Salviamo Biancaneve!
Ci eravamo lasciati con le squalifiche per doping, le medaglie restituite, i reclami di facciata. Ed col sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che riceveva dalle mani del collega di Salt Lake City la bandiera olimpica. Giusto tre anni fa, con quel passaggio di testimone, si concludevano, nella terra dei mormoni, i Giochi Olimpici Invernali più blindati, sponsorizzati e dopati della storia. Quella fiaccola olimpica, che scotta più che mai, è ora in mano al sindaco della città dell’automobile in crisi. Torino 2006: che Olimpiadi saranno? La continuità sarà garantita dal medesimo spirito olimpico – spiega convinto il sindaco -, dalla stessa partecipazione e passione. La grande visibilità internazionale induce a valorizzare potenzialità e risorse: Torino, in questo senso, non punterà solo sulle risorse paesaggistiche ed enogastronomiche, ma soprattutto sul suo ricchissimo patrimonio storico, architettonico e culturale. Sembrano passati decenni dal giorno in cui l’Avvocato Agnelli esultava, con giustificato orgoglio, per l’assegnazione, alla sua Sestriere ed alla sua Torino della Fiat, del più prestigioso evento sportivo invernale mondiale, a coronamento di un binomio di passioni, lavoro e sport, che lo aveva sempre contraddistinto. Oggi la città vive una trasformazione radicale: gli emigranti dal sud non scendono più a frotte dal treno a Porta Nuova con le valigie di cartone; la città si è convertita al terziario, con nuove velleità rivolte al turistico. Grazie ai milioni a cinque cerchi Torino è in pieno restauro: parcheggi sotterranei a Piazza San Carlo e Piazza Vittorio, primo tratto della metro entro fine anno. Piazza Castello, consacrata alle significative cerimonie di premiazione, è già stata ribattezzata Medal Plaza. Sì – conferma Chiamparino -, i Giochi non hanno solo fruttato 12 mila posti di lavoro, ma hanno accelerato significativi processi di trasformazione urbana. Si stanno rivelando un catalizzatore di investimenti ed una vetrina di promozione internazionale. E quando si spegneranno le luci dei riflettori, erediteremo importanti spazi da dedicare al settore fieristico congressuale, a quello artistico e culturale, alla ricettività turistica, alla ricerca ed alle residenze universitarie. Il comitato organizzatore ha sperimentato in questi anni il peso dell’avventura olimpica: davvero un’avventura perché ospitare i giochi è tutto fuorché … un gioco. È un business da centinaia di milioni di euro dove la parziale, finora, mancanza di sponsor rischia di asfissiare i cinque cerchi. A meno che non ci si turi il naso e si accettino senza farsi troppi scrupoli i soldi di Finmeccanica e dell’Istituto San Paolo, aziende disposte a finanziamenti, ma accusate di essere coinvolte nella produzione di armamenti. Significherebbe sciogliere, ignobilmente… Biancaneve: non si chiama così solo la candida fanciulla delle favole, ma così era anche stata battezzata la carta etica sottoscritta dagli organizzatori con il no-profit per realizzare Olimpiadi pulite. Aspetto che non riguarda solo i finanziamenti, ma delicate questioni di impatto ambientale: non è la prima volta che i luoghi che hanno ospitato i Giochi Invernali hanno visto l’indebitamento della comunità locale e impianti in disfacimento, nel giro di pochi anni. Organizzare un evento come le Olimpiadi Invernali – ammette il primo cittadino – richiede una quantità inimmaginabile di interventi ed un notevole impegno finanziario, non facile da coprire. Ma i lavori procedono, nei tempi stabiliti. Lo testimonia il rinnovato Palavela che è stato battezzato con successo, in queste settimane, dagli europei di short – track e di pattinaggio di figura. Il tutto esaurito di questi eventi sportivi di verifica fa sperare che anche il pubblico, con una affluenza massiccia, contribuisca a coprire le spese delle Olimpiadi, nonostante i prezzi impegnativi. A complicare le cose ci si è poi messa la politica: Ci hanno rubato i Giochi hanno mugugnato i boss del comitato, quasi tutti ex-dirigenti Fiat ora silurati, e Valentino Castellani, ex- sindaco di Torino, presidente del comitato, affiancato, per imposizione di Roma, da Mario Pescante, uomo di fiducia del Governo. Un evento così di rilievo, nell’anno delle elezioni politiche, non poteva passare inosservato agli schieramenti politici, con una regione in mano al centro destra ed una città ed una provincia in mano all’opposizione. Viene da chiedersi dove sia andato a finire lo spirito olimpico. Eppure a Torino il primo cittadino rilancia, con coraggio. E propone, convinto, la tregua olimpica ai governanti della terra: Sono consapevole che la tregua olimpica abbia soprattutto un valore simbolico e non sia risolutiva delle situazioni di conflitto oggi presenti nel mondo. Ma è un segnale di speranza che vogliamo dare: i Giochi saranno un’occasione importante per aggiungere un tassello al percorso di pace, un’esperienza unica di convivenza in un clima di lealtà e di rispetto reciproco, a conferma che le differenze sono superabili e che è possibile una convivenza pacifica tra i popoli. E sono sicuro – conclude – che questo spirito non si fermerà agli sportivi, ma contagerà e farà riflettere tutti quelli che si faranno coinvolgere dall’avventura olimpica. A patto che anche gli atleti non cedano ai miraggi della chimica e sappiano conquistare il palcoscenico e testimoniare i valori dello sport con imprese avvincenti e pulite.