile aprirle a meno di 300 metri di distanza dai luoghi sensibili (scuole, parrocchie, luoghi di ritrovo per giovani). I titolari non dovranno avere condanne penali pere reati come corruzione, peculato, usura, riciclaggio, associazione di stampo mafioso. Per coloro che rinunciano ad installare le “macchinette mangiasoldi” vi saranno degli incentivi, come la riduzione della tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Un segnale. Una piccola pietra nello stagno pur in un contesto nazionale che incentiva (anche alla luce dei provvedimenti degli ultimi anni) chi vuole aprire sale gioco e liberalizza del tutto il settore.
Corre il rischio di sembrare controcorrente, quasi un eterno sognatore, Lino Pantano. Forse un illuso in una società che invece corre in altra direzione. «Sono innamorato della mia città – spiega – ho sempre cercato di fare qualcosa qui, nella terra in cui sono nato. L’ho fatto con l’arte, con tante iniziative sociali insieme ad altri amici. Da tre anni, sono consigliere comunale, eletto in una lista civica di maggioranza».
E lo sguardo del consigliere si è diretto proprio lì, su quella piaga dimenticata. Spesso misconosciuta. «Molte volte – racconta – mi fermo per strada e guardo chi si dirige verso le sale da gioco. Vedo tante persone dentro, alle prese con le macchinette! E tutte, o quasi, lì dentro perdono dei soldi, tanti soldi! Ho avuto anche un’esperienza personale. Il figlio di una persona a me vicina lavorava in uno di questi locali: ad un certo punto, anche lui è entrato in quel tunnel infernale. Ha cominciato a giocare, a perdere soldi, a chiederli costantemente ai genitori. La sua famiglia (era sposato da pochi anni e aveva un figlio) pagava un prezzo pesante. L’esperienza di quel giovane, dopo tanto travaglio, è finita bene. Ora ha un altro lavoro e non gioca più i suoi soldi sulle slot. Ha ritrovato la sua vita e la sua famiglia».
«Ho capito che dovevo fare qualcosa. Due anni fa, con altri amici, abbiamo aderito a Slotmob, la campagna nazionale contro il gioco d’azzardo promossa da numerose associazioni, tra cui il Movimento dei Focolari. Abbiamo realizzato uno “Slotmob”, in un bar cittadino che aveva deciso di rinunciare alle slot: tutti lì, a fare colazione, insieme, da “Artecaffè”, per “premiare”, anche simbolicamente, di aveva deciso di imboccare una strada diversa. Poi ho cominciato a pensare a ciò che potevo fare da consigliere comunale. Con altri colleghi abbiamo incontrato l’avvocato Flavia Cerino, della rete nazionale SlotMob. Abbiamo invitato anche le associazioni cittadine. Abbiamo conosciuto i dati, abbiamo analizzato il problema. Alla fine, abbiamo deciso che dovevamo redigere un regolamento». I passi successivi sono quelli della redazione del regolamento che disciplini il settore e impedisca gli abusi. Ma che, soprattutto, protegga i cittadini, e le fasce più deboli, i giovani. «Ho consultato i regolamenti di altri comuni, ho studiato le leggi. La bozza che abbiamo predisposto è arrivata in consiglio. Il voto è stato unanime!». Su alcuni argomenti, la politica non si divide. Lino Pantano, ora, guarda al futuro. Non è solo una delibera, per noi è stata una presa di coscienza condivisa. Uno sguardo di attenzione sulla nostra città. Il sindaco, Giampiero Modaffari, ha assicurato che il regolamento sarà applicato con impegno.
Tema controverso, quello delle slot machine. E, ovviamente, non tutti la pensano allo stesso modo. «Questa delibera viola le regole, la legge del libero commercio – è l’opinione di Michele Giarratano, referente di Confimpresa a Caltanissetta –. È una delibera dittatoriale, senza alcun senso, che, per di più, discrimina i cittadini. Come può, un sindaco, decidere di diminuire le tasse a chi non ha le slot machine e non agli altri? Le sale giochi sono legali e concedendo delle agevolazioni solo per alcuni si commette un’irregolarità». Giarratano precisa di non volere affatto l’incremento del gioco d’azzardo. «La ludopatia è un problema – spiega – e bisogna fare di tutto per combatterla. Ma la soluzione contro l’alcoolismo non è chiudere i pub, così come non pensiamo di combattere gli eccessi del fumo penalizzando i tabaccai. Gli eccessi si combattono in altro modo, non tramite un regolamento palesemente illegale».
Sulle scelte, dunque, le opinioni restano diverse. E anche i social sono lo specchio di una situazione diversificata. Qualcuno affida il suo pensiero a Facebook. «Vorrei complimentarmi con l’amministrazione – scrive Gaetano Vecchio – per i tanto attesi provvedimenti sul gioco d’azzardo, ed in particolare con il consigliere Lino Pantano. Non lo conosco, ma molto presto gli stringerò la mano. Peccato che qualcuno definisca dittatoriale tutto ciò; questo vuol dire che non conosce in profondità il problema. Vorrei incitare tutte le forze politiche a continuare con queste “regole dittatoriali” che fanno tanto bene alla popolazione locale».
«È normale che ci siano pensieri diversi, tutti legittimi – commenta Lino Pantano-. Ma in un’amministrazione bisogna fare delle scelte. Il consiglio ha scelto di difendere le persone più deboli e più fragili. Il sindaco ha non solo la potestà, ma anche il dovere di difendere i suoi cittadini e tutelare la loro salute dei cittadini. Alla base di questo regolamento ci sono delle scelte etiche, che abbiamo rese note a tutti. Non c’è nessuna volontà di penalizzare nessuno, o di andare contro qualcuno. Chi ha le slot all’interno della propria attività ne ha un guadagno. Legittimo. Chi fa la scelta di “non guadagnare” per tutelare la salute dei cittadini, può avere una premialità. Si tratta di una premialità piccola, che non potrà mai essere una contropartita del mancato guadagno. Riteniamo che questa non sia affatto un’ingiustizia. Noi abbiamo voluto dare un segnale, senza penalizzare nessuno, semplicemente guardando al bene della nostra comunità. Sento le opinioni diverse, ma sento anche tanta condivisione. Alcune persone mi fermano e mi ringraziano. Mi dicono con chiarezza che un segnale simile era necessario. Non sarà la soluzione per tutto, ma era un passo importante. Anche se, purtroppo, le scelte dei governi nazionali, vanno in direzione contraria, vanno verso la liberalizzazione».