Salute e migranti

Dei 3633 casi di malaria in Italia fra il 2011 e il 2015, solo 7 sono stati autoctoni, gli altri pazienti si sono infettati in un Paese dove la malattia è diffusa

Ha fatto discutere la vicenda della piccola paziente di Trento, morta per complicanze di malaria, senza alcun contatto con un Paese endemico. Mentre il Ministero della Salute ricorda di attendere l’esito di indagini complesse, alcuni giornali hanno trattato l’ipotetico “contagio” in modo superficiale e strumentale, impostando una campagna dai toni allarmistici o gravemente xenofobi. Affrontare il tema della tutela della salute internazionale significa anzitutto considerare il quotidiano movimento di centinaia di migliaia di turisti e lavoratori, per non parlare delle decine di milioni di tonnellate di merci nel mercato globale. Dei 3633 casi di malaria in Italia fra il 2011 e il 2015, solo 7 sono stati autoctoni, gli altri pazienti si sono infettati in un Paese dove la malattia è diffusa. La malaria in questi casi viene trasmessa da zanzare liberate da bagagli, container o indumenti dei viaggiatori, che sopravvivono assai più facilmente alle poche ore di un volo aereo che alle drammatiche odissee a cui sono sottoposti i migranti. Troppo poche le voci, autorevoli e pacate, che ricordano che a impedire le infezioni non sono le crociate razziste, ma il rispetto delle norme di profilassi, di igiene ospedaliera e, se disponibili, i vaccini.

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