«Salvare una vita è un’emozione immensa»
«Abbiamo ritrovato un gatto vivo. È impressionante! È proprio vero che i gatti hanno nove vite». Sedici giorni dopo il terremoto del 24 agosto, i vigili del fuoco, che ancora scavano tra le macerie ad Amatrice, hanno ritrovato un micione bianco e nero, Pietro, ancora vivo, ma in gravi condizioni di salute, tra l’incredulità dei soccorritori e i gridolini di gioia dei proprietari. Una settimana fa, venerdì 2 settembre, era toccato a un cane, salutato con entusiasmo da chi lo aveva estratto ancora vivo dalle macerie. Uomini abituati alla fatica spossante e a convivere con le tragedie più terribili, si emozionano davanti a un guaito o a una massa informe di pelo che miagola. Perché nell’orrore della distruzione sono riusciti a salvare una vita, anche se solo animale. Del lavoro dei vigili del fuoco tra le macerie dei comuni del Centro Italia devastati dal terremoto, ci parla l’ingegner Ugo Capitelli, responsabile dell’Ufficio formazione e didattica presso la Direzione regionale della Campania, che ad Amatrice cura i rapporti con gli operatori dei mass media. Caschetto calcato sulla testa e divisa indosso, ci ha accompagnato nel perimetro della zona rossa del comune distrutto spiegandoci i prossimi passi in programma.
Ingegner Capitelli, ho visto l’entusiasmo di persone che hanno salvato un animale e mi rendo conto che un gatto, un cane, per qualcuno che ha perso tutto, possono significa tanto. Cosa vuol dire per un soccorritore salvare una vita, umana o animale che sia?
«È una gioia immensa e un’emozione profonda alla quale non si sottrae neanche il professionista. È chiaro poi che il soccorritore professionista deve superare l’impatto emotivo di questa grande gioia, perché deve continuare a svolgere il proprio lavoro e a cercare di salvare altre vite. Nelle primissime ore, nei primissimi momenti successivi a uno scenario di questo tipo, non si ha certezza di quante persone si debbano cercare, di quante se ne possano trovare in vita e quindi è una rincorsa spasmodica alla ricerca del superstite, del sopravvissuto, e non c’è tempo neanche per vivere ed elaborare questa grande emozione, perché bisogna guardare avanti per salvare altre vite».
Dopo tanti giorni si continuano a estrarre vivi animali. Com’è possibile?
«Evidentemente avranno avuto condizioni molto favorevoli per la sopravvivenza. Le macerie avranno creato una sacca d’aria all’interno della quale era possibile sopravvivere e non hanno riportato traumi particolari, grazie anche alla costituzione, che avrà consentito loro di sopravvivere tanti giorni verosimilmente senza cibo».
Come si sta intervenendo ad Amatrice?
«Sulla strada principale si sta cercando di sgombrare le macerie per consentire il passaggio di automezzi pesanti, chiaramente però l’operazione di sgombero deve anche essere coniugata con un’operazione di messa in sicurezza degli edifici che sono ancora in piedi, quindi bisogna garantire le condizioni di percorribilità in sicurezza al personale dei vigili del fuoco che sta operando in questo momento. Un altro tipo di intervento è quello del recupero di beni e di oggetti dalle abitazioni private, ma si sta anche procedendo al recupero di beni culturali dal museo civico, in collaborazione con il Ministero dei beni culturali».
Quante sono le squadre al lavoro?
«Le squadre in attività sono tantissime. Ci sono più di un migliaio di persone perché c’è il contributo delle colonne mobili regionali che provengono da tutte le regioni d’Italia, da tutto il territorio nazionale, e sono impegnati ad Amatrice, nelle frazioni e negli altri paesi colpiti dal terremoto».
Avete uomini e mezzi in numero sufficiente?
«Ci siamo mobilitati in forze, è chiaro che ci saranno gli opportuni ricambi di personale, ma il contingente preposto ad operare su queste zone è stato strutturato e calibrato ad operare con la massima efficienza ed efficacia».
Quali saranno i prossimi interventi?
«I nostri interventi sono strettamente correlati alle misure di primo soccorso e di messa in sicurezza. Quindi è chiaro che eventuali demolizioni o puntellamenti sono sempre finalizzati a garantire la sicurezza delle vie di accesso per i soccorritori e la sicurezza dell’opera del soccorritore. Poi ci sono discorsi più a medio periodo e questi vanno valutati in una prospettiva più generale e organica con le altre istituzioni che concorrono a queste previsioni».
Lei ha operato anche a L’Aquila, dove la ricostruzione è ancora a metà, anche per la complessità di operare nelle viuzze del centro storico. Quanto tempo crede che ci possa volere, qui ad Amatrice, dove si parla di demolire e ricostruire?
«Non è facile fare questo tipo di previsioni, bisognerà vedere quali sono le scelte che si faranno. Se si compirà la scelta di ricostruire, è chiaro che si agirà con la massima velocità, però noi non siamo preposti a questo tipo di lavoro. Noi non siamo impegnati nella ricostruzione, quindi non sono scelte né interventi che ricadrebbero nelle nostre competenze».
Un primo bilancio sul lavoro eseguito dai vigili del fuoco?
«I vigili del fuoco come al solito profondono il massimo delle proprie risorse e delle proprie energie anche emotive in situazioni come queste che, specialmente nelle prime ore e nei primi giorni, hanno un impatto emotivo molto forte. E l’impegno è stato massimo e i risultati in termini di soccorso tecnico urgente alla popolazione credo che siano stati ottimi».