Salviamo il museo del cappello Borsalino

Bisogna arrivare a cinquantamila firme entro il 30 novembre per mantenere un patrimonio di inestimabile valore. Nelle sue sale sono esposti i modelli prodotti a partire dal 1857 fino a oggi, più di duemila cappelli di tutte le forme e colori
borsalino museo

Nel lontano 1957 ad Alessandria nasceva la fabbrica del cappello Borsalino. Un copricapo elegante, di feltro, incavato nella sua lunghezza a larghe falde, nato alla fine dell’Ottocento come accessorio di moda femminile, nella metà del 1900 diventa il simbolo della classe agiata e il cappello più amato dagli uomini.

Diventa famoso grazie a personaggi celebri del cinema: con Al Capone è il cappello dei boss mafiosi, Federico Fellini e Roberto Benigni lo indossano in molti dei loro film, Harrison Ford non può farne a meno in Indiana Jones, Humphrey Bogart in Casablanca. È l’accessorio immancabile nei video musicali di Michael Jackson, tutte le star più famose lo hanno esibito trasformando un semplice cappello in una vera e propria icona di stile.

Della vecchia fabbrica Borsalino oggi rimangono solo due parti: una è diventata nel tempo sede universitaria, l’altra è divenuta un museo, riaperto al pubblico nel 2006, che oggi per mancanza di fondi rischia di chiudere. I cittadini di Alessandria, ricevuta la notizia, hanno deciso di ribellarsi a questa decisione, in quanto lo storico museo è un patrimonio di inestimabile valore, esempio del Made in Italy, del lavoro serio, dell’artigianato che resiste, della qualità dei prodotti lavorati a mano.

Le mode cambiano, se prima senza Borsalino non si usciva di casa, oggi non è più così, ma la fabbrica alessandrina continua il suo serio lavoro, dando ancora vita a creazioni di qualità, apprezzate dalla clientela internazionale. Nelle sue sale, sono esposti i modelli prodotti a partire dal 1857 fino ai giorni d’oggi, più di duemila cappelli di tutte le forme e colori, indossati non solo da stelle del cinema, ma anche da reali, diplomatici e politici di tutto il mondo, simbolo dello stile e dell’eleganza italiana.

Un pezzo di storia che non può essere cancellato perché parte del nostro patrimonio; così entro il 30 novembre servono 50 mila firme che consentirebbero di ricevere fondi da Fai (Fondo Ambientale Italiano) e Intesa Sanpaolo. Per votare basta collegarsi al link http://iluoghidelcuore.it/luoghi/81834.

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